Come ho scritto altrove, il Green Pass non è una misura sanitaria ma una scelta politica intesa a introdurre surrettiziamente l’obbligo vaccinale. Il simpatico (faccio della facile ironia) Ministro della Salute ha caratterizzato il Green Pass nei termini di una «spinta gentile» in direzione della vaccinazione, prima di arrivare, se necessario, all’obbligo vaccinale esteso a tutta la popolazione. Come nella migliore prassi democratica, la carota non esclude affatto l’uso del bastone, tutt’altro. Per questo non condivido affatto le illusioni “costituzionaliste” di Massimo Cacciari (e di Giorgio Agamben), espresse da ultimo nel modo che segue: «In democrazia è sempre necessario discutere; non vi può essere alcun momento nella vita democratica in cui si debba soltanto obbedire e combattere. Questo momento, se dovesse mai capitare, non determinerebbe uno “stato di emergenza” (che è criterio da “protezione civile” infatti), ma uno “stato di eccezione”, che comporta la sospensione tout-court di principi costituzionali, “stato” di cui la nostra Costituzione non considera neppure l’eventualità» (La Stampa). Ovviamente al filosofo progressista, così legato ai valori classici dell’Occidente, manca il concetto di democrazia capitalistica. Cossiga mostrò una non spregevole intelligenza politica quando una volta dichiarò che con la Costituzione si può fare tutto: ciò che conta è la decisione politica dei governanti.
L’obiettivo governativo è sempre lo stesso dall’inizio della campagna vaccinale: conquistare la mitica immunità di (del) gregge. Per Speranza (sic!) «L’obbligo non è una scelta già determinata e certa, ma uno strumento che abbiamo e se necessario andrà attuato senza paura. Puntiamo a firmare il “Patto di Roma” per vaccinare gli abitanti del mondo intero». Nientedimeno! Praticamente un Patto d’acciaio sanitario.
Secondo Paolo Gentiloni occorre «togliere la cittadinanza politica ai No Vax», i quali ostacolerebbero il raggiungimento di quel radioso obiettivo: la criminalizzazione di una particolare posizione politico-ideologica in materia vaccinale (che personalmente non condivido e che per molti aspetti trovo risibile) deve farci riflettere sulla natura autoritaria di questo regime politico-istituzionale, il quale è pronto a trattare alla stregua di terroristi chiunque non si acconci docilmente agli ordini governativi. Oggi tocca ai No Vax/No Pass, domani…
«Sì Vax o No Vax: tu da che parte stai?»: pare che la gente debba obbligatoriamente stare da una parte o dall’altra, senza coltivare dubbi, senza mostrare alcuna esitazione, come se si trattasse di scegliere tra il Bene assoluto e il Male assoluto.
Chi accusa i No Vax di praticare un individualismo incapace di riconoscere la dimensione comunitaria del nostro vivere, e che oppone il «bene comune» ai «pruriti individualistici del singolo»; questo cultore della cosiddetta etica della responsabilità farebbe bene a interrogarsi sulla natura della dimensione collettiva che intende difendere, sulla sua qualità “esistenziale”, se così si può dire. Forse potrebbe scoprire che ciò che lo minaccia e gli complica una vita già sufficientemente complicata, non è certo il No Vax/No Passa, ma la Società-Mondo che ha reso possibile la crisi sociale planetaria che chiamiamo Pandemia. Per Società-Mondo intendo l’attuale dimensione sociale del pianeta che “ci ospita” dominata in maniera sempre più stringente e totalitaria dai rapporti sociali capitalistici. Da questa prospettiva politico-concettuale la disputa tra No Vax/No Pass e Sì Vax/Sì Pass acquista un significato che gli uni e gli altri non riescono nemmeno a immaginare.
Dobbiamo respingere con tutte le nostre forze la facile suggestione del capro espiatorio che da sempre spalanca la porta alla guerra tra i poveri.
«La traiettoria securitaria già intrapresa dai governi occidentali vent’anni fa contro il terrorismo conosce oggi un’estensione e una profondità nella lotta contro il virus, ricavando un’inedita adesione da parte delle popolazioni. La gestione pandemica infatti fa leva su una scienza trasformata in religione, sul controllo e sulla sorveglianza delle vite, sulla paura alimentata da una propaganda mediatica dai toni bellici. Ci sono però anche spiragli di resistenza, movimenti spuri non facilmente collocabili nel contesto ideologico dell’opposizione destra/sinistra, piazze difficilmente leggibili e attraversabili con lo strumentario della militanza classica. Questo incontro nasce dalla necessità di creare relazioni tra chi desidera allenare il senso critico ed elaborare pratiche individuali e collettive di resistenza e di lotta» (Cittadinanza Sanitaria. Scienza, potere, diritti).
Aggiunta del 6/9/2021
Una domanda da Facebook: «Solo due domande, perché mi piace capire… il virus e ancor di più le varianti che sicuramente si generano proporzionalmente alla sua circolazione, costituiscono un problema sanitario? Se si, quali sono le strategie per combatterlo?»
La mia risposta:
Ti ringrazio delle domande. Come attestano i miei diversi post dedicati alla crisi sociale che chiamiamo Pandemia, io non ho mai negato l’esistenza di un problema sanitario, né ho mai sottovalutato la sua portata, tutt’altro. Quello che mi sforzo di affermare è un punto di vista radicalmente anticapitalista sulla natura di questo problema, sulla sua genesi, che personalmente individuo nella Società-Mondo (dalla Cina agli Stati Uniti, dall’Europa all’Africa, da Cuba a Israele, ecc.) dominata dai rapporti sociali capitalistici. La mia prospettiva politica, dunque, non è positiva (governativa) ma negativa (rivoluzionaria). Come si può essere rivoluzionari in questi tristissimi tempi? Ad esempio individuando il vero Nemico che minaccia e che rende sempre più difficile la nostra esistenza.
Questa posizione prescinde dalla qualità dei vaccini, dalla loro efficacia e sicurezza complessivamente considerata: è nella natura di questa società cercare rimedi ai problemi che essa crea sempre di nuovo, riuscendo peraltro a fare di necessità virtù – cioè profitti e strumenti per il controllo sociale. Sotto questo aspetto, la tecnoscienza si conferma essere uno straordinario fattore di successo per il Capitale – il quale, come scrive Marx, entra nella piena modernità proprio attraverso l’uso sistematico e sempre più diffuso della scienza e della tecnica come potentissimi strumenti di sfruttamento e di dominio dell’uomo e della natura – di qui, tra l’altro, lo sconvolgimento degli ecosistemi che ci spara contro virus e batteri a getto continuo: vedi alla voce globalizzazione capitalistica del pianeta.
«Allora segui la politica del “tanto peggio, tanto meglio”!» È, questa, la classica accusa che i digiuni in fatto di dialettica e di processi sociali muovono agli anticapitalisti, i quali da sempre rispondono che quanto al peggio ci pensa questa società: non c’è alcun “tanto peggio” da organizzare. Il peggio arriva sempre e puntualmente ai danni delle classi subalterne. È proprio per evitare una volta per sempre il peggio che occorre farla finita con questa società! Il peggio è sempre, e non smette di peggiorare, per così dire. E questo accade necessariamente, in grazia delle “leggi” che informano il processo sociale capitalistico, senza l’intervento di forze oscure e occulte che complottano contro l’umanità: l’esistenza dei rapporti sociali capitalistici basta e avanza!
Oggi purtroppo non c’è alcuna rivoluzione sociale in vista, almeno chi scrive non è in grado di coglierne i segnali premonitori; tuttavia l’atteggiamento del No Capitale e del Sì Rivoluzione nei confronti della crisi sociale non muta di un solo atomo.
In altri termini, io non ho da offrire – e soprattutto non voglio offrire – allo Stato e, più in generale, a questa società alcuna politica sanitaria alternativa; non ho da dare – e soprattutto non voglio dare – alcun consiglio su come gestire meglio questa crisi sociale. Lascio la politica collaborativa e “responsabile” a chi difende il vigente status quo sociale – a Maurizio Landini, ad esempio.
Spero di avere risposto alle tue domande. Intanto ti ringrazio nuovamente e ti auguro una buona giornata.
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