A Milano si assiste a una gara che non risparmia clamorosi capovolgimenti di fronte né colpi bassi. La posta in palio è il Trofeo borghesia 2011. Chi, tra gli sfidanti, ha le carte in regola per aggiudicarsi l’ambito premio? La «moderata» Letizia Moratti o il «progressista» Giuliano Pisapia?
Vittorio Sgarbi non ha dubbi: Dietro la Moratti c’è Berlusconi, ossia «un borghese che ha tentato una sortita» nel mondo della politica per cambiarne le anchilosate e paludate procedure. Egli sta quindi con «Suor Letizia», nonostante gli screzi del recente passato. Pure Cesare Romiti, l’ex arcigno Presidente della Fiat, non ha dubbi: «Con Pisapia la borghesia si è finalmente svegliata». Massimo Moratti la pensa allo stesso modo: «Pisapia incarna i valori e le tradizioni della borghesia milanese».
Come spesso gli capita, Piero Ostellino si produce in un commento che testimonia la sua superiorità intellettuale nei confronti di molti suoi colleghi (soprattutto di area «progressista»). Le ideologie, scrive, stanno a zero: con la Moratti e con Pisapia «si scontrano gli interessi organizzati delle due borghesie milanesi» (Corriere della Sera, 26 Maggio 2011).
Per capire quanto potenti siano questi interessi, basta semplicemente ricordare il ruolo centrale che Milano ha sempre giocato nel capitalismo del Paese e, dunque, nella sua architettura politica. Scontro di valori, certo, ma economici, in primis.
Massimo Bordin, l’ex direttore di Radio Radicale e conduttore della seguitissima rassegna stampa della radio, ha chiosato la lettura dell’articolo di Ostellino nei seguenti termini: «praticamente un’analisi marxista». No, è sufficiente “un minimo sindacale” di profondità analitica e di lontananza dalle opposte tifoserie. Tutto qui.