Il capitale è violenza sociale organizzata (K. Marx).
Il 2022 ha visto una straordinaria accelerazione nella corsa al riarmo dei più importanti Paesi del mondo: dalla Cina agli Stati Uniti, dal Giappone alla Germania è tutta una gara a chi investe di più in sistemi d’arma sempre più “intelligenti” e micidiali. Ma anche l’Italia, “nel suo piccolo”, fa la sua parte, e non sfigura affatto. «La corsa al riarmo vede protagonista l’Italia e Leonardo diventa il primo produttore di armi dell’Unione Europa. Mentre il governo Meloni si impegna a rifornire Kiev di nuovi approvvigionamenti bellici nel corso del 2023, apprendiamo oggi che l’italianissima Leonardo ha scalato le posizioni della classifica mondiale delle vendite di armi, diventando il primo produttore di tutta l’Unione Europea. Raggiunge il 12esimo posto della classifica mondiale e realizza vendite record del valore di 14 miliardi di euro solo nel corso del 2021. E il business è in crescita. I dati del bilancio approvato lo scorso anno rilevano per l’Italia un aumento del 3,4% delle spese militari rispetto al 2021. Ma le cifre di questo 2022 potrebbero rivelarsi di gran lunga più alte. Anche il governo Meloni è intenzionato a prendere parte alla corsa al riarmo che sta interessando la maggior parte del pianeta. Secondo Avvenire nel 2028 le spese militari raggiungeranno quota 104 milioni di euro al giorno» (Tag24.it). Solo gli sciocchi, pardon: gli ingenui, possono porre su questo terreno (come sugli altri strategicamente decisivi per questo Paese) la differenza tra governi di “centro-sinistra” e governi di “destra-centro”.
La logica della guerra, che ha nel gigantesco apparato militare-industriale di tutti i Paesi del mondo la sua più genuina (capitalistica) espressione, ha un’esauriente spiegazione nella logica del Capitale: volere eliminare la prima senza eliminare la seconda (con il superamento del suo fondamento materiale: il rapporto sociale capitalistico di produzione, anche della vita degli individui), significa non comprendere l’essenziale della società che gentilmente ci “ospita”.
Qui di seguito cercherò di fornire una chiave di lettura politica, non geopolitica, della guerra che dal 24 febbraio dell’anno appena trascorso genera ogni giorno in Ucraina sofferenze d’ogni genere, distruzione e morte.