L’ormai celebre – e celebrato da non pochi opinionisti “alternativi” – Alessandro Orsini ha scritto un libro: Ucraina. Critica della politica internazionale. «Nel libro ho ricostruito le cause profonde della guerra in Ucraina e le relazioni tra i due paesi con un arco temporale molto esteso. […] La mia interpretazione è che il vero problema per comprendere la guerra in Ucraina non riguarda l’espansionismo della Russia, ma bisogna ricordare la vocazione imperialista della Nato e dell’Occidente». Ora, non sarà certo un antimperialista e internazionalista come chi scrive a difendere le ragioni della Nato e dell’Occidente (a cominciare dall’Occidente a lui più prossimo: l’Italia, i cui interessi nazionali stanno invece molto a cuore a Orsini); ma come si fa a non ricordare «la vocazione imperialista» della Russia (nelle sue storicamente mutevoli espressioni politico-istituzionali)?
In ogni caso non bisogna stupirsi, visto che il libro del simpatico analista “sistemico”, seguace della «teoria del conflitto» (al quale evidentemente sfugge il significato storico-sociale del conflitto fra le classi e fra le nazioni), è scritto interamente dal punto di vista degli interessi dell’imperialismo russo, considerato dal nostro professorone come la vittima dei raggiri, delle provocazioni e delle umiliazioni del cattivo Occidente, in primis da quelli orditi dagli Stati Uniti, anche per creare zizzania nelle relazioni tra la Russia e l’Unione Europea. Per Orsini l’orgoglio nazionale del popolo russo «è stato umiliato molte volte negli ultimi trent’anni». L’orgoglio nazionale è un veleno che si vende sempre bene, soprattutto alle classi subalterne, e questo non solo in Russia, ovviamente, ma in tutto il capitalistico mondo. «Ogni povero diavolo, che non ha niente di cui andare superbo, si afferra all’unico pretesto che gli è offerto: essere orgoglioso della nazione alla quale ha la ventura di appartenere» (A. Schopenhauer).
Per Orsini le cause dell’invasione russa dell’Ucraina non stanno nel conflitto sistemico (economico, scientifico, tecnologico, geopolitico, ideologico) che oppone necessariamente le nazioni (a cominciare naturalmente da quelle che vogliono recitare il ruolo di grande potenza): quelle cause sono infatti da egli ricondotte alla «vocazione imperialista della Nato e dell’Occidente».
«Alla vigilia dell’invasione, Putin era consapevole che la Russia aveva subito un numero troppo grande di rovesci per mano occidentale e ha pensato che, se avesse lasciato passare qualche altro anno prima di attaccare, l’Ucraina sarebbe diventata più potente militarmente e la stima prevedibile dei soldati russi uccisi nei combattimenti sarebbe diventata più alta». Nulla da dire su questo legittimo calcolo imperialista? Andiamo avanti: «Putin ha poi ascoltato le parole di Biden, il quale, prima dell’invasione, ha fornito garanzie assolute alla Russia che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti per difendere gli ucraini, come si legge in un comunicato ufficiale della Casa Bianca indicato in nota. Putin ha anche incassato le medesime rassicurazioni da parte dell’Unione europea e della Nato: entrambi hanno garantito a Putin che non avrebbero combattuto al fianco degli ucraini. Queste garanzie occidentali, nella prospettiva psicologica di Putin, sono equivalse a una luce verde all’invasione e, in effetti, è stata tale o, quantomeno, ha avuto quegli effetti. L’Occidente, assicurando a Putin che non sarebbe entrato nel conflitto, ha fornito un potente incentivo all’invasione russa dell’Ucraina». Ah, perfido Occidente: che trappolone hai preparato per la Madre Russia!
IL “REVISIONISMO STORICO” DI PUTIN
PENSAVO FOSSE DOSTOEVSKIJ E INVECE ERA ORWELL!
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