La macchina non agisce soltanto come concorrente strapotente, sempre pronto a rendere “superfluo” l’operaio salariato. Il capitale la proclama apertamente e consapevolmente potenza ostile all’operaio e come tale la maneggia. […] Le contraddizioni e gli antagonismi inseparabili dall’uso capitalistico delle macchine non provengono dalle macchine stesse, ma dal loro uso capitalistico (K. Marx, Il Capitale, I).
«Gli uomini scelti da Dio non devono temere la caduta, perché Nostro Signore sta con loro, e aiuta a superare le difficoltà. Gli uomini scelti da Dio hanno bisogno della fede e di abbandonare i loro timori, di rimanere aperti alla volontà del Signore». E così sia! In effetti «Gli uomini scelti da Dio non devono temere la caduta» negli abissi del peccato e della menzogna: essi devono piuttosto temere la caduta negli abissi del Capitale. Il Capitale nella sua fenomenologia tecnoscientifica, ad esempio. Di cosa parlo? È presto detto!
«Ho sentito molte cose sull’intelligenza artificiale, sul ChatGPT (1), e ho deciso di provare a fargli scrivere la mia predica. “Guarda, amico mio – ho detto alla macchina –, io sono un prete, stiamo parlando di questioni di fede, mi aiuti per favore a fare la mia predica di domenica?” Detto fatto. È bastato premere il pulsante enter, e il testo è venuto fuori senza problemi. È stata un’esperienza spaventosa e affascinante. Il testo, intitolato Messaggio del nostro Fratello Macchina è stato pubblicato poi sul sito della parrocchia. L’essenza dell’esperimento è che chiunque può essere intermediario del messaggio di Dio. Non so se l’intelligenza artificiale sostituirà in futuro il lavoro dei preti. Dovremmo rispondere di no, ma non ne sono certo ». Così ha dichiarato Viktor Csanadi, parroco nella chiesa millenaria di Domos, un piccolo borgo sulla sponda del Danubio, in Ungheria, al giornale online Mandiner. Pare che i fedeli hanno apprezzato la predica confezionata dall’Intelligenza Artificiale, la quale peraltro riprendeva con scarsa creatività frasi di altre prediche pubblicate sul Web.
La Comunità ecumenica libera si è invece subito allarmata: «L’intelligenza artificiale sta entrando in sempre più sfere della nostra vita, ma forse dovremmo designare territori vietati», ha ammonito in un suo comunicato rilasciato alla stampa. Se andiamo avanti di questo passo, anche i preti sono a rischio di rapida obsolescenza! Il problema si pone come segue: è possibile vietare alla bestia capitalistica dei territori? È possibile oggi creare riserve di non profittabilità?
Analisti politici, economisti, geopolitici, saggisti, insegnanti, scrittori, musicisti, registi, attori, pittori, preti e via elencando: praticamente non c’è un genere di attività intellettuale che oggi, e soprattutto domani, non debba temere la spietata concorrenza della macchina intelligente. L’ha scoperto ultimamente anche Federico Rampini, asceso negli ultimi anni ai vertici della scuola apologetica della cosiddetta civiltà occidentale. «In Americasoffia un vento di panico per le performance strepitose di ChatGPT, l’intelligenza artificiale che alla velocità della luce scrive articoli, saggi, su ordinazione, su qualsiasi tema, con una qualità elevata e spesso superiore a quella di noi umani. Ora quel vento di panico lo sento anch’io. Ho simulato una sorta di gara con ChatGPT, e sono sotto choc. Ho il vago sospetto di aver perso io. Imitando ciò che fanno – ad esempio – tanti studenti universitari americani, ho chiesto all’intelligenza artificiale di scrivere un breve saggio al posto mio. Ho scelto un tema che conosco, sul quale ho scritto spesso, e del quale tornerò a occuparmi sicuramente in futuro: l’invasione cinese in Africa. Ho chiesto a ChatGPT di scrivere un’analisi di cinquemila parole. Lo ha fatto in cinque minuti. Ho letto il risultato: dignitoso. Non solo per la forma, ortografia e sintassi di un inglese perfetto. Anche il contenuto: una sintesi che definirei equilibrata e aggiornata di informazioni e analisi correnti sul tema della Cina in Africa. Posso fare meglio, io? Per adesso sì, lo dico senza superbia. Lo stesso tema io lo svilupperei con delle informazioni più originali, inedite; ci metterei il valore aggiunto della mia analisi, giudizi e scenari, visto che mi occupo della questione da tanti anni. Però sono preoccupato lo stesso. L’avanzata dell’intelligenza artificiale e l’entusiasmo, o la docilità, con cui l’abbracciano le nuove generazioni, suscita interrogativi più generali sul tipo di società in cui vogliamo vivere» (Il Corriere della sera).
Naturalmente quando Rampini scrive «sul tipo di società in cui vogliamo vivere» ha in testa una sola società possibile, quella capitalistica – preferibilmente di stampo occidentale. Come ogni progressista che si rispetti, egli vuole la società dominata dal rapporto sociale capitalistico, rapporto di dominio e sfruttamento che oggi vige in tutto il mondo (a Occidente come a Oriente, a Nord come a sud), ma non vuole le contraddizioni e i conflitti che questa Società-Mondo produce sempre di nuovo con assoluta necessità.
Il problema, a mio modo di vedere, non sta nell’entusiasmo e nella docilità con cui abbracciamo «l’avanzata dell’intelligenza artificiale», ma nel fatto che non comprendiamo come questo fenomeno in realtà registri un’ulteriore avanzata del Capitale in quanto potenza sociale ostile agli esseri umani e alla natura. Non c’è territorio esistenziale che il Capitale non possa invadere e trasformare a sua immagine e somiglianza.
Ci si scaglia, ad esempio, contro Replika, il chatbot che si finge amico o fidanzato a pagamento, ma si tace su una condizione sociale che rende possibile la ricerca di amicizia e amore a pagamento, e quando se ne parla lo si fa sempre in termini socialmente astratti e moralistici, senza nemmeno sfiorare le radici del problema. Per dirla con Marx, la spiegazione non vale niente se vi manca l’elemento storico-sociale. Non c’è bisogno (e quindi “utenza”, domanda, mercato) che il Capitale non s’ingegni di soddisfare e di inventare sempre di nuovo – ovviamente per rendere più civile, facile e gradevole il soggiorno dell’uomo su questo piccolo (soprattutto per il mostruoso appetito del Moloch) pianeta. Fa perfino tenerezza quanto il comunista di Treviri ebbe a scrivere ai suoi tempi: la società capitalistica «si presenta come una immane raccolta di merci».
«Replika diventa molesto perché fa confusione tra le sue versioni. In quella gratuita è solo un amico, mentre in quella a pagamento è un partner sessuale. Il training dei due modelli di Replika è simile e sovrapponibile e così secondo vari esperti, a volte la versione gratuita si comporta come quella a pagamento, con comportamenti che diventano quindi indesiderati» (Il Sole 24 Ore). In ogni caso a me pare che il training dei due modelli di Replika aderisca perfettamente alla vita reale, la quale peraltro non certo priva di pericoli e di ambiguità. Ma senza scendere nel merito politico, sociologico ed etico della questione, mi si vuol forse dire che anche il mestiere più antico del mondo è a rischio di obsolescenza tecnologica? Che tempi! Ma ritorniamo al noto progressista con le bretelle.
Il carattere miserevole della “concezione del mondo” di Rampini si ricava soprattutto da quanto segue: «Quegli studenti che hanno adottato senza esitazioni ChatGPT perché scriva temi e saggi al posto loro, che idea si fanno del loro futuro? Immaginano un mondo dove il lavoro lo farà l’intelligenza artificiale, e noi umani saremoin una vacanza perpetua,aspettando che a fine mese ci arrivi un reddito di cittadinanza (2) sul conto bancario? Magari, secondo una vecchia idea di illustri economisti di sinistra, il reddito universale sarà finanziato tassando proprio i robot che lavoreranno al posto nostro? Utopie di questo tipo abbondano nella letteratura economica dell’Ottocento e del Novecento, da Karl Marx a John Maynard Keynes gli intelletti più brillanti sognarono una società dove il progresso economico, tecnologico e sociale ci avrebbe liberati dalle catene del lavoro, o avrebbe ridotto l’attività lavorativa ai minimi termini, permettendoci di coltivare l’arte e la creatività, l’amore per il prossimo e per la natura. Però il passo dalle utopie alle distopie è breve». Ed è meglio non correre il rischio di farlo! Teniamoci dunque stretti questa società difettosa e imperfetta ma sempre aggiustabile e perfettibile, ché la distopia è sempre dietro l’angolo!
Rampini esprime la sua angoscia per il rischio sempre più imminente di una nostra resa all’Intelligenza Artificiale, come se non si trattasse in realtà della nostra resa al Capitale, verificatasi ormai da moltissimo tempo. Si tratterebbe piuttosto di emanciparci dal rapporto sociale capitalistico, di liberarci «dalle catene del lavoro» (salariato), di ridurre «l’attività lavorativa ai minimi termini, permettendoci di coltivare l’arte e la creatività, l’amore per il prossimo e per la natura». «Laddove nella società comunista, in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico» (3). Si tratta di diventare uomini e donne, semplicemente.
«Però il passo dalle utopie alle distopie è breve». Possiamo però anche dire che l’utopia rimarrà tale fino a quando l’umanità non sarà costretta da un qualche evento catastrofico a imboccare la strada che può portarla fuori dalla disumana dimensione classista. Si tratta, beninteso, di una possibilità, la quale appare ancora oggi a dir poco problematica, e non certo per quel che pensa il “simpatico” editorialista del Corriere della Sera qui preso di mira.
Come ho scritto altrove, il robot non assiste in modo collaborativo il lavoratore, come vuole la “cobotica” (4), ma per un verso la “macchina intelligente” accelera enormemente l’obsolescenza di macchine e capacità lavorative, e per altro verso rende più produttiva ogni singola “risorsa umana”. «Uno studio del Parlamento Europeo ha stimato un aumento dell’11%-37% della produttività lavorativa raggiungibile entro il 2035 grazie all’IA» (MitMat). Il concetto di uso capitalistico delle macchine dà perfettamente conto del ruolo che la robotica ha ormai da diverso tempo nel processo produttivo immediato e nella sfera economico-sociale nel suo complesso. La pessima condizione sociale degli operai come mere appendici delle macchine di cui parlava Marx si è con il tempo generalizzata a tutta la società, a cominciare da chi per vivere è costretto a vendere una capacità professionale di qualche tipo – anche religiosa, perché no? È proprio vero che non c’è più religione! D’altra parte non va dimenticato il Messaggio del nostro Fratello Macchina. E già mi sento meno inquieto e più rassicurato, nel migliore dei mondi possibili.
(1) «Negli ultimi mesi si è parlato molto di ChatGPT, uno strumento di Intelligenza Artificiale conversazionale, che ha suscitato un certo interesse, sollevando però anche alcuni interrogativi. Si tratta di una chat che consente di riprodurre il linguaggio naturale: quando un utente compone un messaggio, ChatGPT elabora un input che permette di generare una risposta coerente rispetto al contenuto della conversazione. Questo è possibile grazie a due aspetti dell’Intelligenza Artificiale su cui si basa ChatGPT: il machine learning, il cosiddetto apprendimento automatico secondo cui i sistemi riescono a imparare dai dati che rilevano, identificare in modo autonomo dei modelli ricorrenti e prendere decisioni riducendo al minimo l’intervento umano; il deep learning, basato su algoritmi che simulano le reti neurali del cervello umano e che permettono un apprendimento definito profondo o gerarchico» (BitMat).
(2) «Questo Reddito si pone come strumento di stabilizzazione sociale, e quindi di difesa dello status quo, nel momento in cui il progresso tecnoscientifico tende a estendere e accelerare il processo di obsolescenza della capacità lavorativa, creando un sempre più numeroso esercito di disoccupati» (Maledetti redditieri).
(3) K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Opere, V, p. 33, Editori Riuniti, 1972.
(4) Cobotica – collaborative robot –, concetto che rimanda all’«assistenza collaborativa» del robot nei confronti del lavoratore.
UMANO, FIN TROPPO UMANO. PRATICAMENTE UNA PARODIA DI UMANITÀ
A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA. Sul concetto di sussunzione reale del lavoro al capitale
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