Vorrei rassicurare, per quanto mi è possibile, le anime in pena del popolo di sinistra che ancora fanno riferimento al partito dell’ex smacchiatore di giaguari, nonché pettinatore di calvi. Alle animelle sinistrorse che oggi si chiedono con la morte nel cuore se dopo il noto esecrabile «inciucio» col Nemico Assoluto il PD può ancora essere definito un partito di sinistra, o quantomeno di centro-sinistra, se non proprio di sinistra-centro, desidero offrire, per quel che vale, il mio conforto: sì, amici progressisti, il vostro è ancora un partito di sinistra, o di centro-sinistra. Tirate pure un grosso sospiro di sollievo e godetevi il profumo della primavera.
Amici democratici malpancisti seguite il consiglio di Eugenio Scalfari e di Re Giorgio, studiate la gloriosa storia del partito che fu di Togliatti e di Berlinguer, e allora l’inciucio di oggi, per usare la miserabile fraseologia di Miserabilandia, vi apparirà cosa davvero risibile, un gioco da ragazzi, non più di un cucchiaino di sciroppo amaro. Basta un po’ di zucchero e lo sciroppo va giù che è una meraviglia. Ingoiate dunque con serenità l’ennesimo rospo, amici sinistrati.
Il partito che sventolava la bandiera rossa e che cantava l’Internazionale, non inciuciò forse persino con i nazifascisti ai tempi della grosse koalition russo-tedesca del 1939? Quanti sforzi fece allora il compagno Ercoli, il migliore degli stalinisti europei, per convincere un partito che si attardava sulla vecchia linea! E poi, mutatis mutandis, venne l’inciucio con Badoglio, e ancora dopo, e sempre cambiando quel che c’è da cambiare, ci fu l’inciucio, pardon: il «compromesso storico» con Moro (santificato dai “comunisti” solo dopo il suo assassinio) e Andreotti, seguì l’inciucio con il compagno Bettino, al quale l’onesto Enrico elemosinò l’appoggio in sede di Internazionale Socialista. E che sarà mai l’inciucio con il Caimano!
Ha scritto Scalfari sulla Repubblica del 28 aprile: «Badoglio nel ’44, Andreotti nel ’78, il Pci di Togliatti e poi quello di Berlinguer. Napolitano era a Napoli nel ’44 e a Roma nel ’78. Adesso ha responsabilità assai maggiori di quelle che allora ebbero i due leader comunisti». Tra le sue tante responsabilità vi è anche quella di salvare il PD, il quale rischia di spezzarsi almeno in tre parti: la renziana, la barchiana e la dalemiana.
Chi vuole fare il salto di qualità, e così emanciparsi, in un colpo solo, dalle beghe faziose di Miserabilandia e dalla mitologia “comunista” (in realtà uno stalinismo in salsa italiana), dovrebbe piuttosto interrogarsi sulla natura politico-sociale del Pci. Mettendosi su questo fecondo sentiero forse qualcuno scoprirà che sull’escrementizio terreno calpestato dal Pci, da Togliatti a Occhetto, “destra” e “sinistra” non sono che le due ultrareazionarie facce della stessa medaglia. Altro che Elogio del moralismo (Stefano Rodotà) e «lotta alla casta» nel santo nome dell’onesto Enrico! Buon inciucio a tutti.
un iscritto (suppongo) al pd piangeva perchè accordandosi con il pdl per l’elezione di napolitano -e conseguentemente per il governo di unità nazionale- “avevano distrutto 92 anni di storia in una notte”. non saper se ridere o piangere sta diventando una costante
Probabilmente occorre scegliere una terza via… CIAO!!!!!