Angelo Panebianco teme che il fronte interno occidentale possa vacillare, quantomeno in alcuni Paesi, compreso il nostro:
«Ci sono gli interessi lesi di coloro che facevano business con la Russia o di quelli che in Europa Putin finanziava fino a poco tempo fa. Ci sono poi i tanti che non accettano l’idea di dover fare sacrifici a causa della congiuntura economica negativa creata dalla guerra. C’è anche la tentazione di altri, per paura, di darla vinta a Putin (“si prenda pure l’Ucraina purché lasci in pace noi”). Ma tutto ciò detto, il singolo fattore politico-ideologico che può togliere compattezza all’Occidente, che può fare vacillare il fronte interno in alcuni Paesi europei, è l’anti-americanismo. Declinato in vari modi, a seconda delle tradizioni del Paese. Si coniuga col nazionalismo in Francia. In Italia, invece, ha per lo più altre fonti di alimentazione: come i cascami del vecchio internazionalismo comunista o come l’antica, e mai realmente sradicata, ostilità di parti del mondo cattolico nei confronti delle democrazie protestanti. Poiché però quasi nessuno vuole più parlare in nome di ideologie usurate i più si mimetizzano, sventolano bandiere pacifiste. Mentre il loro vero desidero sarebbe quello di bruciare la bandiera americana» (Il Corriere della Sera, 20/4/2022).
Come sa chi mi degna della sua attenzione, io non solo non temo l’erosione del fronte interno, ma piuttosto lo auspico in chiave antimperialista. Il mio antimperialismo mette tutte le potenze e tutti i Paesi del mondo (a cominciare dal mio, dall’Italia) nello stesso sacco. Ma qui volevo semplicemente correggere Panebianco circa «i cascami del vecchio internazionalismo comunista»: si tratta in realtà dello stalinismo, la cui fondamentale opera fu proprio quella di liquidare nel modo più brutale e radicale l’internazionalismo comunista, ossia la posizione politica di chi, ad esempio, nel fatale agosto 1914 voleva trasformare la guerra imperialista in guerra civile, secondo quanto aveva stabilito il Congresso internazionale socialista di Basilea del 1912. Con personaggi come lo storico dell’antichità Luciano Canfora, che Panebianco distingue «dagli altri antiamericani oggi in azione in Italia» perché quantomeno «non si mimetizza, non si traveste da pacifista», abbiamo a che fare con i cascami del vecchio stalinismo, che del comunismo rappresentò – e rappresenta, nelle sue versioni aggiornate: vedi i sostenitori del Celeste Imperialismo Cinese – la più radicale negazione. Rinvio chi legge ai miei diversi scritti dedicati al tema.
Proprio l’escrementizia esperienza del cosiddetto “Socialismo reale” (leggi reale capitalismo) consente oggi di dire a Panebianco, contro i tifosi della Russia di Putin e della Cina di Xi Jinping, che «l’Occidente è come la democrazia per Churchill: la peggiore civiltà, eccezion fatta per tutte le altre». Per chi scrive, esiste invece una sola Civiltà: quella capitalistica, da Washington a Pechino, da Mosca a Kiev, ecc. È la civiltà che non smette di regalarci mostruosità d’ogni tipo – comprese guerre e pandemie.
Leggi:
L’IMPERIALISMO ENERGETICO DELLA RUSSIA
GUERRA DI CIVILTÀ E LOGICA BINARIA
APPUNTI SULLA NATURA DELLA “GUERRA CALDA”
Pingback: L’IMPERIALISMO RUSSO HA L’ECONOMIA DI ARGILLA | Sebastiano Isaia
Pingback: LA COMPLESSA DINAMICA DELLA GUERRA | Sebastiano Isaia
Pingback: DICHIARAZIONE DEL РЕВОЛЮЦИОННАЯ РАБОЧАЯ ПАРТИЯ SULLA GUERRA IN UCRAINA | Sebastiano Isaia
Pingback: L’ESCREMENTIZIA COERENZA DEL SINISTRISMO FILORUSSO | Sebastiano Isaia
Pingback: UNIRE I PUNTI DELLA CRISI SISTEMICA MONDIALE | Sebastiano Isaia
Pingback: PER FARE UN ESEMPIO | Sebastiano Isaia