La gallina coccodè spaventata in mezzo all’aia
fra le vigne e il cavolfiore mi sfuggiva gaia.
Mogol-Battisti
Ma come un’aquila può diventare aquilone,
che sia legato oppure no, non sarà mai di cartone.
Mogol-Battisti
Rileggendo alcuni scritti politici di Rosa Luxemburg, mi sono imbattuto in una “curiosità storiografica” a cui non avevo mai fatto caso, e che voglio segnalare ai lettori soprattutto per ricordare la figura della grande rivoluzionaria comunista, brutalmente e vigliaccamente assassinata il 15 gennaio 1919 dalla canaglia al servizio della controrivoluzione – guidata, è sempre bene ricordarlo, dai socialdemocratici di Ebert e Noske. Ma per capire di che cosa si tratta, prima devo citare Lenin:
«Paul Levi desidera adesso particolarmente guadagnare i favori della borghesia ripubblicando proprio le opere di Rosa Luxemburg in cui essa ha avuto torto. […] Noi rispondiamo a ciò con le parole di una buona fiaba russa: accade a volte alle aquile di scendere persino più in basso delle galline, ma mai alle galline di salire al livello delle aquile. [… ] “La socialdemocrazia tedesca dopo il 4 agosto del 1914 è un fetido cadavere”: è con questa sentenza che il nome di Rosa Luxemburg entrerà nella storia del movimento operaio mondiale, tra i mucchi di letame, le galline come Paul Levi, Scheidemann, Kautsky e tutta questa confraternita» (1). Su uno degli errori a cui allude Lenin (i limiti dell’accumulazione capitalistica) rimando a un mio scritto del 2018: Rosa Luxemburg. Coscienza, passione, azione. Cito adesso Rosa Luxemburg:
«In quale miserabile poltiglia, compagni della scienza marxista, avete ridotto questa sfolgorante spada di Damocle [il marxismo]. In quale pavido schiamazzo di gallina, che cerca una perla nel letamaio del parlamentarismo, avete ridotto questa dottrina che rappresenta le grandi ali d’aquila del proletariato» (2). Anche qui insomma si parla di galline (sottoforma di “marxisti ortodossi” alla Plechanov, e più tardi alla Kautsky) e di aquile rivoluzionarie (alla Luxemburg, appunto). C’è di più: entrambi i rivoluzionari citati usano la metafora escrementizia: il primo parla di «mucchi di letame» e la seconda di «letamaio». Si tratta di una pura, quanto bizzarra, coincidenza oppure Lenin ricordava, a distanza di molti anni, le parole pronunciate da Rosa polemizzando da par suo contro i «compagni della scienza marxista»?
Ultima curiosità. Al V congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo tenutosi a Londra nel 1907, Lenin parlò della Luxemburg nei termini di una Madonna: «Plekhanov ha eluso la sostanza della discussione, però con un altro esempio. Plekhanov ha parlato di Rosa Luxemburg, rappresentandola come la Madonna, seduta sulle nubi. Non v’è che dire: la polemica è elegante, galante, di effetto… Ma io chiederei tuttavia a Plekhanov: la Madonna è la Madonna, ma che pensate voi sulla sostanza del problema? Male, se si è dovuto tirare in ballo la Madonna» (3). Aquila o Madonna che dir si voglia con più o meno azzeccata metafora, rimane il fatto che le frecce anticapitalistiche di Rosa Luxemburg disturbarono non poco la classe dominante e i suoi funzionari politici di “destra” e di “sinistra” – quelli che sguazzano «nel letamaio del parlamentarismo».
(1) Lenin, Note di un pubblicista, febbraio 1922, Opere, XXXIII, p. 188, Editori Riuniti, 1967.
(2) Discorso al IV congresso del POSDR, Stoccarda, 1906, in R. Luxemburg, Scritti politici, p. 386, Editori Riuniti, 1967.
(3) Lenin, Discorso di chiusura, Opere, XII, p. 433, Editori Riuniti, 1970.