Nella crisi ucraina ci sono torti da esecrare e punire e ragioni da difendere e sostenere? A mio avviso la domanda è mal posta, e andrebbe riformulata come segue: da quale punto di vista si può parlare, in merito alla vicenda in questione e a ogni altra questione di analoga natura, di torti e di ragioni? Ebbene, dal punto di vista capitalistico/imperialistico tutti gli attori della crisi ucraina hanno ragioni e interessi da difendere legittimamente contro le ragioni e gli interessi difesi altrettanto legittimamente dalla concorrenza. Alle ragioni e agli interessi che fanno capo a un lato della barricata, si contrappongono le ragioni e gli interessi del lato opposto. Schierarsi da una delle due parti del conflitto significa dunque difendere e sostenere le ragioni e gli interessi di uno schieramento imperialistico contro le ragioni e gli interessi dello schieramento concorrente.
Ovviamente chi difende le ragioni e gli interessi di una delle due parti in conflitto non può condividere questo ragionamento “ecumenico” e “astratto”, e difatti si affretta a dimostrare, con argomenti di varia natura (storici, geopolitici, economici, ideologici, ecc.), che l’imperialismo che egli sostiene ha ragione mentre l’imperialismo che avversa ha torto: «Ma è così evidente!» Non c’è dubbio alcuno. Tuttavia occorre precisare che la cosa risulta evidente solo ponendosi dal punto di vista del capitalismo, dell’imperialismo, della nazione, dello Stato, delle classi dominanti. Assumendo questo particolare punto di vista, possiamo parlare dei torti e delle ragioni dei russi piuttosto che degli americani, dei torti e delle ragioni delle grandi nazioni piuttosto che delle piccole, e via di seguito.
Ancora prima di scendere nel merito delle ragioni e dei torti che fanno capo ai diversi attori della crisi in questione, occorre dunque chiarirne bene la natura sociale e orientarsi di conseguenza sul piano della valutazione politica e delle iniziative a essa adeguate.
In generale, per capire quale siano le ragioni e gli interessi dell’imperialismo statunitense e di quello europeo, ragioni e interessi che peraltro non coincidono sempre tra loro (anzi, “collimano” sempre meno), basta leggere la stampa cosiddetta mainstream, mentre per documentarsi circa le ragioni e gli interessi della concorrenza (Russia, Cina, Iran, Venezuela, ecc.) bisogna leggere la cosiddetta “stampa alternativa”, soprattutto quella che fa capo alla – sempre cosiddetta – “sinistra antimperialista”, la quale conosce, ovviamente, un solo imperialismo: quello occidentale in generale, e quello statunitense in particolare. Anche quando si rifiuta di ammetterlo (per furbizia, per vergogna o per ignoranza), questo “Campo Antimperialista” ha ereditato l’escrementizia ideologia stalinista – con le sue diverse varianti nazionali: togliattismo, maoismo, castrismo e così via. A mio modestissimo avviso, non si tratta di “compagni che sbagliano”: non si tratta di compagni. Punto. Chi difende le ragioni di un polo imperialista contro il polo concorrente non può essere considerato una parte della soluzione, ma una parte del problema chiamato contesa interimperialistica.
Invito chi legge ad approcciare la crisi ucraina e ogni altro conflitto sistemico (economico, tecnologico, scientifico, ideologico, ecc) dalla prospettiva anticapitalista, antimperialista e internazionalista che cerco di delineare con i miei scritti. Lungi dal negare l’importanza di un approfondimento storico, geopolitico, economico e ideologico delle “problematiche” (ad esempio, da qualche tempo ho ripreso a studiare la storia della Russia, anche per capire il ruolo che hanno avuto Kiev e l’Ucraina nel processo di formazione della nazione russa e dell’imperialismo russo, dagli Zar a Stalin), intendo piuttosto proporre una prospettiva da cui approcciare i problemi che sempre di nuovo nascono sul fondamento di questa Società-Mondo, una realtà oltremodo disumana e disumanizzante. Da questa prospettiva solo le ragioni e gli interessi che fanno capo alle classi subalterne di tutto il pianeta appaiono meritevoli di essere sostenute.
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LE PAURE DEL REGIME PUTINIANO SECONDO T. L. FRIEDMAN. OVVERO LA GUERRA SISTEMICA (GEOPOLITICA, ECONOMICA, TECNOLOGICA, SCIENTIFICA, IDEOLOGICA) COME CHIAVE DEL CONFLITTO ARMATO
… Ora la doccia fredda – e alcuni motivi per cui Putin potrebbe ancora invadere l’Ucraina, e presto. Tanto per cominciare, Putin è ossessionato dall’Ucraina, non solo per il timore che possa entrare a far parte della NATO, ma anche per il suo profondo legame storico-culturale con la Russia. Anche se potrebbe non conquistare il paese con l’invasione, non rinuncerà facilmente a intromettersi nella sua politica, cercando di installare lacchè nel suo palazzo presidenziale e autorizzando i russofoni a cercare costantemente di avvicinare i due paesi. E Putin ha molti mezzi segreti per continuare a rimorchiare l’Ucraina in un modo che non innescherà una risposta occidentale così solida come farebbero i suoi carri armati ammassati al suo confine. …
Essendomi opposto all’espansione della NATO alla fine della Guerra Fredda, non sono indifferente alle legittime preoccupazioni russe sull’adesione dell’Ucraina alla NATO. Sia la NATO che la Russia dovrebbero accettare che l’Ucraina sia uno stato geopoliticamente neutrale, come la Finlandia. Ma dal mio punto di vista, Putin non ha davvero paura che l’Ucraina aderisca alla NATO, cosa che gli Stati Uniti hanno chiarito non essere nelle loro intenzioni ora. Invece, la paura di Putin è che l’Ucraina si occidentalizzi. Ciò che mi ha colpito di più da un viaggio che ho fatto in Ucraina nell’aprile 2014 è stato il numero di giovani ucraini che ho incontrato sognando che l’Ucraina diventasse un membro a pieno titolo dell’UE – non della NATO – proprio per difendere la loro fragile democrazia e bloccare la corruzione e il putinismo.
No, la crisi ucraina non ha mai riguardato esclusivamente la paura di Putin per l’espansione delle forze della NATO ai confini della Russia. Neanche lontanamente. La sua più grande paura è l’espansione della sfera di influenza dell’UE e la prospettiva che possa essere un modello decente di democrazia e di libero mercato, e che ogni giorno potrebbe dire al popolo russo: “Questo è ciò che potresti essere senza Putin”».
Come ai “bei tempi” della Guerra Fredda, oggi si confrontano/scontrano due sistemi capitalistici: come sappiamo, allora vinse il sistema capitalistico con caratteristiche “occidentali”, mentre quello con caratteristiche “sovietiche” ne uscì completamente rovinato. Berlino Ovest ogni giorno diceva a Berlino Est: «Questo potresti essere senza i comunisti» (leggi stalinisti, ossia anticomunisti della peggior specie). Di qui, la costruzione del famigerato Muro. Nella valutazione della situazione oggi occorre considerare anche la variante cinese, la quale complica non poco le cose.
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