TANTO TUONÒ…

«Alle ore 5 locali circa, le Forze armate di Russia hanno oltrepassato i confini dell’Ucraina. La penetrazione nei confini ucraini è stata preceduta da bombardamenti contro le basi aeree e i sistemi terra-aria di Kiev. Il ministero della Difesa russo ha riferito che i sistemi di difesa anti-aerea ucraini sono stati «neutralizzati» e che «non c’è stata alcuna resistenza militare alla frontiera» (Limes). Una prima riflessione politica – non geopolitica.

Riprendendo un termine calcistico, potremmo parlare di un’invasione “telefonata”, ossia di un’operazione militare fatta alla luce del sole e prevedibile nei suoi esiti finali, sebbene solo nel breve – o brevissimo – periodo. Alla fine ai tuoni ha fatto seguito quello che era prevedibile e annunciato da settimane dall’intelligence statunitense e americana, e adesso tutte le diplomazie del mondo aprono l’ombrello e cercano di capire come meglio piazzarsi nella nuova situazione determinata dalla fitta pioggia che viene dall’Est. Le ironiche battute propagandistiche dei russi circa l’ora esatta dell’annunciata e temuta invasione, bevute puntualmente dalle nostre parti da chi crede di saperla lunga su come va il mondo, alla luce degli ultimi avvenimenti appaiono di un cinismo degno davvero della “migliore” (o peggiore, punti di vista) tradizione diplomatica russa.

Oggi il dittatore russo dice di voler “denazificare” l’Ucraina e non c’è da dubitare che i suoi tifosi d’Occidente riprenderanno le sue stratosferiche balle propagandistiche, la sua escrementizia retorica da bullo del tutto indifferente alla vita delle persone, per supportare la sua politica del regime change intesa a installare a Kiev un regime filorusso. Come non c’è da dubitare che dietro la facciata dell’esibita unità del “fronte occidentale” si sta giocando una durissima partita fra “alleati” divisi da interessi economici e strategici ben ponderati da Mosca. Ma di questo sono piene le pagine dei quotidiani di oggi.

Come sempre sono i nullatenenti, non solo russi e ucraini ma di tutta l’Europa, che pagheranno il prezzo più salato di questa guerra, e già lo pagano tutti i giorni quando vanno a fare la spesa, quando vanno a riempire il serbatoio dell’auto e quando pagano le bollette della luce e del gas. La lotta per il salario è (sarebbe) parte importantissima della lotta contro la guerra.

«Come avrebbero reagito gli Stati Uniti se il Canada avesse partecipato ad un’alleanza militare guidata da Putin? E d’altronde ancora ci ricordiamo come reagirono gli americani quando 60 anni fa i sovietici installarono i missili a Cuba. Si rischiò una nuova guerra mondiale» (Il Manifesto). Come ho scritto altrove, cercare ragioni e torti delle Potenze coinvolte in questa guerra, significa porsi sul terreno di quegli stessi interessi imperialistici che sono alla base della cosiddetta “pace” e dei conflitti armati, che di quella capitalistica “pace” sono la continuazione con altri mezzi – come insegna la storia recente e passata, non qualche dottrinario esperto di guerra. Tra l’altro il cosiddetto “Quotidiano comunista” mostra di aderire alla logica delle sfere di influenza: ogni Potenza è padrona a casa sua!

«Servirebbe una doppia delegazione di pacifisti a Kiev e a Mosca per far dialogare le forze ostili alla guerra, per ricostruire le condizioni di una “diplomazia dal basso” [sic!] per la pace e la riconciliazione» (Il Manifesto). Tutte illusioni, peraltro spese sul terreno che genera sempre di nuovo conflitti e violenze d’ogni tipo: parlo della società dominata dal Capitale, si capisce; una società che oggi ha i confini del pianeta. Riprendo la citazione: «Bisogna incalzare le Nazioni Unite – completamente assenti – e l’Unione europea che è divisa e balbetta». Detto altrimenti, bisogna confidare nel «covo di briganti», per dirla con Lenin, chiamato Nazioni Unite (dove non si muove foglia che l’imperialismo unitario non voglia) e nell’Unione Europea, che stenta a diventare un polo imperialista in grado di reggere il confronto con la concorrenza statunitense, russa e cinese.

Se vogliamo la pace, quella vera, dobbiamo preparare la rivoluzione sociale anticapitalistica: altro che “costringere” i guerrafondai ad accettare la strada della diplomazia! Alla «diplomazia dal basso» dei pacifisti contrappongo l’internazionalismo dei nullatenenti, di quelli che per vivere sono costretti a farsi sfruttare nei luoghi di lavoro, magari per poi morire in difesa della Patria! «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino», recita l’Art. 52 della Costituzione «più bella del mondo». Preparare la rivoluzione sociale significa, ad esempio, portare già oggi argomenti contro la difesa della Patria, contro gli interessi nazionali del proprio Paese, e il fatto che nel presente le classi subalterne d’ogni parte del mondo manifestino un’abissale distanza da quella che un tempo si chiamava “coscienza di classe”, ebbene questo tragico fatto è una parte tutt’altro che marginale del problema che stiamo affrontando.

Incasso di buon grado l’accusa di “utopismo”; ma faccio sommessamente notare alle persone giudiziose che sanno come va il mondo che né il pacifismo né il realismo hanno mai impedito il massacro degli esseri umani tutte le volte che la situazione (cioè l’antagonismo delle Potenze) l’ha reso possibile e alla fine necessario – dal punto di vista di quelle Potenze, ovviamente.

Leggi:

L’UCRAINA DI LENIN; FATTI COMPIUTI E “TRATTATIVE DI PACE”; AGGRESSORI E AGGREDITI…E IL PACIFISMO? NON PERVENUTO!DEI TORTI E DELLE RAGIONI. MA DI CHI?TRASFORMARE LA PREPARAZIONE DEL CONFLITTO ARMATO IN CONFLITTO SOCIALE GENERALIZZATO!L’IMPERIALISMO VIENE DA OVEST E DA ESTIL CAPITALISMO COSTRUISCE LA GUERRA NEL CUORE DELLA SUA “PACE”PENSARE LA RIVOLUZIONE OLTRE LE IDEOLOGIE NOVECENTESCHELA SINDROME DI MONACOESSERE VLADIMIR PUTIN; L’IMPERIALISMO ENERGETICO DELLA RUSSIA

12 pensieri su “TANTO TUONÒ…

  1. Dal profilo Facebook di Fabrizio Rondolino, ex consigliere di Massimo D’Alema, già eroe della guerra in Kosovo:

    «Chi non ha voglia di combattere perde. I nostri aerei dovrebbero già essere in volo, i nostri missili già partiti. Ci sono leader che si sono formati in prestigiose università, altri che per tutta la vita hanno militato in un partito. C’è chi si è fatto da sé e chi ha avuto un padre importante. C’è chi ha fatto l’imprenditore, l’attore di Hollywood, il professore, il banchiere. Putin si è formato torturando decine di migliaia di persone colpevoli soltanto di non essere comunisti, di non rispondere alle regole del KGB. Non c’è altro nel suo curriculum». Ma allora Putin lavorava per il comunismo! Se la situazione non fosse tragica…

  2. Pingback: L’UCRAINA DI LENIN | Sebastiano Isaia

  3. SWIFT E IMPERIALISMO

    «La guerra si combatte sempre più con strumenti e obiettivi economici. In questo scenario, le sanzioni costituiscono un’arma strategica cruciale – meno spettacolare, ma non meno distruttiva dei carri armati o dei bombardieri, come ammise già un secolo fa il presidente americano Woodrow Wilson: “Applicate questo rimedio economico, pacifico, silenzioso e mortale e non ci sarà bisogno della forza”. Gli Stati Uniti hanno minacciato di ricorrervi nell’evenienza in cui la Russia invada l’Ucraina. Oggi l’assedio non si attua più bloccando l’approvvigionamento delle città fortificate con gli eserciti o impedendo l’accesso ai porti coi sottomarini, bensì interrompendo i flussi di denaro in entrata e in uscita dal Paese attraverso il controllo del sistema dei pagamenti. Alle barriere fisiche si preferiscono meno onerose e più efficaci barriere finanziarie.

    Ma come funziona il sistema dei pagamenti internazionale? Come può essere utilizzato a scopi bellici? Cosa implica rimanerne esclusi? Quali alternative o contromisure può adottare il Paese colpito? E quali potrebbero essere le implicazioni geopolitiche di un ricorso sistematico a questo strumento, in particolare sull’egemonia monetaria degli Stati Uniti? I pagamenti transfrontalieri passano per il sistema bancario. Gli ordini di pagamento sono trasmessi tramite SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), un consorzio internazionale di banche con sede in Belgio che collega attraverso una rete informatica circa 11.000 istituzioni finanziarie in tutto il mondo. SWIFT fu costituito nel 1977 per evitare che l’infrastruttura dei pagamenti internazionali fosse monopolizzata dall’americana Citibank. Per una ironia della storia, ha finito per diventare la principale arma degli Stati Uniti nell’esercizio dell’egemonia monetaria globale. …

    Il sistema dei pagamenti è diventata ormai l’arma economica più potente che gli Stati Uniti possano impiegare contro un nemico. Dati questi precedenti, la possibilità che il sistema di pagamento non sia più uno strumento neutrale ma possa diventare un’arma usata dal governo USA e dai suoi alleati ha allarmato i loro principali antagonisti come Venezuela, Cuba, Corea del Nord, Iran, Cina e naturalmente Russia. …
    Il sistema dei pagamenti è diventata ormai l’arma economica più potente che gli Stati Uniti possano impiegare contro un nemico. Dati questi precedenti, la possibilità che il sistema di pagamento non sia più uno strumento neutrale ma possa diventare un’arma usata dal governo USA e dai suoi alleati ha allarmato i loro principali antagonisti come Venezuela, Cuba, Corea del Nord, Iran, Cina e naturalmente Russia. …

    Alla lunga, l’utilizzo del sistema dei pagamenti come arma rischia di essere costoso per i Paesi che la utilizzano assai più che per quelli che la subiscono: il ricorso sistematico a questo strumento, non solo colpisce tanto gli uni quanto gli altri, ma incentiva la ricerca di alternative e finisce per minare alla radice l’utilizzo del dollaro come moneta internazionale e l’assetto geopolitico che su tale egemonia monetaria si regge. Chi di moneta ferisce, di moneta perisce» (ISPI).

    https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-guerra-dei-sistemi-di-pagamento-33401

  4. INTANTO IL CELESTE IMPERIALISMO FA SAPERE CHE LA QUESTIONE TAIWANESE È PIÙ ATTUALE CHE MAI

    Quotidiano del Popolo Online, giovedì 24 febbraio 2022:

    Grazie agli sforzi congiunti dei connazionali su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan, la riunificazione nazionale della Cina deve essere e sarà sicuramente realizzata, ha osservato mercoledì un portavoce della Cina continentale.
    Ma Xiaoguang, portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato, ha espresso tali osservazioni in una conferenza stampa, in risposta a una domanda dei media sulla promozione della riunificazione nazionale espressa di recente dagli studiosi.
    Ma ha detto che, prima di tutto, risolvere la questione di Taiwan e raggiungere la completa riunificazione della Cina è un’aspirazione condivisa da tutti i figli e le figlie della nazione cinese ed è essenziale per realizzare il ringiovanimento nazionale.
    In secondo luogo, “riunificazione pacifica” e “un paese, due sistemi” sono le linee guida fondamentali per la soluzione alla questione di Taiwan e sono l’approccio migliore per realizzare la riunificazione nazionale; la riunificazione nazionale con mezzi pacifici serve al meglio gli interessi della nazione cinese nel suo insieme, compresi i connazionali a Taiwan.
    Il portavoce Ma ha ribadito che, sulla base del principio di una sola Cina, la terraferma è pronta a impegnarsi in ampi scambi di opinioni con tutti i partiti, gruppi e individui a Taiwan in merito alle questioni politiche tra le due parti e alla promozione della riunificazione pacifica, in modo da creare consenso sociale e portare avanti negoziati politici.
    In terzo luogo, la Costituzione cinese, la legge anti-secessione e altri documenti legali correlati hanno stabilito disposizioni dettagliate sulla risoluzione della questione di Taiwan e sulla promozione della riunificazione nazionale, ha affermato Ma.
    Notando che la legge anti-secessione ha efficacemente scoraggiato le forze separatiste che mirano all’indipendenza di Taiwan e ha contribuito a garantire pace e stabilità tra le due sponde dello Stretto, Ma ha affermato che la terraferma lavorerà con la massima sincerità ed eserciterà i massimi sforzi per ottenere la riunificazione pacifica.
    “Tuttavia, se le forze separatiste continuano a provocarci, forzarci la mano o addirittura oltrepassare il limite, dovremo prendere misure risolute”, ha aggiunto Ma.

    http://www.italian.people.cn/n3/2022/0224/c416703-9962456.html

  5. CONTRO L’IMPERIALISMO ITALIANO E L’ALLEANZA IMPERIALISTA DI CUI È PARTE!

    «Il governo italiano, come annunciato venerdì 25 febbraio dal presidente del Consiglio Mario Draghi in una informativa al Parlamento, di fronte alla guerra lanciata dalla Russia contro l’Ucraina ha approvato un decreto che prevede uno stato di preallerta dei militari italiani per essere a disposizione della Nato. L’Italia ha attualmente circa 240 uomini schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania.

    Il governo italiano mette a disposizione altri 1.400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2.000 militari disponibili. I loro compiti rappresentano «la prosecuzione della partecipazione di personale militare al potenziamento dei seguenti dispositivi della NATO: a) dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza; b) dispositivo per la sorveglianza navale nell’area sud dell’Alleanza; c) presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence); d) Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza» (Corriere della Sera).

    «In molti sul sito Flightradar24 si sono imbattuti sull’immagine che riprende sui cieli dell’ucraina un solo aereo. E si tratta di un aereo senza pilota americano, i famosi Global Hawk, i droni militari da ricognizione. È partito da Sigonella, vicino Catania e ha raggiunto lo scenario di guerra. Dalle immagini si vede che il velivolo ha acceso il suo “risponditore radar” – e quindi è stato intercettato anche dal sito Flightradar24 e da tutti i radar civili – una volta giunto sul mare di fronte a Catania. Qui è salito in quota (a 17mila metri). Poi si è diretto verso l’Ucraina: una volta sul territorio ucraino ha fatto una missione di sorveglianza.

    Sigonella è una base operativa a tutti gli effetti, ha un ruolo strategico. Non credo sia cambiata la situazione. Ha un ruolo centrale, L’aeroporto è gestito dall’aeronautica militare italiana e ospita anche la Naval air station (Nas) Sigonella dell’aviazione della marina degli Stati Uniti ed è utilizzato anche per operazioni della Nato. Da giorni da Sigonella decollano droni Global Hawk anche per la sorveglianza dell’aria interessata dall’attuale crisi internazionale» (La Sicilia).

  6. Pingback: ALCUNE RIFLESSIONI SULLA GUERRA IN CORSO IN EUROPA | Sebastiano Isaia

  7. Pingback: UCRAINA. SHARING THE SHAME | Sebastiano Isaia

  8. Pingback: TROTSKY E LA NARRAZIONE DEL MACELLAIO DI MOSCA | Sebastiano Isaia

  9. Pingback: PER UN ANTIMPERIALISMO ATTIVO E INTRANSIGENTE. ALTRO CHE “NEUTRALITÀ ATTIVA”! | Sebastiano Isaia

  10. Pingback: GUERRA E – COSIDDETTA – PACE | Sebastiano Isaia

  11. Pingback: IL PREZZO DA NON PAGARE | Sebastiano Isaia

  12. Pingback: RIFLESSIONI SUL MACELLO UCRAINO | Sebastiano Isaia

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...