Iran. Un primo, sommario bilancio delle rivolte duramente represse dal regime sanguinario di Teheran. L’ondata di proteste, che è stata violentemente contenuta ma non ancora annientata, ha coinvolto nel corso di molte settimane oltre 100 città sparse in ogni parte del Paese. Le stesse autorità hanno affermato che circa 200.000 persone hanno preso parte alle proteste, alcune delle quali hanno preso d’assalto centinaia di banche, stazioni di polizia e stazioni di rifornimento di carburante. Fonti non ufficiali parlano di 450 morti, 4.000 feriti e 10.000 manifestanti arrestati e detenuti con pesantissime accuse, alcune delle quali prevedono la pena di morte per impiccagione. Si contano parecchie vittime tra i giovani e i giovanissimi, e non pochi sono gli adolescenti caduti sotto il fuoco dei cecchini delle cosiddette Guardie Rivoluzionarie, il braccio più violento del regime iraniano.
Ma è stata la Guida Suprema in persona a impartire l’ordine di sparare per uccidere, e d’altra parte Teheran vanta una lunga serie di massacri, come quello che si consumò nel 1988, quando vennero eliminati non meno di 30.000 prigionieri politici. Il regime khomeinista non può tollerare che la crisi sociale interna possa indebolire la proiezione esterna dell’imperialismo iraniano, attivissimo, com’è noto, in tutta l’area mediorientale, peraltro attraversata da acute tensioni sociali: vedi Iraq, Libano, ecc. Come sempre, politica interna e politica internazionale sono le due facce della stessa escrementizia medaglia – naturalmente questo è vero per tutti i Paesi del mondo.
Soprattutto le classi subalterne iraniane pagano i costi salatissimi delle sanzioni imposte al Paese dagli Stati Uniti, e quindi si può senz’altro dire che esse sono vittime della contesa imperialistica, oltre che del capitalismo iraniano con “caratteristiche khomeiniste”.
Commenti da Facebook:
A. R.
Il peggio del peggio.
A. B.
Cento anni e avranno mentalità e democrazia come la nostra / sono solo popoli arretrati Dove il valore della vita è zero.
P. M.
Attori e meccanismi sulla scena iraniana, schematicamente parlando, sono analoghi ai meccanismi che agiscono in quasi ogni angolo del mondo; ovunque domini il potere micidiale degli Stati. La sfortuna di chi protesta in paesi come l’Iran è che qui a fare carneficine non hanno ancora nessun problema. Qui l’imperialismo si salda ancora sulla schiavitù dei secoli passati. E il mix non lascia scampo.
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