FETICISMO TECNOLOGICO E “VOLONTÀ DI POTENZA” – DEL CAPITALE

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Bradley si sentiva all’improvviso pieno di una
profonda ed amara umiliazione per il fatto di dover
prendere ordini da quella… quella macchina. Era il
totale rovesciamento di ogni cosa normale che un
uomo dicesse “signore” ad un oggetto di ingranaggi
e fili. Quando il primo uomo ha avuto successo nel
costruire il primo androide, la specie umana è stata
condannata (H. Kuttner, Quelli fra noi, 1958).

Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali, ci offre oggi su Repubblica un classico esempio di feticismo tecnologico: «L’Unione europea sta per approvare il regolamento sell’Intelligenza Artificiale. Il garante della privacy traccia i limiti tra umanesimo [sic!] e volontà di potenza. Se vogliamo agire e non subire l’innovazione tecnologica dobbiamo capire fin dove possiamo consentire che essa si spinga per restare uomini e non soggiacere ai comandi delle macchine». Si tratta anche di «difendere il nucleo irrinunciabile della nostra libertà attraverso la formulazione di neuro-diritti». Ma «volontà di potenza» esercitata da chi? Dalla “macchina intelligente”? dall’algoritmo? o non piuttosto dal Capitale, che evidentemente non riusciamo a controllare, come testimonia lo stesso Stanzione con le sue preoccupazioni formulate “a testa in giù”.

Come diceva Old Nick, il problema non sta nella Cosa, ma nel rapporto sociale che domina la nostra intera esistenza. Non si tratta di difendere un’umanità e una libertà che nell’essenza questa società nega e riduce a ben misera cosa; si tratta piuttosto di realizzare le condizioni che permettano l’integrale umanizzazione della nostra esistenza e un’autentica libertà – l’una e l’altra essendo due lati della stessa medaglia. Già il solo sentir parlare di «neuro-diritti» fa gelare il sangue nelle vene, e soprattutto ci svela in quale inferno abbiamo imparato a sopravvivere come se fosse la cosa più normale che ci potesse capitare.

Più che «definire i confini tra umanità e tecnologia», dovremmo piuttosto costruire una comunità umanizzata, con ciò che ne segue necessariamente anche per ciò che riguarda la tecnologia (e non solo il suo uso, oggi capitalistico) e la ricerca scientifica, pratiche storicamente e socialmente determinate.

Leggi: Capitalismo cognitivo e postcapitalismo. Qualunque cosa ciò possa significare; Capitalismo 4.0. tra “ascesa dei robot” e maledizione salariale; Accelerazionismo e feticismo tecnologico.

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