SUDAFRICA. IL COLORE DEL PROFITTO

La fine dell’odioso regime di apartheid non ha significato il superamento della vecchia struttura economico-sociale del Sudafrica. E così, nel Paese forse più capitalisticamente sviluppato del continente africano i super sfruttati lavoratori delle miniere, dalla pelle rigorosamente nera, continuano a crepare sull’altare del Moloch-Profitto. Dall’apartheid alla democrazia multirazziale: la continuazione del dominio sociale capitalistico con altri mezzi. Ma con le stesse pallottole!

«La polizia di un paese che pensavamo democratico, con i liberatori dell’African National Congress al governo e mentre Nelson Mandela è ancora vivo, uccide operai in lotta. Un paese del quale abbiamo preferito dimenticarci, convinti che l’immane obiettivo della distruzione del sistema razzista dell’apartheid fosse sufficiente a garantire la costruzione di una società diversa e più eguale». Così piagnucolava Il Manifesto (17 agosto) a strage di operai ancora fresca. Come se la forma democratica del regime sociale capitalistico non contemplasse l’uso della più brutale violenza per difendere gli interessi della classe dominante! Come se la fine dell’apartheid su base razziale potesse significare la fine della natura di classe della società sudafricana. Ma questo i feticisti della democrazia e gli apologeti del capitalismo dal volto umano (magari nero, certamente «diverso e più uguale») non lo capiranno mai.

Ora c’è da sperare che la rabbia dei minatori e dei lavoratori sudafricani non prenda la disastrosa strada della lotta razziale, perché il problema non è il colore del padrone, né la sua nazionalità, ma la natura sociale dell’economia che domina su tutto il pianeta. La “vecchia” lotta di classe è la sola risposta giusta alla violenza sistemica della Società-Mondo del XXI secolo. Ovunque. Anche in Siria. Anche a Taranto.

3 pensieri su “SUDAFRICA. IL COLORE DEL PROFITTO

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  2. Da Facebook, 7 novembre 2014

    A QUALCUNO PIACE BRICS

    Nei miei ultimi post dedicati alla Russia di Putin e al Celeste Imperialismo di Xi Jinping ho scritto che anche in Italia ci sono i sostenitori, in chiave rigorosamente “antimperialista”, di un grande polo imperialista alternativo a quello egemonizzato dagli Stati Uniti. Un mio amico, evidentemente non avvezzo a compulsare il Web, mi ha detto che la mia tesi è quantomeno bizzarra: «Non credo che possano esistere su questo pianeta mentecatti di tal fatta».

    Detto che l’antipatico epiteto è suo, non mio, faccio presente al mio amico dubbioso e agli altri amici quanto segue:

    «Il compagno Blade Nzimande, Segretario generale del Partito comunista sudafricano (SACP), si è incontrato nei giorni scorsi con Fausto Sorini (segreteria nazionale PdCI) e Francesco Maringiò (direzione nazionale), rispettivamente responsabile e vice-responsabile esteri del partito. Nell’incontro, che si è svolto in una atmosfera di grande e consolidata amicizia e solidarietà militante, sono stati affrontati una serie di temi relativi alla situazione interna dei due Paesi, alla politica dei rispettivi Partiti, al ruolo del Sudafrica e dei BRICS nell’attuale contesto internazionale, come elemento fondamentale di contrappeso all’imperialismo e alla sua politica di guerra».

    «Il segretario del SACP ha sottolineato il ruolo strategico della Nuova banca mondiale per lo sviluppo promossa recentemente dai BRICS, su proposta sudafricana, quale embrione di una politica economica e finanziaria su scala globale, alternativa a quella delle grandi potenze imperialiste. Nel corso dell’incontro sono state consolidate e approfondite le iniziative e le ulteriori possibilità di cooperazione in ogni campo tra i due Partiti e Paesi».

    «Questo incontro si inserisce in una serie di iniziative coordinate e continuative che il PdCI sta promuovendo in particolare coi Partiti comunisti dei BRICS (con cui esistono da tempo rapporti consolidati); e che ha visto la settimana scorsa un importante incontro-seminario col responsabile del Partito comunista cinese dell’Accademia delle Scienze di Pechino ed una delegazione di studiosi, e nel mese di settembre incontri al massimo livello a Mosca con esponenti del PC della Federazione Russa e di altre forze antimperialiste».

    «Consideriamo di importanza strategica i rapporti coi principali partiti comunisti dell’Europa e del mondo: in particolare con quelli dell’area BRICS, architrave di un nuovo equilibrio mondiale volto a sconfiggere le politiche di guerra e i settori più oltranzisti dell’imperialismo» (http://www.marx21.it/).

    A qualcuno l’imperialismo piace Brics? Bene! Chi sono io per discutere i gusti geopolitici degli altri?

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