Il 16 luglio Michael Thamm, l’amministratore delegato di Costa Crociere, dava in una conferenza stampa apparecchiata su Skytg24 alcune valutazioni economiche sulle operazioni di rigalleggiamento della Costa Concordia: «Il progetto, così com’è, ad oggi ha contribuito al Pil nazionale per circa un miliardo di dollari e questa cifra probabilmente salirà fino a raggiungere un miliardo di euro. Cifra che salirà proprio a causa di questa operazione che sta avvenendo e che non è compresa come anche il trasporto a Genova, la demolizione e il recupero del sito. Complessivamente si parlerà di 1,5 miliardi di euro. Sono molto felice che tutto il lavoro di ingegneria si è dimostrato essere molto preciso». Naturalmente l’italico moralismo non si lasciò sfuggire l’occasione per esternare la propria indignazione: «Quanto costa una vita umana? Anche una sola vittima di quel naufragio non ha prezzo, e questo signore poteva risparmiarcela questa battutaccia».
Intanto le maestranze del porto di Genova festeggiavano, sebbene con animo doverosamente contrito, la prospettiva di alcuni mesi di insperato lavoro intorno alla carcassa del celebre relitto. «I camalli genovesi sono pronti ad allargare gli orizzonti professionali e superare il tradizionale lavoro sulle banchine portuali» (Il Secolo XIX). Morte tua, salario mio! Della serie: È il Capitalismo, bellezza? Meglio allontanare dalla nostra mente queste volgari quanto ciniche insinuazioni economiciste. È che la vita continua e lo show, come si dice, deve andare avanti, secondo il copione scritto dal Capitale. Ahia: sono scivolato sulla solita buccia economicista. Sono incorreggibile!
Il 28 luglio il Premier Renzi, piombato come un avvoltoio sul cadavere della Concordia, non mancava di dire la sua anche sulla metafora negativa che, potenza della propaganda politica, aveva opportunamente deciso di cambiare verso, così da trasformarsi in un simbolo del riscatto italiano: «Non è un giorno di festa, oggi è un nuovo inizio che si porta nel cuore un dolore che non si può cicatrizzare, ma che dà speranza per quanto siamo stati capaci di fare». Da Schettino a Renzi: il Paese può tirare un sospiro di sollievo! Certo, i deludenti dati Istat di oggi su un Pil che non ne vuole sapere di rigalleggiare non offrono molti appigli alla speranza. Ma lungi da me gufare contro l’economia italiana che naviga ancora nelle pessime acque della recessione.
«L’Europa – scriveva Barbara Spinelli nel 2012 – serve per scongiurare insieme le sciagure: ieri la guerra, oggi la contrazione economica, la povertà, il clima, le possibili guerre civili. Compito nostro è evitare che naufraghi come la nave Concordia, con tutti i comandanti che fuggono per salvare solo se stessi, alla maniera del capitano Schettino, dopo aver condotto il bastimento alla rovina». La Catastrofe incombe, il Capitalismo traballa, il Comandante Schettino si fa metafora. I morti della Concordia pesano innanzitutto sulla “coscienza” del Moloch sociale, il quale, com’è noto, non ha “coscienza”. L’ex comandante, invece, sì: tanto peggio per lui!
Adesso eccoci al caso del giorno montato intorno a una fantomatica lectio magistralis sulla gestione del panico che avrebbe visto – nientemeno! – il noto Mostro venir interpellato da un criminologo dell’Università La Sapienza nella sua qualità di “esperto”. In realtà, si è saputo poi, l’Uomo Nero si è limitato a commentare un video sul naufragio della Costa Concordia dando la sua versione dei fatti. «Si tratta pertanto – ha detto il suo legale – di un inaccettabile tentativo di screditare Schettino, sottoposto, ormai da tempo, a un indegno linciaggio mediatico portato avanti, come in questa occasione, attraverso la diffusione di notizie niente affatto corrispondenti alla verità».
Ma una persona assurta a metafora negativa delle umane cose può sperare di difendersi senza suscitare immediatamente la riprovazione del prossimo? Per sovramercato, il Mostro in questione appare troppo abbronzato, troppo sorridente mentre balla con la moglie, ha gli occhi troppo azzurri, esibisce fin troppe italiche qualità. E poi si appresta a pubblicare un libro di sicuro successo sulla sciagura che egli stesso ha provocato: questo è davvero troppo! «Scusate se esisto, allora». No, caro Mostro, non è questo il punto: purtroppo la borghese etica della responsabilità personale è un chiodo che ci trafigge tutti i santi giorni, anche sottoforma di sensi di colpa. È l’inchino, per rimanere sempre sul terreno della rozza metafora, che i dominati fanno alla potenza sociale che li sussume materialmente, spiritualmente e psicologicamente. Ma tu, avvezzo a più profani e spericolati inchini, che ne puoi capire di naufragio umano!
Insomma, e mi avvio a concludere queste poche righe, siamo alle prese con l’ennesimo scandalo estivo di piccolo cabotaggio, probabilmente organizzato a beneficio dei cittadini di questo Paese che non possono permettersi il “lusso” delle ferie. La gestione del panico sociale è complessa e si serve di mille espedienti.
«Quanto sta accadendo offende la memoria delle vittime e lo stesso concetto di Paese normale dell’Italia agli occhi del mondo», hanno sentenziato alcuni politici, i quali hanno chiesto il licenziamento in tronco del malcapitato criminologo della Sapienza, reo appunto di aver concesso la parola al Mostro. I bravi cittadini offesi dallo spettacolo offerto in queste ore da Miserabilandia dicono, con Giorgio Amendola: «Questa Italia non ci piace». Personalmente trovo ripugnante la nave capitalistica “in sé e per sé”, anche se avesse al timone il comandante Amendola in persona – oppure Grillo, o qualche altro paraguro eticamente corretto chiamato a raddrizzare la nave.
L’umanità è da tempo finita sugli scogli senza avere nemmeno la forza di reagire per gridare il suo mayday. D’altra parte, chi dovrebbe ascoltare questa disperata richiesta d’aiuto? Il deus ex machina è roba da tragedia greca.
Aggiunta da Facebook (8 agosto 2014)
CERCATE IL CAPITALE!
«C’è una donna in ogni caso; appena mi portano un rapporto, io dico: “Cherchez la femme”».
Ricevo sul blog il seguente commento ai miei post dedicati al Mostro Schettino:
«Non riesco a guardare un “mostro” senza non provare compassione, senza non dirmi ”potrei essere io al suo posto”. Che tutto sia addebitabile al capitalismo la trovo però una fisima. Io trovo un immenso piacere a leggerti, Isaia, e mi felicito di imparare sempre qualcosa da te. Anche questo non piccolo beneficio è parte del capitalismo. Un caro saluto».
La mia risposta:
Fai bene a porre la relazione fra il «non piccolo beneficio» che la lettura dei miei modesti post ti arreca e il Capitalismo. Infatti, la mia tesi è che tutto, compreso ciò che troppo spesso riconduciamo a una «natura umana» declinata in termini metafisici, si dà attraverso la mediazione dei rapporti sociali. Di qui la necessità, per l’utopista che scrive, di umanizzare questi rapporti, oggi completamente impigliati negli scogli del Dominio. Ma di questo abbiamo altre volte piacevolmente discusso. Ti ringrazio per la sempre cortese attenzione, ti auguro piacevoli vacanze e ti saluto.
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