C’è una componente erotica, intesa freudianamente come investimento libidico, nel fascino che il virile Vladimir Putin esercita anche su tante persone che vivono in Occidente? A me pare che un’interpretazione in chiave psicoanalitica di quel fenomeno sia plausibile e perfino necessaria, e io stesso appiccicando spesso nei miei post al nome del «nuovo Zar» l’attributo di virile non intendo alludere ad altro. D’altra parte, il personaggio ama a tal segno affettare pose machiste, e si fa portatore di istanze politiche “machisticamente” orientate con tale esibita (muscolare) sfrontatezza, da lasciare supporre che egli sia del tutto cosciente circa la componente libidica del suo successo in larghe fasce dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. Scriveva Il Giornale dell’amico Silvio nel 2011: «Il pubblico maschile russo, secondo i sociologi, ancora sogna una mano forte, lo zar insomma. Nel 2012 a salire al Cremlino sarà un macho o un sex symbol?». Sappiamo com’è andata a finire.
Più che sviscerare il problema, e tanto meno cercar di risolverlo (tanto non ci riuscirei lo stesso!), qui intendo solo porlo, magari per riprenderlo in seguito in modo meno rapsodico e disorganico. Questo breve post potrebbe perciò funzionare da introduzione al tema. Do ovviamente per scontato che altri si siano già misurati con il problema, e con maggiore intelligenza e padronanza della materia di quanto possa riuscire a chi scrive. Ma provo lo stesso a cimentarmi con la scottante questione, non fosse altro che per affettare una certa… virilità intellettuale.
Che in Occidente a subire una sorta di attrazione fatale per Putin siano, eventualmente, assai più i maschi che le femmine (qui la terminologia non è casuale, tutt’altro), non solo non contraddice l’ipotesi di partenza, ma piuttosto la conferma, perché con l’uomo forte ama identificarsi soprattutto il maschio che si sente – ed è a tutti gli effetti – impotente sul piano delle grandi scelte, e a volte perfino di quelle piccole. Per dirla sempre con Freud, «il padre è ciò che si vorrebbe essere» (Psicologia collettiva e analisi dell’Io). Forse non pochi sostenitori delle ragioni geopolitiche della Russia, ad esempio a proposito della Siria e dell’Ucraina, vorrebbero essere non come Putin, ma proprio Putin in persona, con tanto di padronanza nelle arti marziali, oltre che nella conduzione della contesa interimperialistica. Da Essere John Malkovich a Essere Vladimir Putin il passo è forse più breve di quanto non si pensi.
L’infatuazione femminile per l’uomo forte (il capo, il duce, il führer) segue, per così dire, un decorso libidico più lineare o quantomeno più comprensibile, almeno in apparenza. È comunque degno di nota il fatto che Mussolini, il quale di fascinazione ipnotica delle masse s’intendeva, definisse «femmina» la folla che accorreva “oceanicamente” sotto il noto balcone, ma in realtà ovunque egli si esibisse in qualità di Duce del Fascismo, della Nazione e dell’Impero. Scriveva un ingenuo Isaac Babel’ nel 1934: «A noi la sua consuetudine di paragonare il popolo a una donna fa l’effetto di un anacronismo senza senso. Mussolini dichiara: “I capi devono essere maschi, mentre la folla è fondamentalmente una femmina impressionabile, golosa di spettacoli che le lusinghino la vista”. Da questo tipo di dichiarazioni si evince che in Italia è rimasto un solo uomo, Mussolini, in più c’è Balbo, che è candidato alla carica di uomo» (da Israel & dintorni). Probabilmente il virile Vladimir pensa che con l’uscita di scena del Cavaliere Nero di Arcore, in Europa è rimasto un solo Uomo a tener testa ai «poteri forti» (lobby gay compresa, naturalmente): Lui.
L’«anacronismo senza senso» denunciato da Isaac Babel’ è una pistolettata critica andata a vuoto. Com’è noto, i dittatori la sanno più lunga degli illuministi, i quali si fanno guidare da una razionalità priva di profondità e di dialettica che non riesce a mettere in luce la complessa radice del Male – non parlo del Demonio ma del Dominio sociale. «Le difficoltà della filosofia razionalistica provengono dal fatto che l’universalità che si ascrive alla ragione, non è altro che ciò che l’accordo degli individui può significare finché la società è sempre divisa in classi […] Il rispetto della ragione presuppone che la società giusta sia data e che la Polis senza schiavi sia reale» (M. Horkheimer, Ragione e autoconservazione). Nella società che nega in radice la vera libertà e l’autentica razionalità, la libertà e la razionalità ricercate prescindendo dalla vigente struttura di classe hanno una funzione meramente ideologica e apologetica. Per questo l’intellettuale progressista non capirà mai i comportamenti «anacronistici» e irrazionali delle masse, che egli tenderà ad attribuire, di volta in volta, all’indigenza culturale in cui versano le classi subalterne a causa della colpevole politica di controllo sociale praticata dalle classi dirigenti, oppure alle particolari capacità ipnotiche del dittatore di turno, il quale peraltro trova terreno fertile a motivo della denunciata indigenza culturale delle masse.
Naturalmente il vero problema consiste nell’esistenza stessa di una massa, ossia nelle condizioni sociali che rendono possibile la trasformazione (meglio: la creazione, già in tenera età) degli individui in atomi sociali facilmente massificabili. L’identificazione con l’uomo forte da parte dei singoli «presuppone l’atomizzazione, alienazione e impotenza dei singoli […] L’identificazione, sia con il collettivo, sia con la figura strapotente del capo, offre all’individuo un surrogato psicologico per quel che gli manca nella realtà» (M. Horkheimer, T. W. Adorno, Massa, in Lezioni di sociologia). Come mi capita spesso di dire, nella misura in cui non padroneggiamo con le mani e con la testa le fonti essenziali della nostra esistenza (a partire dalla creazione e distribuzione dei prodotti che ci tengono in vita), siamo degni della metafora del gregge. «La folla è un gregge docile incapace di vivere senza un padrone. È talmente desiderosa di obbedire che si sottomette istintivamente a colui che le si pone a capo […] Il gregge esiste anche se manca un pastore» (S. Freud, Psicologia collettiva e analisi dell’Io). Trovo quest’ultimo passo di una profondità davvero notevole, tale da far venire i brividi a chi lo colga in tutta la sua potente estensione concettuale. Posto il gregge, cioè a dire i rapporti sociali che lo rendono possibile sempre di nuovo, il Pastore è sempre dietro l’angolo, pronto a decifrare ogni variazione nella tonalità dei belati. Pastore sarai tu il mio Signore!
Fine della prima puntata. La seconda non è garantita.
Su Facebook M.L. ha scritto questa bellissima riflessione:
Quello che dice Freud sul gregge svela il mistero della terza persona nella Trinità e sostiene la tesi della sostanziale indifferenza tra democrazia e totalitarismo. Morto Dio volontariamente sulla croce, gli apostoli, investiti dallo Spirito Santo, invece di fondare la libera comunità umana, erigono la Chiesa per colmare il vuoto imbarazzante dell’etimasìa. Non c’è bisogno di un Dio o di un Führer: il Dominio lo costruiscono i dominati per vincere l’orrore di fronte all’abisso della Libertà. Anzi senza un Capo le catene si fanno più solide poiché accuratamente forgiate da chi ha bisogno di essere saldamente incatenato, come si evince dalla nota inversione della frase di Dostoevskij: “se Dio non esiste, nulla è permesso”.
Grazie x lo spunto riflessivo x me interessante…mi chiama in causa quale addetta ai lavori!! La paura della libertà così come il piacere verso l’autoritarismo non è altro che il risultato della morale sessuale e quindi della sua rimozione. L’inibizione sessuale modifica l’uomo nella sua struttura sia lui proletario che borgese. Ci sono capitalisti liberi e proletari reazionari….Ieri mi sono divertita ad osservare Putin e le sue espressioni…non so se realmente è un macho perché ho captato la sua difficoltà a fare il duro da una smorfia inappropriata!!!!
Saluti.Patrizia
Grazie a te, Patrizia. Anche per una conferma: il fondo “tenero” e timido del virile Vladimir non è solo una mia inconfessata sensazione. E adesso chi glielo dice ai celoduristi… Ciao e ottima domenica!
Ciao Sebastiano e ciao Patrizia, intervengo anche io e come non potrei? Sebastiano ha toccato in questo post delle tematiche interessantissime,almeno dal mio punto di vista. Preciso che non solo non sono un’addetta ai lavori, ma che ho approfondito molto poco la questione dal punto di
vista degli studi che si sono effettuati nel corso del tempo, inoltre ho letto pochissimo Freud, nè tanto meno sono consapevole della rivoluzione che la sua opera ha attuato nella Storia dell’umanità, come mi sembra, almeno, di aver capito che abbia fatto; ho letto poco sia per mancanza di tempo , sia a causa di un mio pregiudizio, infatti quella cosa da lui teorizzata che passa sotto il nome di complesso edipico, non solo non mi scende proprio e non riesco a comprenderla pur ricorrendo a quelle poche capacità intellettive che possiedo, ma la trovo di un reazionario mostruoso. Questo lo preciso per correttezza, ossia per chiarire, prima di accingermi alla futura riflessione, il fondo di pregiudizio che c’è in me.
Allora la questione della sessualità femminile è veramente una questione che mi sembra ancora racchiusa in un mistero, sia dal punto di vista proprio concettuale, forse sarebbe meglio dire teoretico, che dal punto di vista della conoscenza sul campo, ossia di quanto si è capaci di dire
su di essa nei discorsi quotidiani, sia che ci si trovi in presenza di persone di sesso maschile, che femminile.
In realtà la subordinazione al maschio che si esprime proprio nella scelta, inconsapevole o meno, di molte donne, cela, secondo me, anche il modo tramite il quale le donne si rappresentano a sè stesse. Avere una relazione con un presunto “macho” (che poi questo atteggiamento cela, a sua volta una impotenza, come avete sottolineato voi), significa rappresentarsi come donne che per provare il cosiddetto piacere sessuale, devono
essere trattate con modi non proprio gentili ed apostrofate con modi non del tutto eticamente corretti!! Dico questo con una certa dose di ironia, chiaramente. Questo bisogno, che a me sembra, almeno se faccio riferimento ai racconti che ascolto, collegato alla diffusione delle pratiche sadomaso, esprime, non so se la volontà di esserlo, ma certamente la condizione di schiavitu’ a cui siamo assoggettati da tempo immemore. Questa schiavitu’ comporta dei gravi danni per gli esseri umani, danni psichici, danni fisici e soprattutto l’allontamento da una condizione di umanità che, se volessi teorizzare, non ci potrei. Penso, però, che una delle manifestazioni di questa umanità possa essere proprio l’aderenza tra psiche e
corpo, ossia l’aderenza tra quello che si pensa di essere e quello che si è. Faccio un esempio in merito: una persona che si rappresenta come non reazionaria, nel senso che pensa di rappresentare nella propria esistenza istanze non reazionarie, come, per esempio puo’ essere quella della cosiddetta parità e bla bla bla tra sessi ed abbia, invece, nel proprio privato, nel chiuso della sua stanza, relazioni del tipo a cui abbiamo fatto riferimento, non
sia una persona che esprima le potenzialità dell’umanità. E’ chiaro che in una società come la nostra nella quale la possibilità di essere umani non solo è difficilmente attuabile, ma non è neanche presa in considerazione da alcun punto di vista, saranno pochissimi coloro che ipotizzeranno di cimentarvisi, data la scarsa possibilità si realizzazione che ne deriverebbe.
Ci sarebbero tante altre cose che vorrei scrivere, ma penso sia il caso che io mi fermi, infatti sono andata certamente fuori tema e non so neanche se quanto sto scrivendo possa in qualche modo interessarvi. Mi scuso, eventualmente, in anticipo! Buona domenica ad entrambi!
Dopo aver riletto il commento, mi sono resa conto di quanto lo abbia scritto male, lo avevo, infatti, prima scritto a parte, poi copia incollato qui e, successivamente, corretto. Inviato, infine, senza rileggerlo! Va bè, spero che sia comprensibile nelle parti generali! Un risaluto!
È scritto benissimo. Infatti lascia trasparire bene l’intreccio tra esperienza personale e considerazioni di carattere generale. D’altra parte, come dice il filosofo l’Universale pulsa (nel caso della vigente società disumana puzza: vedi l’atteggiamento proprietario del maschio nei confronti della donna) nel particolare: piuttosto si tratta di cogliere le complesse e contraddittorie mediazioni che connettono l’uno all’altro. Per adesso metto un punto. Però non prima di precisare, per “onestà intellettuale”, che quel meschino e odioso atteggiamento possessivo non è estraneo a chi scrive, a ulteriore dimostrazione di quanto sia radicale il male, il quale evidentemente non va solo compreso concettualmente ma reciso appunto alla radice. Si tratta di capire come. Ciao!!
Siamo tutti impigliati nella rete, chi con unghia, chi con un piede, chi con tutto il corpo e la testa, c’è chi si guarda alla specchio nella rete ed una serie infinita di tipologie che possono essere anche interscambiabili! Mi sembra la prima parte di questa affermazione rappresenti il terreno sul quale ci si muove entrambi (e non solo) quando socializziamo i nostri pensieri!
Una delle mie preoccupazioni quando commento è quella di cercare di non scadere in giudizi moralistici. Cerco sempre di ricordarmi che sull’unico luogo che per ora conosciamo, siamo tutti sulla stessa barca. A volte ci riesco ad a volte no, ma ci tengo a specificarlo, ciao Seba!
Tutti sulla stessa cattiva barca, non c’è dubbio. Ciao Vale!!
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Da Facebook, 7 novembre 2014
10, 100, 1000, n PUTIN!
Da http://observer.com
«Il giornale russo “Trust” riporta che un deputato ha presentato alla Duma di Stato un progetto di legge per espandere la grandezza russa attraverso lo sperma di Putin. “L’essenza della mia proposta è semplice”, spiega Yelena Borisovna Mizulina, Presidente della Commissione Parlamentare per le donne, i bambini e la famiglia; “Ogni cittadina russa potrà ricevere via posta il materiale genetico del Presidente, rimanere incinta di lui, e avere un figlio. Queste madri riceveranno agevolazioni dal Governo”».
«Presumendo che i nascituri siano maschi: “Dopo la nascita del bambino, lo faremo crescere in istituti speciali che somigliano alle scuole Suvorov allo scopo di renderlo leale alla madrepatria e al Presidente della Federazione Russa”. La scuola Suvorov è una sorta di collegio miliare».
«Prosegue la Mizoulina: “I bambini nati dal Presidente russo in futuro formeranno l’élite politica e militare della nazione”. Secondo il deputato, una simile misura contribuirà a migliorare la situazione demografica e ad educare la popolazione allo spirito patriottico».
Che bella prospettiva si apre dinanzi all’umanità: una nazione di figli di Putin!
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