«Il mio è un film per i giovani» ha detto Walter Veltroni presentando il suo film-documentario sull’onesto Berlinguer, forse l’ultimo Santino, in coppia con Francesco, rimasto nelle tremolanti mani dei progressisti di provenienza cattocomunista – in realtà molto catto e zero comunista. Ecco, essendo io ormai un diversamente giovane, diciamo così, la cosa non mi riguarda. Insomma, mi ritengo dispensato dal guardare la perla cinematografica confezionata dello scialbo Walter.
«Questo film farà piangere», ha sottolineato il nostro neoregista, il quale evidentemente ha voluto scientemente tenermi alla lontana dalla sua pregiata creazione politico-artistica. Infatti, piango già a sufficienza al solo pensiero che tanti giovani possano trovare nell’onesto Enrico un modello da seguire: ma siate rivoluzionari, piuttosto! Se non ora, quando? Non capite che vi vogliono intellettualmente e spiritualmente vecchi anzitempo? Parole al vento, lo so bene. Questo è il tempo del grillismo, la cui parola d’ordine più “rivoluzionaria” è la seguente: «L’onestà tornerà di moda». Sic! Evidentemente molti trovano più attraente farsi massaggiare il fondoschiena da un bastone eticamente corretto.Tempi duri per quelli che, come chi scrive, vorrebbero che tornasse di moda la Rivoluzione Sociale anticapitalistica. E qui qualche lacrimuccia la verso pure, però in spregio a Veltroni e all’anima dell’onesto Enrico.
In realtà volevo semplicemente dire ai giovani che Quando c’era Berlinguer il Bel Paese viveva dentro l’escrementizia dimensione sociale chiamata Capitalismo, esattamente come accade al tempo di Berlusconi, Grillo e Renzi. Non solo, ma l’onestissimo Segretario del PCI fu allora uno dei pezzi grossi dello status quo sociale, peraltro in collaborazione con il “compagno” Luciano Lama, infaticabile sostenitore della virtuosa (per gli interessi nazionali) politica dei sacrifici.
Ha scritto Mariateresa Conti sul Giornale del 18 marzo: «Il “lui”, questa volta, non è il duce. Anzi, è proprio l’opposto, bandiera rossa e falce e martello». Mi permetto di dissentire. Più che opposto, direi piuttosto un “diversamente servitore” della patria e del dominio sociale capitalistico. Quanto ai noti simboli, è dal tempo dello stalinismo trionfante che essi rimandano a una realtà opposta a quella immaginata da Marx e da Lenin. Ma queste scomode verità ai giovani non può certo “narrarle” il berlingueriano Veltroni. Buona visione a tutti, e mi raccomando: «preparatevi a piangere».