Occorre contrastare la deriva antiscientifica
che si registra un po’ ovunque, anche nel
nostro Paese, sia pure in piccole dosi, per
fortuna. Una deriva antiscientifica che mira
a bloccare il futuro e porta a ricondurre tutto
al passato (Sergio Mattarella).
L’attenzione generale è tutta concentrata sulla questione vaccinale e sulle politiche pseudo sanitarie (vedi Green Pass) che ne discendono. Fin dall’inizio della crisi sociale che chiamiamo Pandemia chi scrive si è invece posto l’obiettivo di mettere in luce le cause strutturali più importanti di questa crisi, che possiamo riassumere come segue: sfruttamento capitalistico degli individui e della natura (*), distruzione degli ecosistemi, globalizzazione ed estrema velocizzazione dei traffici (spostamento di persone e di merci), fragilità dei sistemi sanitari incapaci di generare profitti (vedi la sanità pubblica finanziata con la fiscalità generale), natura profondamente e necessariamente irrazionale (e quindi ostile all’umanità e alla natura) della Società-Mondo che ci “ospita”, e altro ancora riconducibile più o meno direttamente alla natura capitalistica di questa società.
Oggi dire scienza significa dire Capitale, e difatti senza un grande investimento capitalistico la scienza non avrebbe potuto produrre vaccini in così poco tempo e in così grande quantità. Investimento che come sappiamo è stato ben remunerato, com’è necessario che sia in regime capitalistico. Come ha scritto l’apologeta del capitalismo Franco Debenedetti sulla scia di Milton Friedman, «la società assegna all’impresa una e una sola missione: produrre ricchezza», cioè Fare profitti (Marsilio, 2021), che poi è la sola etica che conosce l’impresa capitalistica. Sotto questo fondamentale aspetto il genere di “bene” o “servizio” che l’impresa produce è solo un dettaglio: un vaccino che salva vite o una scheda al silicio che permette a un missile atomico o “convenzionale” di volare con estrema precisione verso l’obiettivo da distruggere non fa alcuna differenza.
Lo sviluppo del vaccino in tempi record segna il successo del Capitale, al cui servizio lavora la scienza. Che nell’epoca del dominio totalitario del Capitale sull’umanità e sulla natura la stragrande maggioranza delle persone non veda, o sottovaluti in modo a dir poco incredibile, l’intimo e inscindibile legame che insiste tra la scienza e i vigenti rapporti sociali, ebbene questo fatto ci dice quanto potente sia l’ideologia dominante, che infatti occorre considerare come la continuazione della “struttura”, anzi come una vera e propria“struttura”, e non alla stregua di un elemento “sovrastrutturale”. Ma questo l’hanno detto prima e molto meglio di me altri e assai più titolati anticapitalisti. Personalmente non nutro alcun timore che la concezione qui sintetizzata possa portare acqua al mulino alla cosiddetta “deriva antiscientifica” (che qualche sinistrorso particolarmente “creativo”, o cretino, ha associato alla “deriva fascista” dei No Vax/No Green Pass); ciò che a me interessa mettere a tema è, per un verso, l’estrema irrazionalità con cui si attua la razionalità capitalistica (al cui centro batte il cuore della tecnoscienza), e per altro verso come le stesse condizioni oggettive create dal capitalismo aprano all’umanità la possibilità di una sua emancipazione da ogni forma di dominio e di sfruttamento.
Va dunque ripreso il tema dell’uso capitalistico della scienza e della tecnica non in astratto (ripetendo ad esempio ciò che scrisse Marx sul tema in una fase storica che assegnava allo sviluppo delle forze produttive capitalistiche una funzione rivoluzionaria in chiave antifeudale e contro la piccola produzione capitalistica in molte regioni della stessa Europa), ma a partire dal processo sociale come si dà ai nostri tempi. Oggi non si tratta più solo dell’uso capitalistico della scienza e (soprattutto) della tecnologia, ma della loro stessa “sostenibilità” umana, della loro compatibilità con un assetto autenticamente umano della possibile – e oggi radicalmente negata – Comunità futura.
Questa dialettica tra attualità (del Dominio) e possibilità (della Liberazione) è a mio avviso un’eccellente prospettiva da cui approcciare la complessità dei fenomeni sociali. Rivolgere la punta della polemica anticapitalista contro la “deriva antiscientifica” mi sembra un compito risibile che non tiene conto della realtà e del processo storico-sociale degli ultimi due secoli.
L’anticapitalista del XXI secolo dovrebbe piuttosto sottolineare come la diffidenza che sempre più persone nutrono anche nei confronti della scienza è figlia proprio dell’irrazionalità strutturale e della tensione dialettica tra attualità (presente) e possibilità (futuro) di cui parlavo, dal momento che la scienza non sembra arrecare felicità a moltissimi individui mentre essa supporta in mille modi la causa della loro infelicità. Non sorprende affatto il pensiero critico-radicale che molte persone cerchino di razionalizzare il caos sociale con le idee più irrazionali che si possano immaginare, e non è certo prendendole in giro che le incoraggiamo a fare dei passi in avanti verso una più consapevole lettura della realtà.
Detto solo en passant, io dedico ancora molto tempo nel cercare di demistificare il cosiddetto “socialismo reale” (leggi reale capitalismo) di ieri e di oggi non per un malsano bisogno di parlar male degli stalinisti di ieri e di oggi, ma per offrire il mio modesto (ciascuno secondo le sue capacità!) contributo alla riattivazione della Possibilità contro l’Attualità. Oggi il futuro è purtroppo una mera espressione cronologica.
Una volta Lacan disse, allontanandosi abissalmente dalla posizione scientista sempre difesa da Freud, che alla fine la religione avrebbe avuto la meglio sulla psicoanalisi perché al contrario di quest’ultima (secondo il francese l’ultimo atto dell’illuminismo, necessario per togliere le residue illusioni su questa pessima condizione umana), la prima aveva ancora la capacità di parlare al cuore della gente, di dare alle persone risposte piene di senso e di affettività, a prescindere da quanto queste risposte fossero, siano e saranno lontane dalla realtà “oggettiva”. Lacan allora pensava alla Chiesa Cattolica, la quale nel frattempo ha perso moltissimo terreno, mentre nuove e decisamente più “informali” credenze (la “religione fai da te”) nascono e muoiono nel giro di qualche anno, se non di qualche mese.
Oggi c’è un bisogno di masticare panacee che ricorda da vicino la bulimia alimentare: ingoiare e vomitare, sempre di nuovo. Regredendo, la coscienza massificata ha perduto la forza di pensare un altro mondo (anche solo come Aldilà) mentre sopporta con crescente sofferenza il presente che schiaccia l’individuo atomizzato. L’assurdità delle credenze coltivate da non poche persone ci dice quanto forte sia il loro disagio, il loro dolore, la loro incapacità di capire questo folle (disumano) mondo, la loro sfiducia, che spesso si trasforma in vera e propria ostilità, nei confronti di tutto ciò che si presenta ai loro occhi con il timbro dell’ufficialità, della normatività, del “politicamente corretto”.
Mi piace concludere questa riflessione riportando un eccellente contributo che ho ricevuto da un amico su Facebook: «L’ideologia dominante, con i suoi mezzi e tecniche di diffusione, ha favorito la riduzione delle capacità cognitive e di giudizio individuali all’ottusa inferenza binaria: se non sei bianco, allora non puoi che essere nero – non c’è una terza possibilità. Esempio: se metti in discussione l’imposizione del Green Pass, sei No vax; se dubiti dell’attendibilità della ricerca scientifica poiché la ritieni asservita o sottoposta, suo malgrado, alla logica capitalistica, sei nel delirio della superstizione antiscientista; se affermi la separazione non più suturabile di scienza e verità, sei relativista se non addirittura nichilista. Insomma, se ti ostini a tenere aperto un dibattito che alimenta il dubbio, stai oggettivamente offrendo supporto a fascisti e oscurantisti. Nel momento in cui Sebastiano scrive, sarcasticamente, “Credere (soprattutto nella Scienza!)” (**), il “lettore binario” potrebbe credere che il Nostro stia perorando la causa dell’antiscientismo, laddove invece – come precisa lui stesso in un commento precedente – si riferisce alla scienza asservita al dominio di classe e non al metodo scientifico in sé».
(*) «In tutto il sudest asiatico il guano di pipistrello costituisce un’importante risorsa economica per le popolazioni locali. Per esempio, in Cambogia, ove il guano di pipistrello è considerato “oro nero”, esso viene raccolto sia direttamente nelle grotte, da appositi minatori, i quali a mani nude e senza nessuna protezione riempiono sacchi della preziosa merce, sia stendendo delle reticelle al di sotto delle rotte frequentate dai pipistrelli, per raccogliere il guano da essi rilasciato in volo (e quindi fresco), come spiegato in un’intervista apparsa sul South-East. Il guano di pipistrello è così apprezzato, che anche l’agricoltura biologica dei ricchi paesi occidentali vi ha accesso, ed è possibile comprarlo direttamente sia su Amazon sia dalla sua controparte cinese, il sito di vendite online AliBaba. Esso, quindi, non solo sostiene l’agricoltura locale – specialmente di riso – ma alimenta una economia che rimpingua le magre casse dei locali, i quali, giustamente, lo valorizzano come una risorsa pregiata per sbarcare il lunario» (E. Bucci, Il Foglio, 3/8/2020). Quando si dice economia di merda! Vedi il post Il nome della malattia e quello della cura. I miei post del 2020 sulla Pandemia sono raccolti nel PDF intitolato Il Virus e la nudità del Dominio.
(**) Ecco il mio post pubblicato su Facebook:
IN NOME DELLA LEGGE E DEL PRODOTTO INTERNO LORDO, DISPERDETEVI!
Ma come, il Pil, se Dio vuole, rimbalza, i profitti riprendono fiato, finalmente riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel, perfino i tedeschi ci ammirano e ci invidiano il Premier competente e decisionista, e il Paese deve vedersela con quattro scervellati che si mettono di traverso?!
Il Presidente della Repubblica: «Sorprende e addolora che proprio oggi, proprio adesso, in questi momenti, non quando vi erano momenti con l’orizzonte oscuro, quando si temeva il crollo del Paese, ma oggi che vediamo una ripresa incoraggiante – economicamente socialmente, culturalmente, in cui il Paese si sta rilanciando – proprio adesso esplodono fenomeni, iniziative e atti di violenza, di aggressiva contestazione. Quasi a volere ostacolare, intercettare, la ripresa che il Paese sta vivendo e che deve essere condotta a buon fine, con fatica, con impegno ma in maniera indispensabile». Credere (soprattutto nella Scienza!), ubbidire, lavorare! Lavorare «con fatica, con impegno ma in maniera indispensabile» – per il sistema capitalistico di questo Paese, ovviamente.
Carlo Freccero: «Sto guardando le immagini. Sono sconvolto. A Trieste è morta la democrazia». Ma no, si tratta dell’escrementizia democrazia capitalistica!
Sulla natura e sulla funzione sociale della tecnoscienza in epoca capitalistica rimando ad alcuni miei scritti: Sul potere sociale della scienza e della tecnologia; Io non ho paura – del robot; Robotica prossima futura. La tecnoscienza al servizio del dominio; Capitalismo cognitivo e postcapitalismo. Qualunque cosa ciò possa significare; Capitalismo 4.0. tra “ascesa dei robot” e maledizione salariale; Accelerazionismo e feticismo tecnologico.
Aggiunta del 26/10/2021
La pazzia di Michele Serra…
Scrive oggi Michele Serra su Repubblica: «Le categorie politiche non bastano a capire che cosa sta succedendo in quella porzione di mondo che chiamiamo Occidente. Il complottismo, Qanon, l’assalto al Campidoglio, gli elmi cornuti, la denuncia della Dittatura Sanitaria, la stessa apparizione dell’incredibile Trump sulla scena mondiale, consentono una lettura solo parzialmente politica. Tanto meno ideologica. Valgono meglio le categorie psichiatriche: e sia detto senza nessuna superficialità o irrisione, semmai con la massima considerazione della sofferenza e del disagio di chi le porta addosso. Ma questa è la sostanziale novità dell’epoca: la pazzia come agente politico, come organizzatrice delle folle. Poiché sono i regimi autoritari che bollano e dannano la pazzia, alle democrazie spetta il compito (ben diverso) di cercare di capire come mai, in misura così evidente, la pazzia abbia preteso e ottenuto la sua rappresentanza politica».
«La pazzia come agente politico» non è ovviamente una qualità naturale, ma un prodotto squisitamente sociale, sociale in senso forte, e in quanto tale essa può essere compresa nel suo autentico significato solo mediante le categorie messe a punto dalla politica, dalla sociologia e dalla psicoanalisi – orientata in senso antipsichiatrico. Proprio la conquistata «rappresentanza politica» di cui parla Serra, tradendo peraltro in modo fin troppo evidente le preoccupazioni che serpeggiano nella parte più avveduta dei sostenitori dello status quo sociale, attesta l’estrema atomizzazione, alienazione e impotenza degli individui maltrattati da un processo capitalistico sempre più aggressivo (competitivo su ogni aspetto della vita sociale) e incomprensibile. Non è la pazzia che minaccia di “prendere” il potere politico: si tratta piuttosto della fenomenologia del potere sociale capitalistico come si dà oggi.
Il pensiero critico-radicale si sforza di lacerare il velo ideologico che presenta come ineluttabile la vita in questa disumana (e quindi necessariamente irrazionale) società, per aiutare «gli uomini a liberarsi da un sortilegio la cui potenza demoniaca dura solo quanto la fede che essi gli prestano» (M. Horkheimer, T. W. Adorno).
Un commento da Facebook:
A. E.: Sebastiano, buongiorno. Mi capita spesso di leggere le cose che tu proponi, e mi sento molto vicino alle tue posizioni anche se, per quanto mi riguarda, io ho ancora tanto da sgobbare. Vorrei però che tu mi chiarissi un aspetto da te molte volte ripreso nei tuoi lavori. Quando scrivi del “totalitarismo dei rapporti sociali capitalistici” esattamente cosa intendi?
Sebastiano Isaia:
Ciao! Ti ringrazio nuovamente per l’attenzione che dedichi ai miei modesti lavori. Quanto a sgobbare, io ne ho più bisogno di te! Per farla brevissima: il concetto di “totalitarismo dei rapporti sociali capitalistici” si limita a registrare l’impatto sempre più devastante (anche sul corpo degli individui e su quello della natura), capillare e profondo (anche sull’”anima” e la psiche degli individui) che hanno gli interessi di natura economica sulla società – colta anch’essa nella sua totalità mondiale. E quando si parla di economia oggi si parla, ovviamente, di capitalismo: Tutto sotto il cielo del Capitale. Si tratta di un concetto che ha (diciamo, meglio, che vuole avere) anche una valenza fortemente polemica (nei confronti dell’ideologia dominante, in generale, e della politologia in particolare), perché invita il pensiero a non cadere nella falsa contrapposizione tra regime democratico e regime totalitario, in quanto si tratta di due facce (politiche, ideologiche, istituzionali) della stessa medaglia, ossia del totalitarismo di cui sopra. E qui mi fermo. Sperando di aver chiarito qualche tuo dubbio, ti auguro di trascorrere una eccellente domenica. Ciao!
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