Apologia della società che sfrutta e uccide
Dall’Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro del 7 novembre: «Orribile morte di una donna di 50 anni nel piacentino: è morta in una vetreria nella notte di domenica schiacciata da macchinari: anche lei morta per velocizzare il lavoro? Ma sono stati tre anche ieri i morti sul lavoro, ed era domenica, neppure più il diritto al riposo. Dal 1° gennaio 2008 anno di apertura dell’Osservatorio sono morti oltre 20.000 lavoratori per infortuni sui luoghi di lavoro, 153 agricoltori schiacciati dal trattore nel 2022. Gli autotrasportatori morti dall’inizio dell’anno sono 94. I lavoratori stranieri morti quest’anno sui luoghi di lavoro sono 76 e rappresentano il 12% sul totale, molti lavoravano in nero. Alcune di queste morti sono allucinanti, lavoravano in nero in grandi cantieri nei quali esercitavano diverse ditte, ma nessuno di queste ha detto che erano loro dipendenti, è già capitato più di una volta».
Scrive il noto banalista Massimo Gramellini sul Corriere della Sera di oggi: «Non sappiamo ancora che cosa abbia ucciso sul colpo l’operaia specializzata Nicoletta Palladini, se un errore umano [sic!] o un guasto al macchinario che l’ha stritolata. Sappiamo però che l’ennesima e inaccettabile tragedia sul lavoro ha portato alla luce la storia di una delle tante persone che non fanno notizia, ma fanno l’Italia. E la fanno un po’ migliore di come la raccontiamo ogni giorno, anche in questa rubrica. Nicoletta lavorava da ventisei anni nell’unica vetreria del suo paese, Borgonovo, in provincia di Piacenza. Entrava in fabbrica alle dieci di sera e ne usciva alle sei del mattino. A quei ritmi ha tirato su due figli fino all’università, trovando anche il tempo, Dio sa come, di accudire una madre invalida. Non era particolarmente popolare, nessuno le chiedeva un selfie e non faceva incetta di “like”. Per i parametri contemporanei era un’invisibile. Eppure, di rado capita di imbattersi in una vita così piena di senso. Nicoletta si prendeva cura delle persone che amava e di un lavoro che le piaceva. Non era una vittima del sistema [!] e nemmeno un’eroina del nostro tempo. Era semplicemente una donna che ogni giorno portava il suo mattone di altruismo e affidabilità alla costruzione della casa comune. Sui libri di storia ci finiscono i condottieri e gli artisti, ma a fare la Storia sono le “nicolette”». Certamente: si tratta della storia del capitalismo, della “casa comune” chiamata società capitalistica, una società che sfrutta e uccide, in “pace” come in “guerra”. È difficile trovare un apologeta di questa disumana società del calibro di Gramellini, che quanto a banalismi rivaleggia senz’altro con il famoso psicobanalista Massimo Recalcati, il quale peraltro qualche giorno fa non ha fatto mancare il suo plauso per il ritorno della “meritocrazia” nella scuola italiana.
Avere la faccia come il culo…
Secondo il Guardian sarebbero almeno 6.500 i lavoratori provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka morti per permettere il calcio d’inizio dei Mondiali. Questa cifra non tiene conto degli infortuni sul lavoro, delle malattie, delle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versano questi lavoratori. «Nonostante le promesse della teocrazia del Qatar – Paese di cui Gianni Infantino, presidente della Fifa, è talmente innamorato da esserne diventato cittadino – non è mai stato abolito il sistema della kafala che permette ai datori di lavoro di requisire i documenti dei lavoratori migranti. E di esercitare su di loro un’autorità di stampo medievale prossima al diritto di vita e morte. E le poche e strombazzate riforme, rilanciate da tutti i media occidentali, come le tutele mediche per i lavoratori, riguardano solo quelli che lavorano negli stadi. Chi si occupa di infrastrutture, strade, e tutto quello che si trova appena un poco lontano dal prato verde illuminato dalle telecamere, può continuare ad ammalarsi o a crepare in silenzio» (Il Post).
«L’ex presidente della FIFA ha definito un “errore” la scelta del Qatar e ha accusato apertamente Platini: “Una settimana prima del Congresso FIFA 2010, Michel Platini mi ha chiamato per dirmi che il nostro piano di dare i Mondiali prima alla Russia (2018) e poi agli USA (2022) non avrebbe funzionato. Era stato invitato al palazzo del presidente Sarkozy che aveva appena pranzato con il principe ereditario del Qatar. È andata esattamente così: grazie ai quattro voti di Platini, la Coppa del Mondo è andata al Qatar piuttosto che agli Stati Uniti. Questa è la verità. Naturalmente era anche una questione di soldi [ma va?]. Sei mesi dopo, il Qatar ha acquistato aerei da combattimento dai francesi per 14,6 miliardi di dollari”» (Il Corriere dello Sport). Quando si dice avere la faccia come il culo! In effetti, qui il concetto di ipocrisia non coglie nemmeno di striscio la sostanza (escrementizia) della cosa. D’altra parte il cinismo è in primo luogo nelle cose, nei fatti, prim’ancora che nelle parole usate dai cattivi di turno, la cui esistenza è di grande giovamento per la coscienza dei buoni.
A proposito di culo, l’ambasciatore per i mondiali di calcio del Qatar, Khalid Salman, ha definito l’omosessualità come un «danno psicologico». Il Catechismo della Chiesa cosa dice a tal proposito? La genesi psichica dell’omosessualità rimane in gran parte inspiegabile». È già qualcosa. Joseph Ratzinger parlò una volta di «comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale» e di «inclinazione oggettivamente disordinata». Comunque sia, la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, ha subito dichiarato che «le parole di Salman sono orribili». Qui di veramente orribile, a mio modesto parere, c’è soprattutto questa escrementizia Società-Mondo fondata sul profitto.
Aggiunta del 19/11/2022
Per Le Monde i mondiali in Qatar dimostrano che «il re denaro regna sovrano anche nel mondo del calcio»: che ciclopica scoperta! Ovvero (repetita iuvant): avere la faccia come il culo – con rispetto parlando per il degnissimo deretano.