CHI C’È DIETRO?

Una volta Adorno disse che «L’occultismo è la metafisica degli stupidi»: le persone attratte dal messaggio spiritistico dei medium «cercano nell’aldilà quello che hanno perduto in questo mondo, e vi trovano solo il proprio nulla» (Minima moralia). Penso che si possa dire altrettanto della dietrologia complottista, sebbene con qualche variazione non di dettaglio: essa è la Scienza Sociale dei poveri di spirito.

Non c’è evento che non ispiri al dietrologo la classica domanda: chi – o cosa – c’è dietro? Proprio il decennale dell’11 settembre americano ispira queste poche e scarne righe: per David Icke, guru mondiale dell’idiozia complottista, dietro «la cospirazione dell’11 settembre» c’è il «governo segreto» della Fratellanza Babilonese, costituita da individui geneticamente ambigui che «organizzano incidenti in tutto il mondo» in modo da ottenere dall’ignara opinione pubblica l’appoggio funzionale al conseguimento dei loro viscidi (come può esserlo un rettile che si muove nel guano) obiettivi.

Sembra di ascoltare Giulietto Chiesa o di leggere un vecchio volantino delle Brigare Rosse sullo Stato Imperialista delle Multinazionale. Chi c’è dietro Aldo Moro? Una fazione della classe dominante italiana, in guerra contro un’altra fazione (magari rappresentata da Andreotti, o da Fanfani)? Nossignore! Moro è una marionetta nelle mani del Governo Segreto Mondiale che regge le sorti del Pianeta. «Compagni – disse il grigio statista segregato nella “Prigione del Popolo” ai suoi carcerieri –, non vorrei offendere la Vostra immensa e illuminata capacità analitica, ma mi sembra che stiate esagerando la mia funzione politico-sociale». La risposta degli amici del Popolo all’esponente del Governo Segreto Mondiale (naturalmente non inviso allo «Stato Sionista Israeliano»: anche su questo punto l’analogia proposta regge benissimo) fu, com’è noto, tanto puntuale quanto bruciante.

David Icke

Chi c’è dietro? Dopotutto questa domanda non suona male alle mie orecchie: in fondo anch’io ricerco qualità occulte, anch’io sprono il pensiero a non accontentarsi della mera apparenza, ma anzi a penetrarla intimamente, fino ad afferrare le radici degli eventi, delle prassi, dei comportamenti individuali e collettivi. Anch’io vedo all’opera nel vasto mondo Potenze ostili che sfuggono al controllo degli individui, dei governi, degli Stati. Certo, io ricerco radici e Potenze storiche e sociali, mentre i complottisti non si accontentano di queste minuzie, e volgono il pensiero (che grossa parola!) verso una sfera ancora più remota, ancora più «ontologicamente» essenziale. Mentre io mi fermo all’individuo alienato e reificato, Icke va oltre, e con la sua ricerca di entità aliene e rettiliane surclassa non poco il mio debole pensiero.

Se questo è un uomo

Ma lo scientista ha poco da gongolare, leggendo queste ironiche, e forse compiaciute, righe. Nel 1999 il docente di legge della University of Toronto propose di mettere al bando le opere di Icke: «il suo materiale non ha posto sul mercato canadese delle idee». Dicendo, suo malgrado, la verità intorno alla natura alienata e reificata – ossia mercificata – delle idee nell’ambito della società borghese (in Canada come altrove), il fine Scienziato Sociale contraddisse se stesso. L’esistenza della società disumana che sfugge al controllo razionale degli individui giustifica e legittima ogni bizzarria “concettuale” tesa a dare un senso e una direzione a qualcosa che per l’essenziale appare priva di senso. Il fatto stesso di esistere del complottismo inchioda alla sua cattiva verità la società della tecnica e della scienza che pretende di illuminare a giorno l’intera scena. Il problema non è l’idiozia di Icke (come di altre idiozie più o meno «razionali»), ma il bisogno sociale di essa.

Ai complottisti del chi c’è dietro? e agli scientisti che amano toccare con le mani «i fatti nudi e crudi», dedico questo passo di Jacques Derrida: L’armatura può essere solo il corpo di un artefatto reale, una sorta di protesi tecnica, un corpo estraneo al corpo spettrale che riveste, dissimula e protegge, fino a mascherarne l’identità. L’armatura non lascia vedere nulla del corpo spettrale, ma all’altezza del capo, e sotto la visiera, permette al sedicente padre di vedere e di parlare … Ciò distingue una visiera dalla maschera, con cui tuttavia quell’impareggiabile potere che è forse l’insegna suprema del potere: poter vedere senza essere visto … Questa Cosa ci guarda e vede che noi non la vediamo anche quando c’è. Una dissimmetria spettrale interrompe qui ogni specularità» (da Spettri di Marx, 1994, Raffaello Cortina Editore).

Questa «dissimmetria spettrale» apre sotto i nostri piedi un abisso esistenziale che ci affatichiamo a colmare buttandovi dentro ogni sorta di materiale emozionale e concettuale. Verrebbe voglia di gridare, con molto compiacimento: ben scavato, vecchio Marx e vecchio Freud! Ma poi un dubbio quasi amletico mi assale: chi c’è dietro me stesso? Ed è subito crisi!