Caro Beppe ti scrivo… Esilarante lettere di Marco Ferrando, portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori, a Beppe Grillo. Perché esilarante? Perché il simpatico comunista rivoluzionario, secondo la sua stessa definizione, rimprovera al comico-politico genovese nientemeno che di non essere un anticapitalista coerente. Non fa ridere la cosa? Ferrando sfida a un pubblico contraddittorio il famoso monologhista per rinfacciargli la natura liberale, e non socialista (sic!), della sua “rivoluzione”, la quale peraltro sarebbe «già cominciata», almeno secondo il Beppe nazionale.
A proposito: in tutti i manifesti elettorali affissi dalle mie parti si dice che «La rivoluzione è già cominciata»: qualcuno poteva avvertirmi! Chiudo la parente, come diceva il re dei comici, e torno da Ferrando.
Invece della Rivoluzione Sociale quel cattivone di Grillo sostiene dunque un programma schiettamente reazionario che, fra l’altro, prevede la privatizzazione delle ferrovie (e magari della RAI, l’industria “culturale” di regime) e, horribile dictu, l’abolizione del valore legale del titolo di studio: e che sarà mai! Insomma, viene rinfacciato al monologhista che minaccia una strage elettorale un minimo sindacale liberista che può apparire radicato in un’ideologia «liberista-selvaggia» solo nel seno di un Paese ammalato di statalismo cronico. Uno statalismo, per giunta, quanto mai parassitario, a tutti i livelli della struttura sociale, e non solo nelle sue sfere politico-istituzionali.
Perché, vorrebbe chiedere il Comunista a Grillo, da un lato inveisci contro la partitocrazia ladra e corrotta, e dell’altro «difendi i ricchi evasori di Cortina»? A questo punto faccio io una domanda, a Ferrando: i comunisti devono dunque sostenere la lotta del Leviatano contro l’evasione fiscale? Avendo leggiucchiato, a tempo perso, l’ubriacone di Treviri la cosa mi suona un po’ strana. Ma il Nostro amico è il portavoce di un partito che «si conquista quotidianamente la stima dei lavoratori più combattivi», e quindi c’è da fidarsi! Beninteso, personalmente non mi fido, ma gli altri, soprattutto se lavoratori e combattivi, si regolino come meglio credono.
Quello che mi fa più ridere, nella lettera in questione, è che l’autore pensa davvero che Grillo stia ingannando una moltitudine, fatta soprattutto di giovani, che in buona fede crede di vedere in lui il Messia della Rivoluzione Sociale, mentre «la tua “rivoluzione” si arresta di fronte ai diritti di proprietà delle grandi imprese e delle banche»: mi basta sfidarti in un pubblico confronto per svelare il tuo inganno! Ah, ah, ah! Che ridere! Come se la base grillina fosse politicamente un passo avanti rispetto al fritto misto (un po’ di ecologismo, un po’ di liberismo, un po’ di keynesismo, un po’ di leghismo, un po’ di benecomunismo: insomma, un po’ di tutto, a coprire l’intero spettro elettorale) che il bravo monologhista cucina nei suoi comizi-show. A proposito di «diritti di proprietà»: è un’allusione alla nazionalizzazione delle «grandi imprese e delle banche»? È questo il «programma coerentemente anticapitalista» di cui parla Ferrando? Parlavo dianzi di statalismo cronico, appunto. Meglio farsi una grassa risata.