LA SUPERCAZZOLA DELLA GUIDA SUPREMA

La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, si è esibita oggi in una supercazzola che ricorda molto la “bizzarra” quanto difficile da decifrare fraseologia in uso a Pechino: «Chiedo una ricostruzione rivoluzionaria del sistema culturale del Paese, una corretta ingegneria in grado di riformare la struttura culturale dell’Iran attraverso una costante vigilanza e un’accurata conoscenza delle debolezze culturali. Con l’aiuto delle basi intellettuali della rivoluzione e della gioventù attiva, la cultura e lo spirito rivoluzionari possono tornare a rivivere e si può creare un grande movimento culturale. Invito a fornire soluzioni per promuovere affermazioni corrette e progressive, dopo aver osservato e riconosciuto le false debolezze in vari campi». Che cosa avrà voluto dire? E chi sono i suoi reali interlocutori: i giovani che manifestano ininterrottamente ormai da tre mesi o i funzionari del regime? Forse lo capiremo tra qualche giorno. Forse. Di certo c’è che i manifestanti iraniani hanno fatto capire al regime di non accontentarsi più di minutaglie “riformiste” che ormai non convincono più nessuno: «Non vogliamo la riforma del sistema teocratico ma la sua scomparsa», dicono i manifestanti sfidando pallottole (anche fabbricate su licenza italiana) e carcere. Le proteste proseguono nonostante 470 morti e oltre 18.000 arresti: «Terzo giorno di sciopero in Iran con i negozianti che tengono le saracinesche abbassate in segno di protesta. La magistratura iraniana sta sigillando negozi e imprese che aderiscono allo sciopero e la polizia esegue arresti tra chi protesta. La serrata intanto si è estesa a 40 città iraniane, tra cui la capitale» (Ansa).

Mentre fa capire di essere disponibile a concedere alla piazza qualcosa sul piano “culturale” e “comportamentale”, il governo iraniano tuttavia non solo non indietreggia sul fronte della sanguinosa repressione del movimento sociale, ma minaccia di colpirlo con una violenza inaudita, mai vista in passato nel Paese, che peraltro dal 1979 conosce periodici bagni di sangue, in questo in assoluta continuità con l’Iran dello scià sostenuto dagli Stati Uniti. Sentendosi sempre più debole sul piano interno, il regime cerca di rafforzarsi sul piano internazionale, ad esempio irrobustendo i legami con i suoi alleati, la Russia in particolare, la quale negli anni scorsi ha dato buona prova di sé (si fa per dire) sostenendo militarmente e politicamente il regime siriano guidato dal macellaio Assad, un precedente che Teheran potrebbe tenere in molta considerazione in vista di un sempre possibile aggravamento della situazione.

 

 SULLA “RIVOLUZIONE” IRANIANA

SI FA PIÙ FEROCE LA GUERRA DEL REGIME IRANIANO CONTRO I MANIFESTANTI

IRAN. LA LOTTA CONTRO IL REGIME NON SI ARRESTA

CON I RIBELLI IRANIANI! CONTRO IL REGIME OMICIDA DEGLI AYATOLLAH!

CADE ANCORA UNA VOLTA IL VELO DEL REGIME SANGUINARIO

IRAN. OGGI E IERI

 

4 pensieri su “LA SUPERCAZZOLA DELLA GUIDA SUPREMA

  1. SI ALLARGANO LE CREPE NEL REGIME

    «IRAN: SORELLA KHAMENEI, MIO FRATELLO È UN TIRANNO.
    “Il popolo iraniano merita libertà e prosperità, e la sua rivolta è legittima e necessaria per realizzare i suoi diritti. Spero di vedere presto la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia che governa l’Iran. Che la giusta lotta del popolo per raggiungere la libertà e la democrazia si realizzi il prima possibile”. Queste le parole, affidate a una lettera aperta pubblicata su La Stampa, di Badri Hossein Khamenei, sorella della Guida suprema della Repubblica islamica Ali Khamenei. “Penso che sia opportuno ora dichiarare che mi oppongo alle azioni di mio fratello ed esprimo la mia simpatia per tutte le madri che piangono i crimini del regime della Repubblica islamica, dai tempi di Khomeini all’attuale era del despotico califfato di Ali Khamenei. L’opposizione e la lotta della nostra famiglia contro questo sistema criminale sono iniziate pochi mesi dopo la rivoluzione. I crimini di questo sistema, la soppressione di qualsiasi voce dissenziente, l’imprigionamento dei giovani più istruiti e ispirati di questa terra, le punizioni più severe e le esecuzioni su larga scala iniziarono fin da subito”» (Ansa).

  2. La cieca brutalità di un regime che ha sempre più paura

    «La benda, il volto insanguinato, ma soprattutto le sue parole: “L’ultima cosa che ha visto il mio occhio destro è una guardia che mi spara in faccia e ride. Perché ridi?”. Quasi un mese dopo il colpo che le ha portato via metà vista, Ghazal Ranjkesh, la studentessa di giurisprudenza di 19 anni della città portuale di Bandar Abbas, è diventata suo malgrado uno dei simboli delle violenze della Guardia rivoluzionaria iraniana che oltre a uccidere ferisce brutalmente. Un chirurgo di Teheran che preferisce rimanere anonimo usa un termine ben preciso, “marchiare”: “Il regime sta marchiando un’intera generazione”. “Sparano a mezzo metro di distanza proiettili che si frantumano in centinaia di pallini di metallo e di gomma. Sono quelli che si usano per la caccia agli uccelli, alcuni di provenienza italo-francese. Sparano sul busto, sui genitali, ma soprattutto colpiscono gli occhi, lasciando danni permanenti alla retina, al nervo oculare: rendono ciechi”. Solo in tre ospedali di Teheran — Farabi Hospital, Labafinejad Clinic e Rasul Akram Hopital — i medici hanno confermato oltre 500 casi di manifestanti, spesso minorenni, arrivati in ospedale con danni gravissimi alla vista. Un oculista ci racconta che trecento di questi non vedranno mai più. “Oggi, in Iran raccogliere dati è molto difficile, ma se tre ospedali parlano di numeri così alti di persone accecate, chissà quali sono quelli totali”, commenta un medico iraniano in Italia. La situazione è così grave, che il 25 novembre, 140 oftalmologi hanno scritto una lettera al loro presidente chiedendo di intervenire» (Corriere della Sera).

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