LA SINDROME DEL CONTAGIO

Che sospendendo il lavoro, non dico per un anno, ma solo per un paio di settimane, ogni nazione creperebbe, è una cosa che ogni bambino sa (K. MARX).

Nel corso del dibattito alla Camere sulla fiducia al decreto «Mille proroghe», l’Onorevole del PD Donata Lenzi ha dichiarato quanto segue: «Noi dobbiamo evitare che si crei la sensazione che chi più alza la voce, più ascolto riceve. Le categorie che oggi protestano hanno le loro ragioni, ma devono essere meno corporative e dimostrare la stessa responsabilità dei lavoratori, anch’essi colpiti duramente dalla crisi, e delle loro organizzazioni sindacali. La difficile situazione impone un senso di responsabilità a tutti coloro che hanno a cuore il bene del Paese».

La segretaria della Cgil si è espressa praticamente negli stessi termini: «Le categorie in lotta hanno le loro ragioni, ma mi sembra che agiscano all’interno di una dimensione corporativa, un po’ dell’ognuno pensi per sé. Questo modo di ragionare non è adatto in una stagione come questa».

«In una stagione come questa» chi lotta in modo intransigente per i propri interessi viene bollato dalla classe dirigente di questo Paese (sindacalisti progressisti compresi, ovviamente) come corporativo, irresponsabile, violento, potenzialmente nemico del Paese e, al limite, come mafioso o terrorista. E trattato come tale, all’occorrenza. Ma ciò che adesso mi preme sottolineare è la sindrome del contagio sociale che si impadronisce delle classi dominanti tutte le volte che un movimento sociale esce anche di un solo millimetro dai binari della consueta politica delle compatibilità.

Come ho scritto nei precedenti post sui Forconi, è soprattutto l’effetto emulazione che inquieta chi ci amministra, ossia la possibilità che i lavoratori, più o meno precari (una distinzione sempre più labile), i disoccupati, gli immigrati, i ceti medi declassati e in via di proletarizzazione, ecc. diventino a loro volta «irresponsabili» e «corporativi». E in primis è dall’industria (agricoltura compresa), ossia dalla sfera che produce il vitale plusvalore e che fonda la potenza sistemica del Bel Paese (come di ogni altro Paese), che la classe dominante deve allontanare lo spettro del contagio, ad ogni costo. Vade retro, Contagio!

È questo fondamentale aspetto della questione che i puristi della “lotta di classe” non hanno capito, forse perché troppo impegnati a vedere fantomatiche “Rivoluzioni” in giro per il mondo. I Forconi ovviamente passeranno, ma rimane la necessità di imparare a vedere nei movimenti sociali soprattutto la loro dimensione sintomatica e il loro potenziale nesso con altri movimenti sociali in atto o latenti, andando ben oltre la loro più o meno bizzarra fenomenologia e la coscienza che essi hanno di se stessi. Imparare questa elementare nozione di dialettica ci consente di metterci almeno allo stesso livello dell’Onorevole Lenzi e della Collaborazionista Camusso.

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