TAIWAN: LA CINA È SEMPRE PIÙ VICINA!

Venti di guerra soffiano sempre più forti nel Mar Cinese Orientale. «Per quattro giorni consecutivi, un numero record di aerei da guerra cinesi è entrato nella zona di difesa di Taiwan. Quasi 150 i velivoli inviati in totale negli scorsi giorni. L’ultima missione cinese avrebbe visto anche il coinvolgimento di caccia con capacità nucleare, in particolare sulla zona delle isole Pratas, controllate da Taiwan» (Ansa, 5/10/2021).

Il Celeste Imperialismo vuol dimostrare con i fatti ad “amici” e nemici che nel suo cortile di casa non sono tollerate ingerenze e che l’annessione, con le buone o con le cattive, della «provincia ribelle», è solo una questione di tempo. Per Pechino si tratta anche di rispondere per le rime al Patto Indo-Pacifico sottoscritto da Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna. Al nazionalismo cinese fa riscontro il nazionalismo taiwanese, e l’altro ieri migliaia di taiwanesi «hanno invaso le strade urlando slogan contro l’oppressione di Pechino a Hong Kong e in Tibet, chiedendo l’indipendenza di entrambi i territori dal controllo cinese. I manifestanti hanno poi spruzzato vernice nera su un ritratto del presidente Xi Jinping e imbrattato la bandiera cinese» (Huffingtonpost). Di certo il Virile e Caro Leader del Partito Capitalista Cinese non avrà gradito le moleste attenzioni dei suoi sudditi ribelli, i quali evidentemente non intendono dar ragione alle sue ambizioni storiche:  portare a compimento l’«impresa immortale» che non riuscì a Mao Tse-tung.

Gli analisti geopolitici collocano l’annessione di Taiwan da parte della “madrepatria” intorno al 2030, al più tardi al 2049 (centenario della fondazione della Repubblica Popolare) ma non si escludono improvvise accelerazioni dagli esiti imprevedibili e certamente destabilizzanti per la regione e per gli equilibri geopolitici globalmente considerati. Molto dipende anche dai processi sociali e politici interni alla Cina; ad esempio, premere decisamente sull’acceleratore del nazionalismo e del militarismo potrebbe risultare molto utile al Partito-Regime nel caso dovesse prendere piede nel Paese una crisi economico-sociale di grandi proporzioni. In ogni caso, il ritorno a casa dei “ribelli” rappresenta per Pechino un chiodo fisso: «Era il luglio del 2019 quando al Congresso del Popolo il governo cinese presentò il programma del Libro Bianco, aggiornato con cadenza non regolare, in cui veniva ribadita tra l’altro la necessità che la Repubblica di Cina, cioè Taiwan, ritornasse alla Repubblica Popolare Cinese a costo di usare la forza» (Notizie Geopolitiche). Il principio di «una sola Cina» è per Pechino qualcosa di sacro, di intangibile, al punto che nega la stessa realtà di una sovranità nazionale taiwanese.

Per come la vedo io, le classi subalterne della Cina e di Taiwan avrebbero tutto da perdere e niente da guadagnare in un conflitto armato tra i due Paesi: si scontrano infatti due ragioni e due interessi che non hanno nulla a che fare con le ragioni e con gli interessi di chi per vivere è costretto a vendere capacità lavorative in cambio di un salario. Da proletario anticapitalista posso solo sperare, contro ogni evidenza contraria, che il proletariato cinese e quello taiwanese solidarizzino quanto prima per sabotare i progetti bellicosi di Pechino e di Taipei.

Chi blatera (vedi i tifosi italioti del «Socialismo con caratteristiche cinesi») di «Nuovo Risorgimento Cinese», non comprende a mio avviso l’ABC del “materialismo storico”, di cui peraltro tanto straparla, il quale invita i “marxisti” a collocare storicamente i processi storico-sociali: un conto sarebbe stato l’assoggettamento della «provincia ribelle» nel periodo rivoluzionario-borghese della Cina post 1949 (diciamo fino alla prima metà degli anni Sessanta), un conto affatto diverso si prospetta l’annessione di Taiwan oggi, nel momento in cui la Cina è uno dei pilastri principali del Sistema Imperialista Mondiale. Ciò che settant’anni fa poteva avere un significato storicamente “progressivo”, sebbene in chiave nazionalista-borghese, oggi ha esclusivamente un significato ultrareazionario, cioè a dire capitalista e imperialista. Ovviamente so benissimo di non poter convincere chi ha imparato la “dialettica” e il “materialismo storico” sui manuali scritti da Stalin e da Mao – o dai loro ancor più “dialettici” e “materialisti” epigoni. Sono un’inguaribile utopista, non uno sciocco.

«Gli Stati Uniti sono molto preoccupati dalle attività militari provocatorie della Repubblica Popolare Cinese nei pressi di Taiwan, che destabilizzano, rischiano di causare errori di calcolo e minano la pace e la stabilità regionali», recita una nota del portavoce del dipartimento di Stato, Ned Prince» (La Repubblica). Come sempre, e da tutte le parti, i cattivoni sono sempre gli altri, i nemici.

Aggiunta del 9 ottobre 2021

È CHIARO IL CONCETTO?

Grande performance nazionalista del Presidente Xi Jinping alle celebrazioni per i 110 anni dalla Rivoluzione del 1911! Xi ha affermato che la questione taiwanese è nata dalla debolezza e dal caos della nazione cinese. «Taiwan è una questione interna alla Cina e non ammette interferenze esterne», ha ribadito per l’ennesima volta il Caro Leader del Partito-Stato cinese, che così ha continuato:

«Il secessionismo di Taiwan è il più grande ostacolo alla riunificazione nazionale, una seria minaccia al ringiovanimento nazionale. Chiunque voglia tradire e separare il Paese sarà giudicato dalla storia e non farà una buona fine. I compatrioti su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan dovrebbero stare dalla parte giusta della storia e unire le mani per ottenere la completa riunificazione della Cina e il ringiovanimento della nazione cinese. Ma coloro che dimenticano la loro eredità, tradiscono la loro madrepatria e cercano di dividere il paese, non avranno una buona fine».

Conclusione abbastanza scontata ma non per questo meno significativa: «La riunificazione completa del nostro Paese ci sarà e potrà essere realizzata». Sottotesto: con le buone o con le cattive. Intanto tutte le parti in causa si stanno preparando al peggio, ben sapendo che la guerra sistemica (economica, tecnologica, scientifica, ideologica, geopolitica, ecc) contempla il momento squisitamente bellico.

«”Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà”. Pare l’abbia detto Napoleone nel 1816, e un secolo più tardi Lenin fece sua questa profezia. Oggi ci siamo pienamente immersi; avendo di fronte un gigante economico, politico, militare con il quale è indispensabile fare i conti. Con la diplomazia e i comuni interessi, però, più che con le cannoniere» (Avvenire). Che tenerezza mi fanno, diciamo così, i buoni di spirito che non capiscono che sono proprio «i comuni interessi» (capitalistici) che danno un senso alle cannoniere.

7 pensieri su “TAIWAN: LA CINA È SEMPRE PIÙ VICINA!

  1. OPPOSTI INTERESSI STRATEGICI, OPPOSTI “NERVOSISMI”, LA STESSA VIOLENZA PREDATORIA

    «”Esortiamo Pechino a cessare la sua pressione militare, diplomatica ed economica e la coercizione contro Taiwan; abbiamo un interesse costante nella pace e nella stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan. Ecco perché continueremo ad assistere Taiwan nel mantenere una sufficiente capacità di autodifesa”, ha detto lunedì Press Secretary statunitense, Jen Psaki, parlando ai giornalisti dal podio stampa della Casa Bianca.
    “Taiwan appartiene alla Cina, e gli Stati Uniti non hanno nessuna ragione per fare certe dichiarazioni”, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese, rivendicando quello che è il pensiero del Partito/Stato: l’isola è una provincia ribelle, che va riannessa a ogni costo al mainland, anche con la forza. Conseguenza di questo pensiero: i cieli taiwanesi sono visti come cinesi, Pechino quando invia aerei in quelle zone ritiene di non violare spazi aerei, ma sottolinea la propria sovranità. Mentre in questi giorni nelle acque del Pacifico, due portaerei americane, una inglese e una giapponese si stanno esercitando insieme – e forse anche davanti a questo la Cina mostra i muscoli, nervosa» (Formiche. net ).

  2. L’altro ieri Xi Jinping ha ripetuto per l’ennesima volta che «coloro che dimenticano la loro eredità, tradiscono la loro madrepatria e cercano di dividere il paese, non avranno una buona fine». Ieri l’ambasciatore di Taiwan in Italia ha dichiarato che «coloro che cercheranno di violare con la forza la sovranità di Taiwan non avranno una buona fine». Il concetto qui espresso mi pare abbastanza chiaro, e il minimo che si possa dire è che non si annunciano tempi buoni per i cinesi delle due sponde del Mar Cinese Orientale. E probabilmente non solo per loro.

  3. CONTRO L’IMPERIALISMO CINESE E I SUOI ALLEATI! CONTRO IL NAZIONALISMO TAIWANESE! CONTRO L’IMPERIALISMO STATUNITENSE E I SUOI ALLEATI!

    Meglio precisarlo prima di un nuovo bagno di sangue. Sempre per quel che vale, si capisce.

    «Taipei non inizierà una guerra con Pechino, ma si difenderà “fino in fondo”. Il ministro della Difesa, Chiu Kuo-cheng, tra le tensioni nello Stretto di Taiwan che hanno sollevato timori a livello internazionale, ha detto in un’audizione parlamentare, usando il nome ufficiale di Taiwan, che “ciò che è più chiaro è che la Repubblica di Cina non inizierà o scatenerà assolutamente una guerra, ma se ci saranno movimenti affronteremo il nemico in pieno”» (Ansa).

    «La politica della Russia sulla situazione di Taiwan si basa sul presupposto che l’isola appartiene alla Cina. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov» (La Stampa).

    Per mantenere la “pace” Putin confida nella superiorità economica del capitalismo cinese: «La Cina “non ha bisogno di usare la forza” per la desiderata “riunificazione” con Taiwan. Il presidente russo Vladimir Putin, in un’intervista alla Cnbc, ha citato i recenti commenti del presidente Xi Jinping che suggeriscono la possibilità di una riunificazione pacifica e la “filosofia dello stato” di Pechino che non vi è minaccia di scontro militare. “Penso che la Cina non abbia bisogno di usare la forza: è un’enorme economia potente e, in termini di parità di acquisto, è la numero uno al mondo davanti agli Usa. Aumentando questo potenziale economico è in grado di realizzare i suoi obiettivi nazionali. Non vedo alcuna minaccia”» (Ansa).

  4. ULTIME NOTIZIE DAL FRONTE DEL PACIFICO.

    «Gli Stati Uniti difenderanno Taiwan da un eventuale aggressione della Cina. Lo ha detto il presidente americano Joe Biden, nel corso di un dibattito trasmesso sulla Cnn. “Abbiamo un impegno su questo”, ha affermato Biden a proposito della difesa di Taiwan dalle eventuali aggressioni della Cina. “Gli stati Uniti – ha proseguito – hanno preso un sacro impegno per quel che riguarda la difesa degli alleati della Nato in Canada e in Europa e vale lo stesso per il Giappone, per la Corea del Sud e per Taiwan”» (Ansa).

    «Smacco per gli Usa, che devono subire una battuta d’arresto nella corsa ai missili ipersonici rimanendo indietro rispetto a Cina e Russia. Il Pentagono ha infatti ammesso il fallimento dell’ultimo test avvenuto in Alaska.Il lancio è stato compromesso dal malfunzionamento del razzo usato per portare il missile oltre la velocità del suono. Nelle ultime settimane i test compiuti da Mosca e Pechino rispettivamente con i missili ipersonici chiamati Zircon di Mosca e Lunga Marcia si erano conclusi con un successo» (Ansa).

    Come sempre i cinesi si distinguono per “originalità”. Chissà se la marcia del missile Made in China è talmente lunga da essere in grado di colpire anche la mia città – peraltro non molto distante da una base militare americana. «Pensi sempre ai fatti tuoi: egoista!» In effetti… Dai, oggi rallegriamoci per lo smacco americano! E che l’Imperialismo Mondiale ce la mandi buona…

    Cosa dicono a Taipei? Leggiamo Limes.

    Conversazione con Jaushieh Joseph Wu, ministro degli Esteri della Repubblica di Cina (Taiwan).

    LIMES - Taiwan è uno Stato indipendente di fatto, il suo nome ufficiale è Repubblica di Cina. Perché non è indipendente de iure? Nel prossimo futuro avete intenzione di dichiarare l’indipendenza, così da colmare il divario tra realtà e finzione diplomatica?
    WU - Taiwan non ha bisogno di dichiarare l’indipendenza: siamo già uno Stato indipendente e sovrano. Abbiamo un governo e un esercito, emettiamo passaporti, eleggiamo il nostro presidente con il voto popolare, abbiamo relazioni diplomatiche con 15 Stati. La Cina non ha mai governato Taiwan. Eppure, la leadership della Repubblica Popolare ha incluso unilateralmente Taiwan nel suo «sogno cinese». Pechino continua a comprimere la nostra libertà d’azione internazionale, ci intimidisce sul piano militare e retorico, turba con le sue azioni la pace e la stabilità nello stretto che ci separa. È la Cina che ha perso il contatto con la realtà. Taipei promuove una diplomazia ferma fondata sull’assistenza reciproca in cambio di benefici reciproci, Pechino adotta invece una diplomazia del «lupo guerriero» che istiga al conflitto. Ringraziamo la comunità internazionale per il suo sostegno, in particolare gli oltre sessanta membri del Parlamento europeo che si sono spesi a favore dei rapporti di cooperazione che stiamo sviluppando con la Lituania».

    Diciamo che Pechino non ha preso bene la “velleitaria” e “irrispettosa” iniziativa di Villnius: «Pechino la ritiene una violazione del principio dell’unica Cina e ha minacciato l’interruzione delle relazioni bilaterali. […] L’Europa centro-orientale doveva essere la porta della Cina per il resto del continente. E invece rischia di diventare, almeno in parte, un primo muro» (Il Manifesto).

    Staremo a vedere. Missili ipersonici permettendo, si capisce. Altro che Pacifico!

  5. NELLA NUOVA ERA…

    «Dal 17 al 23 ottobre, le marine cinese e russa hanno organizzato e effettuato il primo pattugliamento congiunto nell’Oceano Pacifico occidentale. Il pattugliamento congiunto mira a sviluppare ulteriormente il partenariato di cooperazione strategica globale tra Cina e Russia nella nuova era, migliorando le capacità operative congiunte di entrambe le parti e mantenendo insieme la stabilità strategica internazionale e regionale. L’operazione è un progetto all’interno del piano di cooperazione annuale tra gli eserciti cinese e russo e non è diretto contro parti terze» (Quotidiano del Popolo Online).

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