DIEGO FUSARO, VALENTINA NAPPI E L’ACEFALO PRINCIPIO DEL GODIMENTO

valentinaChe filosofi siete se vi vergognate della
vostra vita sessuale? Così cercate la verità?
(Valentina Nappi).

La cosa stessa brama l’intima penetrazione
del pensiero non pago dell’apparenza.
Confessare la verità, magari fra risa, pianti
e grida di dolore e di gioia, le dà il massimo
dei godimenti possibili in questo ingannevole mondo.
«Presto, presto, mettetemi a nudo!», grida la cosa.
(Sebastiano Isaia).

Nella sua epica polemica con Valentina Nappi (questa meravigliosa «merce seducente», questa «pura macchina di piacere senza dignità» verso la quale chi scrive deve confessare un’indicibile attrazione… intellettuale), il filosofo di successo Diego Fusaro inveisce contro gli «utili idioti al servizio di sua Maestà Le Capital». Non da oggi ritengo che lo stesso pensatore che passa (vai a capire poi il perché) come un brillante rinnovatore del “marxismo novecentesco” vada senz’altro rubricato a sua volta come utile idiota, nonché «vecchio anzitempo», come ho scritto in passato su qualche post dedicato alle sue posizioni politiche ultrareazionarie: fasciostaliniste, sovraniste e servili nei confronti degli Stati che entrano in rotta di collisione con l’imperialismo americano – e solo per questo ritenuti degni di ammirazione: vedi la Siria del macellaio e perito chimico Assad.

La risposta “definitiva” di Fusaro (La signorina Nappi e le orge del capitale) alla scollacciatissima «signorina Nappi» me ne dà ampia conferma.

La sua difesa dell’alta cultura borghese («Goethe e Mozart, Hegel e lo stesso Marx»), ultima trincea dalla quale esperire feconde pratiche catecontiche in attesa di tempi migliori, non appare infatti credibile, almeno ai miei occhi; essa si mostra in tutta la sua miserabile pregnanza soprattutto quando Fusaro afferma di voler frenare la «marcia trionfale del capitale», quando si tratta invece di superare il Capitalismo tout court; di voler conservare quel simulacro di sovranità nazionale che barcolla sempre più paurosamente sotto i colpi del rapporto sociale capitalistico (la cui dimensione geosociale “naturale” è il mondo, come aveva già capito il pornosofo di Treviri), quando si tratta per le classi subalterne di tutto il pianeta di riconoscersi come soggetti capaci di rivoluzione sociale: «Proletari di tutto il mondo, unitevi!»; di voler uscire dall’euro (e ripristinare la liretta?), quando si tratta di uscire fuori dalla maligna (e non c’è esorcista che tenga, caro Francesco*) dimensione capitalistica.

Una dimensione che fa di ogni cosa, a cominciare dai corpi degli individui (non si parla forse di “capitale umano”?), un’occasione di profitto, una risorsa economica da sfruttare al 100 per cento, e anche oltre, come accade appunto per la bio-merce chiamata uomo/donna, una miniera praticamente inesauribile di occasioni di profitto.

Scriveva Ettore Gotti Tedeschi qualche anno fa: «Nel riflettere su cause, conseguenze e soluzioni di questa crisi economica, ritengo che non sia il capitalismo a dover avere i sensi di colpa bensì piuttosto il moralismo perduto. Ciò perché l’origine vera della crisi è di ordine morale. […] Essa risiede nel pensiero nichilista che ha confuso le ultime generazioni dissacrando l’uomo» (Il virus nichilista che contagia il capitalismo, Il Sole 24 ore, 13 febbraio 2010). Ma nichilista è innanzitutto il Capitalismo! Il Capitalismo tout court, senza altre inutili e ambigue definizioni che sortiscono l’esclusivo effetto di sviare l’attenzione dalla radicalità del male: il vigente rapporto sociale di dominio e sfruttamento. Hic Rhodus, hic salta! Tutto il resto è insulso moralismo, da Papa Francesco in giù. Ma sto divagando! O no?

imagesPLB5XUP7Lo ripeto, il pulpito “anticapitalista” di Fusaro non mi sembra quello dal quale poter scagliare frecce critiche né contro gli apologeti della «Destra del Denaro» né, tanto meno, contro la «”Sinistra del Costume” e i suoi utili idioti al servizio del re di Prussia che starnazzano dicendo che la famiglia è una forma borghese superata e che la precarietà è buona e giusta».

Corre un’abissale distanza fra chi (vedi ad esempio Theodor Adorno e Max Horkheimer) praticò la resistenza esistenziale (politica, concettuale, psicologica, umana) e persino il katechon ai tempi dello stalinismo e dell’americanismo trionfanti, e chi oggi affetta pose da intellettuale che la sa lunghissima intorno al discorso del Capitale (esattamente come Massimo Recalcati**), mentre trasuda reazione politico-ideologica da tutti i pori. La nostalgia di Fusaro del «capitalismo borghese», contrapposto al «capitalismo postborghese e finanziario» dei nostri pornografici giorni come solo i grandi pensatori dialettici possono fare, odora di muffa, anzi di putrefazione.

Sulle riflessioni politiche e filosofiche della «signorina Nappi» mi eserciterò un’altra volta, forse. Magari quando sarò riuscito a mettere a freno il mio pregiudizio positivo nei suoi confronti. Maledetto «acefalo principio del godimento»!

na1* «Papa Francesco, che alle tentazioni del demonio dedica spesso riferimenti ampi e espliciti nella sua predicazione, ha mandato un messaggio al congresso, in cui invita gli esorcisti, “in comunione con i propri vescovi”, a manifestare “l’amore e l’accoglienza della Chiesa verso quanti soffrono a causa dell’opera del maligno» (Il giornale, 29 ottobre 2014). L’espansionismo politico-ideologico della Chiesa progressista di Bergoglio non conosce tregua e penetra, come il coltello nel burro, in una società in crisi di valori (compresi quelli di scambio). Il 23 ottobre il Santissimo ha bacchettato il «populismo penale» dei manettari, ma anche scomunicato i corrotti che tradiscono il bene comune; il 27 ha poi proclamato la conciliabilità tra punto di vista creazionista e punto di vista evoluzionista, provocando il sarcasmo di Piergiorgio Odifreddi, il Papa dell’Ateismo che denuncia il goffo «e patetico tentativo da parte dei papi e della Chiesa di continuare ad arrampicarsi sugli specchi per conciliare Dio e la scienza». Per la verità si tratterebbe di riconciliare uomo in quanto uomo e società, ma questo è un altro discorso. Infine, Francesco ha ribadito di essere dalla parte dei poveri e delle loro lotte. Altro che “comunismo”!

** Scrivevo il 6 giugno di quest’anno (Sognando Berlinguer. Massimo Recalcati e i «falsi miti edonistici del capitalismo:

«”Da una parte c’era Deleuze che diceva che nel capitalismo c’è qualcosa di cui dobbiamo appropriarci: la politica dei flussi, la deterritorializzazione, i concatenamenti molteplici e infiniti del desiderio [ahi!]; dall’altra parte c’era Berlinguer che mostrava, direi oggi a ragione,  il rischio immanente a questo discorso, cioè la sua collusione fatale con la dimensione più dissipativa e irrazionale dell’iper edonismo del discorso del capitalista. È un fatto ai miei occhi chiaro: Berlinguer ha storicamente vinto su Deleuze. La sua questione morale è oggi ancora una alternativa etica al discorso del capitalista, mentre le macchine desideranti di Deleuze sono state fagocitate dal discorso del capitalista, hanno dato luogo a quella “mutazione antropologica”, per usare un’espressione di Pasolini, che ha trasformato l’uomo in una macchina impersonale di godimento” (M. Recalcati, Patria senza padri, p. 47, Minimun fax, 2013). Ora, non voglio diffondermi in un confronto tra Deleuze e Berlinguer, anche perché non sarei in grado di svolgerlo in modo appropriato; qui mi permetto solo di affermare, con la stessa sicumera di Recalcati, che a un Berlinguer anticapitalista, o quantomeno critico del “discorso del capitalista”, può credere giusto un indigente in fatto di coscienza critica. E purtroppo questo “tipo umano” abbonda. Eccome se abbonda!».
Su questi temi leggi La “rimozione” di Massimo Recalcati.

Leggi anche:

Nessuno tocchi Socrate! Pardon, Fusaro…
Le cattive analogie storiche dei post-stalinisti
Il Marx dei fasciostalinisti
Essere senza coscienza – di classe
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La resa incondizionata degli amici del macellaio di Damasco

9 pensieri su “DIEGO FUSARO, VALENTINA NAPPI E L’ACEFALO PRINCIPIO DEL GODIMENTO

  1. Primi commenti da Facebook:

    M.: Valentina! Squirtagli in faccia a Sebastiano! Lui sì che apprezzerebbe!

    N.: Prima a me! Apprezzerei il doppio, giuro! Questa disamina è davvero… eccitante. Grazie, compagno. Tu sì che ci fai godere!

    Sebastiano Isaia: Andiamoci piano con certi commenti sessantottini!

  2. Scrive M. su Facebook:

    Ma poi, sapete dirmi chi ha autorizzato Fusaro a studiarsi Lacan sul Bignami per trovare argomenti con cui attaccare la Meravigliosa Creatura? Volete vedere che questo stronzo finisce per rendermi antipatico il Francese? Manco Recalcati c’era riuscito, con la roba che ha scritto per candidarsi a diventare il Verdiglione del PD. Sentite piuttosto cosa scrive il Grande Orfano di Padre nel suo magnum opus a proposito dell’«acefalo principio»: «[…] la vita – l’”intero universo”, come ebbe modo di dire [Lacan] – sarebbe vana senza il godimento. Lacan non è l’ultimo pensatore della coscienza infelice. È piuttosto il primo a fare della pulsione di morte di Freud una categoria – quella del godimento – irrinunciabile per intendere l’umano» (Massimo Recalcati, Jacques Lacan – Desiderio, godimento e soggettivazione).

  3. a me sembra che diego fusaro abbia risposto abbastanza bene, per quanto possa fare antipatia il suo tono affettato. ma quella tro… ehm quella ragazza esprime gli stessi concetti del “santo” de sade parola per parola. non è di moralismi che abbiamo bisogno ma di moralità. se poi si vuole applicare il bipensiero si dice che la borghesia sia anti-capitalista affermando che il capitalismo sia anti-fascismo quando è chiaro a tutti (mi dispiace per quei poveri mentecatti che lo credono sul serio) che il capitalismo è la completa realizzazione del fascismo e il perfetto abito della borghesia. anche pasolini ci aveva avvertito col suo salò e la moralità ci sta abbandonando per la turpedine del porno, dell’autodistruzione, dell’incanto tecnologico dal quale non si sta salvando nessuno, neanche il sottoscritto.

    • Io non scomoderei il divin marchese, che personalmente considero un filosofo illuminista di grande statura, il quale praticò – diciamo piuttosto che sognò, in larga misura, di praticare – ciò che predicava. Teoria e prassi, diciamo… Proprio ieri su Facebook, a un amico che mi ricordava, nell’ambito di una comune riflessione a dire il vero non molto seria, che «La filosofia del boudoir non è certo una novità», rispondevo con una breve citazione tratta dalla Filosofia nel boudoir: «No, l’artificio, signora, non si addice alla virtù; più è nuda, più è bella: adornarla significa travestirla». Come diceva quello, la storia non si ripete mai due volte alla stessa maniera, se non come farsa, o macchietta o altri infimi generi “spettacolari”, come nel caso di cui si parla. Grazie comunque per l’interessante considerazione, il cui oggetto (la crescente disumanizzazione del non-ancora-uomo) è al centro della mia riflessione, sebbene a partire da un punto di vista diverso – almeno così mi pare – dal tuo. Grazie per l’attenzione. Ciao!

      • il marchese si può apprezzare così come si può apprezzare un porno, si lo ammetto può essere interessante per capire i meccanismi del male e tutti i suoi ideali, ma la sua filosofia rispecchia in pieno una dirompente distruzione di quei meccanismi umani che rendono l’uomo tale, fra i quali rientra anche il freno inibitore. ormai i bambini sono esposti a tutta la morbosità del nostro stile di vita, è un esperimento rischioso a discapito delle nuove generazioni che potrebbero completare il quadro d’intenti del divin marchese che fa da calzascarpe al turbocapitalismo dirompente e senza ALCUNA regola. “la storia non si ripete mai due volte” è una posizione alquanto capiziosa visto che per quanto con funzioni diverse i meccanismi sono i medesimi che una volta si chiamavano dittatura e propaganda ora si chiamano falsa democrazia e distopia.

  4. il marchese disquisiva dell’ artificio e della virtù da una posizione ipermaterialista (nonostante e in ragione della sua ossessione per il teatro e la teatralità, in questo perfettamente in linea con la sua classe), posizione scomoda e d’avanguardia allora ma oggi a mio avviso altamente insostenibile

    ammetto però che sulla sua scia io per me prescrivo di mischiarmi con (il) tutto e di correre il rischio di non capirci nulla e di non divertirmi neppure !

    • Sull’ipermaterialismo del marchese concordo in pieno. Apprezzare una posizione filosofica contestualizzandola storicamente e socialmente non significa certamente né sposarla né, tanto meno, praticarla nel presente. Per questo parlavo di macchietta e altre infime forme di spettacolo.

      • sì certo,avevo capito bene, è che non s’affrontano nè l’apologa dei pruriti nè il frenatore di professione

  5. Altri commenti da Facebook:

    D.: Peccato che il filosofo abbia rifiutato il confronto…come dire…a “viso aperto”,sarebbe stato un bel “faccia a faccia”:da una parte, l’emblema della volgarità, rozzezza e trivialità in persona; dall’altra, una provocante pensatrice.

    R.: una che mostra le natiche all’aria, è una “provocante pensatrice” ? Perdona: cosa c’ha a che fare, questa, con la filosofia ? Bene ha fatto, Fusaro, a rifiutare (a quanto mi stai dicendo) il confronto con questa.

    D.: Ovviamente era una battuta. Comunque, sarà un mio pregiudizio, ma la “filosofia di pensiero” dello stalinismo, oggi perfettamente incarnata dal suddetto profondo “pensatore” (in realtà soltanto un colto affabulatore) è la peggior disgrazia che sia mai capitata al genere umano.

    J.: Io credo che sia sconsolante affiancare “il pensatore” alla provocante pensatrice. Fossi, in lei chiederei i danni a Dagospia, per esser stata accostata a tale omino mediocre e cafone.

    http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/fermi-tutti-filosofia-italiana-passata-benedetto-croce-87718.htm

    G.: “Gratta gratta il comunista e ci troverai il democratico”, dicevano dei vecchi compagni. In questo caso potremmo aggiungere anche la parola “bigotto”, visto che sembra così difficile non far caso all’onestissimo (e non c’è nessuna ironia) modo con cui Valentina Nappi si guadagna da vivere nell’affrontare la questione. Concordo comunque che dovrebbe chiedere i danni a Dagospia per esser stata accostata a un loschissimo figuro che usa la forbita favella solo ed esclusivamente per fotterti

    F.: Concordo con Sebastiano Isaia, il sedicente filosofo Fusaro “allievo indipendente di Hegel, Marx, Gramsci e Gentile” nasconde in realtà un´anima reazionaria. Quando ci dice che dovremmo mettere da parte destra e sinistra, fascismo e antifascismo e unirci tutti a difesa delle sovranità nazionali contro il nuovo ordine mondiale del capitalismo globalizzato, la cosa che mi viene in mente è il corporativismo fascista. La “terza via”, l´uscita dallo schema borghesia-proletariato per approdare al sindacalismo corporativo nel nome dei superiori interessi nazionali.

    L.: Sono d’accordo sui commenti che riconoscono l’onestà della Signora Nappi. Bella testa pensante (dico sul serio, e al netto da ogni considerazione sulla professione che essa svolge e di cui nulla mi importa). Contemplando il panorama desolato delle Redazioni dei quotidiani italiani, e delle italiche Pubbliche Istituzioni, ad esempio, non si trovano “ingegni” molto superiori. Ma la Nappi è – onestamente, ripeto, e sono il primo a riconoscerlo – una onesta liberal-conservatrice, ed onestamente reazionaria (e dedita all’insulto sessuale, a quanto pare). Dall’altra parte c’è un ebete rosso-bruno. Ha senso parlarne tanto? Se volete, ho alcuni amici che, da giovani, hanno partecipato con onore a Gare di Rutti internazionali…

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