Dalle pagine del Corriere della Sera Angelo Panebianco continua a ricordarci i pericoli insiti nell’attuale «ordine internazionale multipolare»: «Il mondo è diventato multipolare ma, come ha osservato un acuto commentatore, Robert Kagan, c’è poco da stare allegri. I sistemi internazionali multipolari del passato non erano pacifici: le grandi potenze venivano coinvolte con grande frequenza in guerre locali e, periodicamente, entravano in conflitto (armato) fra loro. La differenza – e che differenza – è che oggi le grandi potenze (e anche qualche media potenza) dispongono di armi nucleari». Ovviamente Panebianco milita “senza se e senza ma” dalla parte dell’«Occidente collettivo», per dirla con Putin, e quindi cerca di dare buoni consigli alla classe dirigente del cosiddetto «mondo – ancora – libero»: «L’unico modo che abbiamo noi occidentali per arginare il caos montante in età multipolare, e per difendere i beni di cui abbiamo fin qui goduto (pace, libertà, prosperità) è mantenere, oggi e in futuro, unità e coesione. Proprio ciò che russi e cinesi pensano che non saremo in grado di mantenere a lungo. Le due grandi potenze autoritarie, come recita un antico detto cinese, sono sedute sul greto del fiume e aspettano che passi davanti a loro il cadavere del nemico, del mondo occidentale. E non mancano le ragioni che rendono l’attesa russa e cinese tutt’altro che campata in aria».
Ciò che però irrita più di ogni altra cosa la sensibilità occidentalista del Nostro è l’ipocrisia, mista a ignoranza storica, di gran parte della leadership europea, soprattutto di quella che affetta pose pacifiste e neutraliste: «Ogni tanto arriva qualcuno che immagina una difesa europea del tutto autonoma dalla Nato. Come se fosse possibile fare accettare agli europei un gigantesco spostamento di risorse dal welfare alla difesa militare. E come se fosse facile spiegare agli elettori che il sacrificio è reso necessario dal fatto che la kantiana “pace perpetua” che essi credevano ormai un dato acquisito (almeno nella nostra parte del mondo) non aveva nulla di perpetuo. [Gli europei che] credono di vivere nel Paese dei balocchi non hanno mai capito che la loro pace e la loro libertà è stata garantita, dal ’45 ad oggi, dalla Nato». Sono dati di fatto su cui ho riflettuto recentemente anch’io sebbene da una prospettiva concettuale e politica radicalmente diversa e opposta da quella che informa il pensiero del noto professore ed editorialista.
Ma adesso viene il bello, per così dire: «Poi ci sono quelli che hanno invece capito tutto. Sono i nemici occidentali della società occidentale. Detestano, e hanno sempre detestato, il capitalismo, l’individualismo, la nostra “falsa democrazia”. Ai tempi della Guerra fredda nonvollero mai rispondere a una domanda: perché il muro di Berlino non serviva per impedire ai tedeschi occidentali di “fuggire” ad est, per impedire loro di scappare dall’inferno capitalista?». Posso rispondere io? Lo faccio comunque: «Ricordo a me stesso che il Muro di Berlino, che a giusta ragione rimane il simbolo di un ciclo storico, fu costruito dal regime stalinista non per scopi difensivi di natura militare, ma per impedire l’afflusso dei tedeschi dell’Est in direzione di una società capitalistica che appariva ai loro occhi più prospera e meno repressiva di quella “con caratteristiche sovietiche”. Insomma, al “paradiso socialista” di cui cianciavano soprattutto gli stalinisti italiani, i tedeschi orientali preferivano di gran lunga “l’inferno capitalistico”» (Riflessioni sul macello ucraino). Si tratta di un post da me pubblicato il 13 marzo 2022.
Quelli che Panebianco chiama «nemici occidentali della società occidentale» non detestano il capitalismo in quanto tale, ma solo un certo “modello” di capitalismo, quello con “caratteristiche occidentali”, e difatti essi apprezzano molto il capitalismo con caratteristiche cinesi, così come un tempo i più vecchi fra loro amavano il modello stalinista di capitalismo spacciato per “socialismo”. Quanto alla democrazia occidentale essa non è tanto falsa, all’avviso di chi scrive: essa è soprattutto capitalistica, è cioè una delle forme politico-istituzionale che assume il totalitarismo sociale fondato sul rapporto capitalistico di produzione della ricchezza sociale e della vita degli individui, il quale domina sul mondo intero. Ciò che davvero importa è la natura sociale della democrazia (capitalistica) del XXI secolo. Ecco perché la “pace” e la “libertà” di cui parla Panebianco non hanno niente a che fare con la pace e con la libertà nel loro autentico (umano) significato. Lo so, si tratta di un concetto che fa a pugni con la coscienza politologica di un liberale. Pazienza!
«“Falsa democrazia” occidentale» e «potere illimitato e concentrato» (con caratteristiche russe o cinesi) sono insomma due facce della stessa capitalistica medaglia, cosa che mette sullo stesso piano i difensori dell’Occidente e «quelli che sperano che russi e cinesi abbiano ragione, che sia cominciato davvero il conto alla rovescia, che l’Europa riuscirà finalmente, prima o poi, a sbarazzarsi della tutela americana».