DAL VENEZUELA ALL’UCRAINA, DALL’ARGENTINA ALLA SIRIA. Criterio geopolitico versus criterio di classe

1392890937873_small_140220_101424_to200214est_0256Scrivevo Ieri su Facebook:

Rifondazione Comunista con caratteristiche venezuelane

Continua in Venezuela la dura repressione poliziesca contro gli studenti – e non solo. Nella repressione, di chiaro stampo rivoluzionario-bolivariano, sono stati mobilitati anche reparti di paracadutisti. Sono già 11 (forse 14) le vittime accertate degli scontri fra i manifestanti (sicuramente al soldo degli americani, e quindi: fatti loro!) e le eroiche forze dell’ordine al servizio del socialismo con caratteristiche venezuelane. (E se non è proprio socialismo, di sicuro non è capitalismo, checché ne dicano i soliti dottrinari in malafede!). Intanto fioccano le denuncie di studenti arrestati e torturati. Trattasi evidentemente di menzogne propalate dai massmedia foraggiati dalle forze della reazione e dal noto imperialismo a stelle e strisce, lo stesso che, ad esempio, impedisce ai venezuelani una dignitosa igiene personale basata sulla carta igienica, colà diventata, com’è noto, un genere di lusso.

piazzadigitale-foto-500x329Poteva mancare il Giù le mani dal Venezuela! dei rifondatori dello statalismo, pardon del “comunismo”? No, è chiaro. Violentando la mia vescica causa scompisciamento (con rispetto parlando), cito: «La Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista esprime la propria solidarietà e vicinanza al legittimo governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, vittima di un nuovo tentativo di golpe strisciante … Da quando la Rivoluzione bolivariana [ah, ha, ha: è dura, ma continuo!] ha avuto inizio, nonostante le sue ripetute affermazioni democratiche e via elezioni, è stata vittima di una incessante attività eversiva da parte di forze reazionarie e legate all’imperialismo, che il popolo venezuelano ha sempre sconfitto, mobilitandosi a sostegno della rivoluzione [datemi un pannolone, presto che è tardi!], come sta avvenendo anche questa volta».

Un utente di Facebook ha così commentato lo spassoso comunicato rifondarolo: «Vecchie abitudini dure a morire. Manco la penicillina li salva…». Si può dargli torto? Io non me la sento, con tutta la buona volontà bolivariana di questo mondo!

Ancora un altro passo: «Rifondazione Comunista denuncia inoltre il ruolo inaccettabile dell’informazione, che in Italia produce una sistematica disinformazione sulla situazione venezuelana, a partire dall’etichettatura di regime o dittatura per un governo e un Presidente della Repubblica legittimamente e democraticamente eletti». Questa accusa naturalmente non mi sfiora nemmeno, anche perché per me la democrazia è regime esattamente allo stesso titolo di altre forme politico-istituzionali di controllo sociale e di repressione. Lascio molto volentieri ai “comunisti” più o meno rifondati coltivare certe superstizioni e certi feticci che hanno la sola funzione di ipnotizzare le classi dominate.

«Rifondazione Comunista impegna i propri iscritti e circoli in una campagna di mobilitazione e controinformazione a difesa della rivoluzione bolivariana». E poi dice che uno si butta a… Fate un po’ voi!

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Criterio geopolitico versus criterio di classe

Insomma, gli stessi personaggi che negli anni scorsi hanno straparlato di “Primavere” e di “Rivoluzioni” a ogni sussulto (e a volte perfino a ogni starnuto/scorreggia) del processo sociale, oggi non si fanno scrupoli a blaterare di «reazione fascista» a proposito del Venezuela, dell’Ucraina, dell’Argentina e della Siria. Il loro è un criterio geopolitico, e dunque ultrareazionario nella Società-Mondo del XXI secolo (ma già Marx, se non sbaglio, disse che il proletariato non ha patria), di valutazione e di orientamento, il quale sostiene una vecchia tesi cara allo stalinismo internazionale (maoismo e guevarismo compresi): il nemico dell’Occidente in generale e degli Stati Uniti in particolare è mio amico. Io seguo un altro, anzi opposto criterio: tutti gli imperialismi (a cominciare da quello di casa mia) e tutte le classi dominanti (a cominciare dai padroni che sfruttano onestamente i lavoratori nella santissima “economia reale”) sono nemici dell’umanità in generale e del proletariato in particolare.

Sto forse sostenendo “a prescindere” la piattaforma politica degli studenti venezuelani e quella di chi oggi nella patria di San Chávez manifesta in qualche modo contro la grave crisi economica che da anni azzanna le classi subalterne e impoverisce i ceti medi? Ma nemmeno per idea! Non sono un amante di immaginarie “Primavere” né, tanto meno, di risibili “Rivoluzioni”; mi limito piuttosto a sostenere un punto di vista minimamente anticapitalistico, ossia una posizione che non fa sconti a nessun tipo di regime (democratico, fascista, populista, bolivariano, “socialista”), a nessuna fazione delle classi dominanti nazionali e sovranazionali e a nessun Paese di questo capitalistico pianeta. Lascio al suo triste destino la mosca cocchiera che si illude di fare la “lotta di classe” con le armi (politiche e non solo: vedi il noto “aforisma” di Clausewitz ) del Leviatano.

SOCIALNAZIONALISMO

In Venezuela si nazionalizza, in Argentina pure, in Bolivia anche. E i “sovranisti” di mezzo mondo vanno in brodo di giuggiole. Letteralmente. Dimenticavo: alla lista dei paesi che si stanno mettendo sulla buona e “rivoluzionaria” strada del nazionalismo economico c’è anche – e soprattutto – la Bielorussia di Lukashenko. «Nel 2007 il presidente del Venezuela Hugo Chávez ha descritto la Repubblica di Bielorussia come uno “stato modello”» (Bielorussia e Venezuela: La costruzione del mondo multipolare, Aurora, 27 aprile 2012). Beh, se l’ha detto il caudillo venezuelano c’è da fidarsi.

Il problema, per dir così, è che io sono contro ogni modello di Stato capitalistico, soprattutto quando affetta pose “rivoluzionarie”, come quello fascista, o nazista ovvero stalinista. Il Sovrano che sventola la bandiera rossa è in assoluto quello che più disprezzo. Sono anarchico? No, sono antistalinista. E quindi antisovranista: l’equazione è bell’e fatta! Lo Stato come decisore di ultima istanza, nonché come «violenza concentrata e organizzata della società» (Marx), è il mio Nemico, qualunque forma esso assuma – democratica, “socialista”, “partecipata”, “sovranista”.

«Le cinque priorità principali del governo bielorusso sono le seguenti: 1 Mantenere l’uguaglianza e l’innalzamento del tenore di vita dei lavoratori. 2 Mantenere una piena occupazione dell’economia. 3 Investimenti nell’istruzione e nella ricerca scientifica. 4 La protezione e lo sviluppo di una forte base produttiva locale. 5 Sovranità nazionale inviolabile» (Aurora, cit.). Un programma che uno stalinista dei vecchi tempi – o un nazionalsocialista degli anni Trenta – avrebbe potuto sottoscrivere tranquillamente. Dove il primo punto va letto nel senso di una sopravvivenza da schiavi salariati assicurata a tutti e per tutta la vita dal Leviatano. Un progresso umano davvero “rivoluzionario”.

«La visione del presidente Lukashenko di un mondo multipolare minaccia i sostenitori del Nuovo Ordine Mondiale». Ai sovranisti di Aurora, forse nostalgici della «guerra fredda», piace dunque una competizione imperialistica “pluralistica”, e sotto questo aspetto essi si fanno portavoce degli interessi delle Potenze che oggi rivendicano un posto al sole nell’agone della guerra globale (economica, scientifica, politica, militare, ideologica). Quale interesse abbiano le classi dominate del pianeta a schierarsi con uno degli “attori” (magari quello a più alto tasso di statalismo) della competizione interimperialistica rimane un mistero. O forse è la mia indigenza concettuale che non mi permette di apprezzare la fine dialettica del sovranista. Non posso escluderlo, almeno in linea di principio.

Detto en passant, prendo di mira le posizioni di Aurora non tanto per polemizzare con i suoi redattori, quanto piuttosto per prendere posizione contro una tendenza politica mondiale che la crisi economica sta rafforzando.

«La barbara distruzione della Jamahirya libica dovrebbe servire da lezione per qualsiasi persona intelligente, di ciò che i paesi della NATO intendono per “diritti umani”, “democrazia” e “dominio della legge”». La giusta denuncia dell’imperialismo occidentale non implica affatto l’adesione agli interessi dei suoi nemici, i quali, ancorché “straccioni”, vantano la stessa sostanza sociale ultrareazionaria del primo. Certo, se uno pensa che la Jamahiriya libica fosse «una prospera economia socialmente orientata»… «Socialmente orientata»: bel concetto di società, complimenti! L’intangibilità della Sovranità Nazionale è un concetto borghese che nel XXI secolo trasuda violenza da tutti i pori, e fa il paio con la posizione di chi teorizza la tendenziale fine dello Stato Nazionale nell’attuale congiuntura “Imperiale”. Entrambi i punti di vista non fanno i conti con la realtà del processo sociale colto dal punto di vista delle classi subalterne.

«Le relazioni venezuelano-bielorusse sono un esempio unico di ciò che la diplomazia internazionale, in un mondo socialista, potrebbe significare per l’umanità». Quando il sovranista, che sogna un Capitalismo di Stato – perché di questo si tratta – a forte vocazione autarchica e assai bellicoso (sul piano interno come su quello internazionale), parla di “socialismo” come si fa a non sghignazzare e a non sentirsi dei giganti del pensiero sociale?