MISERABILANDIA E LA NUOVA CACCIA AL CINGHIALONE

614PX-~1Si cambia il maestro di cappella, ma la musica è sempre quella

Poteva Giorgio Cremaschi esimersi dall’attaccare Re Giorgio, reo di «aver salvato» nientemeno che Berlusconi, l’erede della «cultura politica di Craxi [orrore!] e dei suoi discepoli», lo spauracchio di tutti i politicamente ed eticamente corretti del pianeta? Ovviamente no. Soprattutto adesso che il grillismo impazza da tutte le parti e persino i Sacri Palazzi Vaticani sembrano voler cavalcare l’onda del rinnovamento “a tutto campo”.

Scrive il lottatore di classe Cremaschi: mentre «Il Presidente della Repubblica non ha avuto nulla da obiettare al vergognoso mancare di parola del governo italiano con l’India, una delle grandi potenze emergenti del mondo, atto che ci costerà caro sul piano degli affari oltre che su quello politico e morale», egli non si è peritato di tutelare «il diritto di Berlusconi a fare politica, nonostante questi sia sottoposto a processi che in altri paesi europei lo avrebbero già posto fuori dalle istituzioni». Ma c’è di più, e di peggio: «Se la casta garantisce la continuità dell’austerità e del massacro sociale, che viva la casta. Questa è l’Europa che il Presidente della Repubblica difende e da qui la tutela offerta a Berlusconi. Non è autonomia o orgoglio nazionale tutto questo, è obbedienza ai signori dello spread. Se vogliamo cambiare, dobbiamo sapere che la liberazione dalla casta e dall’Europa dell’austerità sono la stessa cosa» (Berlusconi salvato da Napolitano, MicroMega, 13 marzo 2013).

Mi permetto di introdurre una leggerissima variazione alla musica appena ascoltata: se vogliamo uscire dallo stato d’impotenza politico-sociale nella quale noi proletari ci troviamo impaludati da decenni, dobbiamo capire che la liberazione dal sindacalismo collaborazionista di Cremaschi e soci e la fuga dalla politica di autonomia e di orgoglio nazionale, da Cremaschi a Berlusconi, sono la stessa cosa.

06(1)Più la crisi si fa dura, più forte spira il vento populista e demagogico della “rivoluzione civile e morale”, buona per la resa dei conti tra le fazioni borghesi, nazionali e internazionali, e per irreggimentare le classi dominate incalzate dalla precarietà e dall’indigenza lungo i sentieri della conservazione sociale. La caccia al capro espiatorio (il miliardario-puttaniere-ladro-corruttore, la “casta”, il tedesco affamatore, i “poteri forti”) è da sempre l’immancabile ingrediente nella maligna strategia del Dominio. Noi nullatenenti (salvo la capacità lavorativa che il Capitale ci fa la grazia di sfruttare, in ossequio all’Art. 1 della Sacra Costituzione) dobbiamo conquistare «quell’ardire rivoluzionario che scaglia in faccia all’avversario le parole di sfida: io non sono nulla e dovrei essere tutto» (Marx). Pensiero più fresco e più giovane non conosco. Ma, si sa, ho un debole per l’avvinazzato di Treviri.

2 pensieri su “MISERABILANDIA E LA NUOVA CACCIA AL CINGHIALONE

    • Da Per la critica della filosofia del diritto di Hegel (1843-44), in Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, p. 171, Dd. Riuniti,1983. Un testo davvero bello e profondo.Ciao!

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