LA PARTICELLA DI DIO E L’ORGASMO COSMICO DEGLI SCIENTISTI

Il «più puro e bieco idealismo e fideismo» (Lenin) oggi non si trovano negli epigoni del vescovo Berkeley, ma nei «super-materialisti» che riducono ogni cosa: dal corpo newtoniano al più “puro” dei sentimenti; dalla forza gravitazionale interstellare al più sofisticato dei ragionamenti filosofici, a mero processo neuronale  e biochimico, e che nutrono la «fondata speranza» di poter dimostrare quanto prima, in diretta televisiva mondiale, l’inesistenza o l’esistenza di Dio in laboratorio, tra colture geniche, acceleratori di particelle e laser a cascata quantica (Sebastiano Isaia, Il mondo come prassi sociale umana, 2008).

Come antidoto al trionfalismo scientista che oggi dilaga e straripa dai tutti i massmedia del mondo (non è di tutti i giorni mettere le mani nientemeno che sulla barba bosonica di Dio!), pubblico qualche pagina di un mio modesto lavoro del 2009: Illibero Arbitrio. Ovvero la radicalità del Male. Mi scuso per l’economia di pensiero, e mi impegno a ritornare in termini più puntuali sulla conferma definitiva (?) della «particella di Dio», che pare abbia generato un orgasmo cosmico alla nota Margherita. E ho detto tutto! Intanto Zichichi, roso dall’invidia del bosone, dichiara di essere alla ricerca del Super Higgs. Insomma, l’avventura continua, e forse il buon Dio può andare in ferie con una certa serenità.

La scintillante bellezza della Scienza che tanto tormentò Dostoevskij.

Proprio oggi apprendo da un notiziario televisivo che due scienziati americani hanno realizzato un potentissimo scanner capace di mostrare i pensieri. «Quello che fino a ieri si riteneva essere l’ultimo rifugio segreto dei nostri pensieri, dei nostri sogni è alla fine crollato»: questo è il solo laconico commento che l’annunciatrice ha saputo fare. Naturalmente il problema vero non sta tanto nell’invenzione del potentissimo scanner, ma nell’impotenza della gente espressa da quell’annunciatrice, la cui rassegnazione assomiglia a quella di tutti noi di fonte al sorgere e al tramontare del sole: cosa possiamo farci? Si dirà che sono dettagli, che continuo a perdermi in quisquilie; ma come disse una volta Adorno, «prolungate, le linee conducono all’intreccio sociale», e «l’intreccio sociale» diventa sempre più ostile all’uomo, o meglio, a ciò che ne residua. E da ultimo, pare che le neuroscienze siano ad un passo dal mettere le mani sulla base biologica del libero arbitrio, con buona pace di quel fesso di Kant e della millenaria speculazione filosofica che si è affaticata e intristita inutilmente intorno a quel concetto, il quale, garantiscono i nostri neuroscienziati, ha una natura tutt’altro che metafisica e problematica. Non bisogna dunque stupirsi se un individuo sensibile come Dostoevskij sostenesse già nel 1864 la fuga dal palazzo di cristallo del progresso, e la discesa nel sottosuolo dell’irrazionalismo come ultima trincea contro la falsa razionalità – falsa dal punto di vista dell’uomo umano – del mondo civile (1). C’è più verità in questa impossibile fuga dalla società disumana, rivendicata contro i «sapienti amanti del genere umano», che in tutti i discorsi intorno agli «aspetti positivi» del progresso reso possibile dalle conoscenze scientifiche.

La natura totalitaria del sociale in questa epoca storica si coglie, ad esempio, nel tentativo praticato dalla scienza di ricondurre ogni manifestazione della vita umana alla sua base organica, al suo sostrato biologico, in modo da trovare un rimedio farmacologico praticamente per tutte le «problematiche» esistenziali. La mitica pillola della felicità pare sia dietro l’angolo, bisogna solo aver pazienza, e nel frattempo sopravvivere alla meno peggio. Pure di prossima produzione sembra essere la pillola che cancella i cattivi ricordi, sviluppata in ambito militare dai soliti americani, preoccupati dai contraccolpi emotivi che le loro guerre «umanitarie» hanno sul morale degli ex soldati. La chimica ci salverà! Ovvero: chi ci salverà dalla chimica?

Contro il determinismo della scienza, la quale insegna «che prima di tutto nel mondo dominano le leggi della natura», e che seguendo ciecamente e ossessivamente questo dogma crede di poter carpire tutti i segreti della vita umana «secondo queste leggi, matematicamente, come per mezzo delle tavole dei logaritmi», Dostoevskij proclamò il libero arbitrio degli individui, «il nostro proprio volere, libero e autonomo, i nostri propri capricci, per quanto folli essi possano essere, la nostra propria fantasia, eccitata qualche volta fino alla frenesia – ecco (ciò) … che non cade sotto alcuna classificazione e che manda al diavolo tutti i sistemi e tutte le teorie». Egli non comprese che il libero arbitrio non è di questo mondo, ma dell’altro, quello che può venir costruito in futuro, insomma del mondo umano. Il Palazzo di cristallo non va per così dire evaso – impresa appunto impossibile, anche per il singolo individuo –, ma mandato senz’altro in frantumi; esso va relegato nell’archeologia preumana, per venir sostituito dalla casa dell’uomo in quanto uomo, dalla comunità umana che ha imparato a nutrire amore non per le leggi della natura, ma per la natura, non per le «leggi di sviluppo» che regolano la vita degli individui, ma per gli «individui in carne ed ossa», non per la conoscenza del mondo, ma per il mondo in quanto tale, proprio secondo gli auspici dell’uomo ridicolo magistralmente schizzato dallo scrittore russo nel 1877 (2). Leggendo Il Sogno di un uomo ridicolo, con il quale Dostoevskij tocca insieme le massime punte di nichilismo e di utopia, vien voglia di esclamare, mutuando un altro famoso titolo, miseria della scienza!

La Superimposizione Cosmica: divino orgasmo!

Alcuni esponenti più radicali della tendenza antiumana sognano di poter ricreare in laboratorio le condizioni della Creazione, in modo da poter dare scacco matto una volta per sempre a Dio, il quale evidentemente turba i loro razionalissimi sogni. D’altra parte, la «teoria inflazionaria» del fisico e cosmologo americano Alan Guth sembrerebbe in grado di dirci tra poco cosa accadde nel «primo miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo» dopo il «momento zero» (o Big Bang che dir si voglia). Inutile dire che tutte le più accreditate teorie cosmologiche non “riflettono” un ben nulla, ma si limitano a postulare, a prevedere, a ipotizzare, allo scopo di lanciare ponti conoscitivi sopra il maledetto ignoto ed estendere il dominio teorico e pratico della società sulla natura. Fini euristici e fini economici tendono sempre più a coincidere, a fondersi. Ma i super materialisti sono l’altra faccia della medaglia di una società che produce a ritmi industriali ogni sorta di religione più o meno «alternativa», perché il «disagio sociale» nelle metropoli del capitalismo mondiale è tanto, e il bisogno di misticismo, chiamato a lenire le sofferenze e a dare un senso al caos generale, non smette di crescere. Il Cristo del Code da Vinci piuttosto che il Buddha americanizzato; «il flusso cosmico» piuttosto che i cristalli, o l’accozzaglia di “concetti” ritagliati qua e là e appiccicati sul librone di Scientology: il mercato dello Spirito è vasto, e promette di soddisfare tutte le esigenze: generazionali, professionali, sessuali, razziali, ecc. Ce n’è per tutti e per tutte le tasche, checché ne dica il povero Pastore Tedesco assiso al Sacro Soglio Romano, scandalizzato da cotanta babele mistica, da questo sacrilego mercato della fede, perché solo una religione è scientificamente corretta: quella Cattolica, naturalmente.

(1) «Per quanto è a mia cognizione, o signori, voi avete formato il vostro registro degli interessi umani con una cifra media presa dalle statistiche e dalle formule scientifico-economiche. Eccoli i vostri interessi: prosperità, ricchezza, libertà, riposo e così via e così via, di modo che l’uomo, il quale, per esempio, manifestamente e coscientemente si ribellasse contro il vostro registro, sarebbe secondo voi un oscurantista o addirittura un pazzo» (F. M. Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, in Racconti e romanzi brevi, III, p. 96, Sansoni, 1962).

(2) Ecco qualche passo dell’utopia onirica raccontata dal «progressista russo contemporaneo e abietto pietroburghese» ai ferri corti con l’irrazionalità della scienza razionale (borghese): «I figli del sole, del loro sole … mi indicavano i loro alberi, ma io non potevo comprendere l’intensità dell’amore con cui essi li guardavano: sembrava che parlassero di esseri simili a loro … Così consideravano anche tutta la natura, anche gli animali che con loro pacificamente vivevano, senza aggredirli, e li amavano, vinti dal loro stesso amore … Non possedevano la nostra scienza (e) non aspiravano alla conoscenza della vita come aspiriamo a conoscerla noi, perché la loro vita era già piena. Ma il loro sapere era più profondo e più alto di quello della nostra scienza; giacché la nostra scienza cerca di spiegare che cosa sia la vita, per insegnare agli altri a vivere; quelli invece anche senza scienza sapevano come dovessero vivere» (F. M. Dostoevskij, Il sogno di un uomo ridicolo, in Racconti e romanzi brevi, III, p. 718, Sansoni, 1962).

3 pensieri su “LA PARTICELLA DI DIO E L’ORGASMO COSMICO DEGLI SCIENTISTI

  1. Caro Sebastiano, eppure è così difficile discutere con tutti su quanto anche la nostra cultura borghese rientri nel novero di tutte le altre culture, relative in quanto tali…
    Cultura borghese e tutte le sue materializzazioni, in primis lo scientismo.
    Saluti, Valeria.

  2. Pingback: NEUROSCIENZE E LIBERO ARBITRIO | Sebastiano Isaia

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