L’ANIMA CAPITALISTA DEL VIETNAM…

Definendo sul Corriere della Sera di oggi Truong My Lan, una delle donne più ricche del Vietnam condannata ieri a morte per frode aggravata e continuata,  «un’icona del nuovo Vietnam comunista ma dall’anima capitalista», Paolo Salom ha avuto il merito di avermi strappato un sorriso, nonostante il contenuto della notizia sia tutt’altro che spassoso, come sanno bene gli altri 84 «complici» dell’ex miliardaria che sono ancora sotto processo, almeno dieci dei quali rischiano una condanna a morte.

D’altra parte è davvero impossibile non ridere leggendo il passo citato se non hai mai creduto nel “comunismo” vietnamita – e ovviamente in quello russo, cinese e robaccia capitalistica dello stesso genere spacciata appunto per decenni come “comunismo” o “socialismo realizzato”. In Vietnam si è realizzato piuttosto un capitalismo particolarmente dinamico, aggressivo e corrotto che solo oggi “scopre” le malefatta della signora Truong, la quale «come tanti nuovi ricchi, era partita dal nulla. Negli anni Ottanta del secolo scorso, vendeva cosmetici in un baracchino al mercato centrale di Ho Chi Minh (l’ex Saigon), insieme alla madre. Piano piano era stata in grado di acquistare terre e proprietà. Alla fine degli anni Novanta era la padrona di hotel e ristoranti. Poi il salto di qualità. Grazie a un sistema di prestanomi e scatole societarie, la donna di fatto era arrivata a controllare la Saigon Commercial Bank con oltre il 90% delle azioni, mentre le regole statali non consentono a un soggetto privato di possedere più del 5% di un istituto di credito. Dunque, era lei a nominare direttori e manager. Quando qualcuno poneva un ostacolo, erano pronte le mazzette milionarie e le pratiche tornavano a correre. Alla fine di un periodo di impunità “inspiegabile” – tutti a Saigon sapevano della vita parallela della miliardaria – il gioco è stato scoperto e sono scattate le manette» (P. Salom). Che bel quadretto capitalistico!

Un quadretto che peraltro ricorda molto la Cina, anche per ciò che concerne l’uso tutto politico della cosiddetta guerra alla corruzione, strumento ben affilato per regolamenti di conti interni al regime. Sul fronte della lotta alla corruzione in Cina, secondo Xi Jinping ci sono ancora «tigri da abbattere», «mosche da schiacciare» e «volpi da stanare». Auguri dunque al Partito Capitalista Cinese! Vedremo come si svilupperà la Blazing Furnaces, la campagna anti-corruzione minacciata dal regime vietnamita, campagna che secondo alcuni profondi conoscitori della società vietnamita rappresenterebbe «un tentativo del Partito di riaffermare il suo controllo sul Sud del Paese, una zona storicamente più incline a pratiche di libero mercato» (Il Messaggero).

La giuria, pronunciando la sentenza in quello che i media vietnamiti hanno definito «il processo del secolo», ha dichiarato che «le azioni di Truong hanno eroso la fiducia della gente nella leadership del Partito Comunista e dello Stato». E per oggi ho fatto il pieno di risatine – grazie all’anima capitalista del Vietnam: nientedimeno!

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