LA GUERRA SECONDO LIBÉRATION

soldatoFranceseChiudevo il post del 19 novembre chiedendomi dove fosse andato a finire il «Pacifista collettivo», ossia quel vasto movimento di opinione pubblica occidentale più o meno genericamente pacifista  che ai tempi delle guerre americane in Afghanistan e in Iraq non fece mancare la sua vibrante indignazione e il suo impegno militante contro l’America di Bush. Com’è che proprio oggi, quando la «Terza guerra mondiale combattuta a pezzi» rischia di trascinarci davvero nell’abisso della guerra generale (la guerra che non conosce differenza fra “fronte interno” e “fronte esterno”, fra civili e militari), le strade delle metropoli d’Occidente non sono attraversate dai partigiani della pace e dalle loro bandiere arcobaleno? Una parziale risposta l’ho avuta leggendo l’editoriale (titolo: Progetto di pace, e la coscienza pacifista è apposto!) pubblicato l’altro ieri su Libération a firma di Laurent Joffrin; ne cito alcuni passi in una traduzione forse non del tutto impeccabile, e di questo mi scuso.

Scrive Laurent Joffrin: «Se non li combattiamo non ci attaccheranno. In nome di questo ragionamento apparentemente logico una parte dell’opinione pubblica, discreta ma che si farà sentire sempre di più, mette in discussione la politica della Francia in Siria e Iraq. Cosa andiamo a fare in terre lontane e ostili con una coalizione disparata che ha obiettivi vaghi e con alleati che spesso non sono più presentabili dei nostri nemici? […] Il rifiuto della guerra può davvero proteggerci?». Joffrin sostiene che gli attentati terroristici di matrice islamica dell’ultimo anno in Francia e altrove «non possono essere interpretati come rappresaglia a una presunta aggressione, non avevano una motivazione geopolitica», ma puramente religiosa (ad esempio contro i “blasfemi” di Charlie Hebdo) e antisemita: si attaccano gli ebrei in quanto ebrei. Non bisogna commettere «l’errore di quelli che vogliono razionalizzare e sociologiazzare ad ogni costo il comportamento del nemico. Il fanatismo non è solo un fenomeno sociale [c’entra anche la natura? o il soprannaturale?]. Ci sono delle cause autonome e intrinseche. Certo, il fanatismo approfitta delle ingiustizie della società, ma ubbidisce a una logica che spesso ci sfugge. Ben Laden non ha organizzato l’11 Settembre per lottare contro le diseguaglianze sociali [questo è sicuro!]: ha commesso quel crimine per promuovere il suo folle progetto di califfato mondiale. Si crede davvero che il ritiro dal mondo possa alla fine proteggere dalle calamità globali? Bisognerebbe abbandonare il Mali alla sua sorte e lasciare gli islamisti trasformare questo povero paese in una prigione teocratica? Si crede davvero che una progressione dell’islamismo in Africa alla fine non costituirebbe una minaccia anche per noi? Noi siamo per definizione un obiettivo». L’anima guerrafondaia di Oriana Fallaci gongola! Giuliano Ferrara e il partito dello scontro fra le Civiltà pure! Certo, anche l’imperialismo francese ringrazia*.

Semmai, continua il quotidiano progressista francese, la critica diventa utile se coglie i limiti e i disastri delle azioni belliche degli ultimi dieci anni, dall’Afghanistan all’Irak, «per non parlare della Libia, condannata a un’anarchia omicida»: «per quanto giustificata l’azione di guerra non può tralasciare un progetto di pace» che assicuri ai paesi liberati dal terrorismo islamista stabilità e ricostruzione. Senza questo requisito indispensabile, senza una chiara strategia di pace e di sviluppo «è meglio neanche cominciarla una guerra». Non c’è dubbio, la guerra vuole serietà e visione strategica, e quel pizzico di umana simpatia nei confronti “degli ultimi” che non guasta mai: oltre a conquistare sfere di influenza e risorse economiche bisogna conquistare i cuori e le menti “degli ultimi”, oggi esposti alla disgraziata e fanatica propaganda «del nemico».

«L’azione dall’aria, unitamente agli alleati sul posto, è l’unica risposta immediata possibile», conclude Joffrin. «Essa può contenere il male ma non estirparlo. Il resto dipende da un’azione diplomatica e politica. Come diceva il generale Giap, “Il partito comanda i fucili”». Certo, una come Oriana Fallaci non avrebbe mai citato il generale Giap. Ma lei non era di sinistra, che diamine!

Intanto si registra un vero e proprio boom nelle richieste di arruolamento nell’Armée Française: dalle 130 richieste al giorno del 2014 si è passati alle attuali 1.500. «Si tratta di un fenomeno senza precedenti, sono davvero sorpreso» ha dichiarato il colonnello Eric de Lapresle, capo dell’ufficio reclutamento dell’esercito. Si calcola che entro il 2016 l’esercito francese, che l’anno scorso contava 115mila uomini (e donne!), di cui tremila basati in Africa, si arricchirà di 30mila nuove unità. Certo, il richiamo della Patria. Certo, il noto – e repellente – sciovinismo francese. Certo, l’attaccamento ai sacri valori occidentali. Però forse la cosa si spiega anche con un certo keynesismo di guerra, e di certo per non pochi giovani francesi un posto nella gloriosa Armée potrebbe risultare allettante in tempo di crisi. Ma non vorrei «sociologiazzare» troppo il problema!

* Scriveva Alessandro Campi, storico delle dottrine politiche, sul Messaggero del 21 novembre: «La Francia che oggi chiede aiuto e solidarietà all’Europa per essere stata attaccata direttamente, è lo stesso Paese che per anni, poco importa se era al potere la destra o la sinistra, si è mosso sulla scena internazionale in modo solitario, secondo una logica di potenza post coloniale interessata solo al proprio tornaconto, come nel caso degli interventi militari in Mali, in Libia e in Siria». La grandeur francese ha esposto ed espone la popolazione francese alla ritorsione del nemico? Voi che dite? Difesa dei sacri e inviolabili valori occidentali? Not in my name!

la_marseillaise03Aggiunta.

«DA NOI ESISTE UN LAICISMO ASSIMILABILE A UNA RELIGIONE».
BRAVO! DETTO POI DA UN FRANCESE ATEO E ATEISTA…

Solo adesso ho letto l’interessante intervista di Leonardo Martinelli (La Stampa) al filosofo Michel Onfray, celebre per il suo Trattato di ateologia, finito nei video di propaganda dell’Isis dopo aver detto che «i bombardamenti non impediranno il terrorismo sul suolo francese ma lo faranno aumentare». Da sempre la propaganda, in guerra come in “pace”, fa il suo sporco mestiere. Ma Onfray vede il lato paradossale, o comico, della cosa: «Utilizzarmi, io che sono l’autore del “Trattato di ateologia” e che faccio professione di ateismo, per estrapolare un’idea di buon senso». Come si dice, le vie di Allah sono infinite.

Sull’attuale “guerra al terrorismo” il filosofo ateista fa delle considerazioni tutt’altro che banali, anche se personalmente non ne condivido l’impostazione concettuale che le informa; e queste considerazioni mi appaiono tanto più significative alla luce di quanto io stesso ho scritto oggi. Scrive Onfray: «Un tempo la tradizione pacifista era a sinistra, quella bellicista a destra. C’erano il “che cazzata la guerra” di Jacques Prévert. O le analisi di Albert Camus sulla guerra d’Algeria. Oggi sinistra o destra suonano la tromba. Un tempo, cioè un mese fa, cantare la Marsigliese era fascista: oggi non cantarla a pieni polmoni è fascista. Non c’è nessuna analisi geopolitica, alcun senso della storia. Il compassionevole fa la legge, complici i media. […] La nostra politica islamofoba  è la stessa di George Bush, che decise di fare una crociata, il famoso asse del bene, dell’Occidente contro l’Islam, l’asse del male. François Mitterrand, di sinistra quando era all’opposizione ma di destra quando è arrivato al potere, ha sottoscritto la politica imperialistica degli americani fino alla partecipazione alla prima guerra del Golfo nel 1991. […] La Francia c’è sempre stata quando bisognava picchiare sui musulmani: in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Mali. Sarebbero quattro milioni i musulmani morti dalla prima guerra del Golfo ad oggi, in nome di una battaglia per i diritti umani contro la barbarie. E si vorrebbe che l’Islam non vendicasse i suoi morti? […] Per ridurre il costo del lavoro e proletarizzare la manodopera, l’Europa ha visto di buon occhio un’immigrazione massiccia. Ma questo proletariato potenziale, poi, ha iniziato ad ambire a un impiego reale. Parigi si è svuotata del suo popolo, rigettato nelle periferie dagli Anni Settanta. La città è diventata sociologicamente tossica. E le banlieue delle zone di non diritto, dove la droga e i traffici di ogni tipo sono moneta corrente, senza che la polizia possa opporsi. In un mondo dove i soldi fanno la legge, non averne ti trasforma in paria. Alcuni di questi paria sono diventati vettori di una rabbia canalizzata dall’Islam radicale. Da noi esiste un laicismo assimilabile a una religione. […] Ogni invito a riflettere su questo è stato considerato dalla stampa benpensante (Libération, Le Monde, Le Nouvel Observateur, Mediapart e Les inrocks) come una “lepenizzazione” di quelli che invocavano questo dibattito». L’ho detto prima: la propaganda fa il suo sporco lavoro.

Notare: «Da noi esiste un laicismo assimilabile a una religione». Bravo! Solo il Moloch tricolore deve essere superiore a qualsiasi altra divinità. Solo nello Stato l’onesto e repubblicano cittadino deve confidare con assoluta certezza. Credere (laicamente, si sa), obbedire (soprattutto in campo fiscale!) e combattere (quando è il caso e sempre per difendere i sacri valori occidentali dal nemico di turno)!

2 pensieri su “LA GUERRA SECONDO LIBÉRATION

  1. Commenti da Facebook

    D. T.:
    Stupidaggini, sia per quanto riguarda l’analisi di classe del Jihadista tipo, sia quando legittima l’ Isis a rappresentare l’islam nel reagire ai cattivoni occidentali di turno. Ora dico se queste son le analisi dei compagni internazionalisti stiamo freschi. Ricordo infine che l’isis non sta facendo nulla per farsi amare dagli arabi, più di quanto essi possano amare i “maledetti occidentali”, tant’è che da lì scappano e qui vengono. Meno piagnistei terzomondisti fuori dalla realtà, please.

    Sebastiano Isaia:
    Pretendere un’«analisi di classe del Jihadista tipo» da Michel Onfray mi sembra un po’ esagerato. Piuttosto mi sembra caratteristica la tua reazione: appena uno si sforza di capire le ragioni del cosiddetto nemico (per me lo Stato francese e lo Stato islamico pari sono), ecco pronta l’accusa di intelligenza con il nemico. Qui non si «legittima» né l’Isis né lo Stato Francese: ci si sforza piuttosto di capire la natura di questo conflitto, che per me è ultrareazionario e disumano da tutte le parti in causa. «L’Isis non sta facendo nulla per farsi amare dagli arabi, più di quanto essi possano amare i “maledetti occidentali”». E chi ha detto o desidera il contrario? Terzomondista mancava alla mia personale lista di insulti e per questo ti ringrazio. Ciao!

    D. T.:
    Secondo me:
    A) E’ proprio l’analisi che fa acqua da tutte le parti.
    B) Marx si rivolterebbe nella tomba a sentir mettere sullo stesso piano un califfato islamico in cui ancora si applica lo schiavismo e la compravendita di donne e bambine e una moderna democrazia.

    D. V.:
    Mi sa che Domenico ha frainteso un pochino. Non si vuole affatto legittimare una guerra di religione, soltanto constatare il fatto che a furia di bombe “democratiche” e …”cristiane”, poi QUALCUNO la “guerra santa” finisce che la prende molto sul serio. Insomma, non è certo l’Islam a muovere guerra, è vero, così come neanche il cristianesimo, ma i soliti gruppi di interesse che noi molto bene conosciamo. E ,in ultima istanza, l’impersonale modo di produzione capitalistico nella sua totalità.

    D. T.:
    Le famose bombe occidentali che piovono su Syria e Iraq giusto da quando prospera ‘sta gente qua, come no, poi le bombe sul Mali, e poi ci sono anche le famose bombe sulla Tunisia, che hanno causato la recente rappresaglia Jihadista in questo paese, poi si scopre che gli Jihadisti vengono dalla Norvegia, ma per carità, tanto non ci stiamo capendo un cazzo. Questi son fascisti ed è questa tutta l’analisi che c’è da fare. Tutti i nazisti hanno un loro bombardamento di Dresda da rinfacciare chiunque propaganda odio tra i popoli ha i suoi cazzi di torti da rinfacciare è una storia vecchia come il mondo e prestarcisi nel tentativo di capire le ragioni profonde di dei nazisti del cazzo è demenziale. Ai nazisti gliene fotte il cazzo di Dresda come a questi neanche interesserebbe dell’occidente loro pensano a far la guerra (brutale, ultrareazionaria, di conquista, e genocidio) là a quei popoli la cui rabbia nel vostro delirio dovrebbero rappresentare. Datemi retta, prendetevi una pausa.

    D. V.:
    É vero che questi la guerra la fanno prima di tutto ai loro stessi popoli ma ciò non toglie che i bombardamenti aiutino assai i jihadisti nella loro opera di reclutamento(con le buone o le cattive) di carne da cannone da mandare al macello. Non si capisce da dove si ricavi da questa elementare constatazione la supposta simpatia nei confronti dell’ ISIS. Mica potrai negare che siano state proprio le guerre a suon di bombe democratiche ad avergli spianato la strada. Certamente loro non aspettavano altro per scatenare a fondo i propri “istinti fascisti”. Cosa vuol dire allora, che le bombe e tutta la storia pregressa non c’entrino nulla? E infine, detto tra noi, ma che minchia di analisi sarebbe quella secondo cui “lo fanno perché sono cattivi”?

    J. L.:
    Cari compagni, per puro caso ero a Parigi in quel tremendo weekend di sangue, vi ero andata per rilassarmi dopo che la vita di nuovo per caso da un’ anno a questa parte mi è stata “rivoluzionata” e non poco. La sensazione che ho provato è stata, per la prima volta in vita mia, non avere più il controllo sul nulla, su niente. Forse è anche su questo, al di là di tanti discorsi che la Storia in questo momento ed in quel frangente ha voluto presentare a coloro che erano li, su cui dovremmo riflettere. O meglio io tento di farlo.

    G. M.:
    Un abbraccio, mia cara.
    Credo sia proprio quella sensazione di impotenza che si prova a fronte di cose umane che si rivoltano contro l’uomo. Come quando inizia una guerra, e ti verrebbe da dire: “oh, ma che fate, ma siete pazzi?”
    E invece poi i bombardamenti, la miseria, la borsa nera, i lutti…

  2. Pingback: SORRIDETE! GLI SPARI SOPRA SONO PER NOI! | Sebastiano Isaia

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