«Continuano le manifestazioni di piazza in Ucraina contro la scelta del governo di aderire all’Unione doganale di Putin a scapito del graduale avvicinamento a Bruxelles: almeno 200mila persone si sono radunate nelle piazze di Kiev, anche se è difficile che il presidente Viktor Yanukovich possa avere un ripensamento visto il cappio messo al collo del paese rappresentato dalle forniture di gas e dall’indebitamento con le banche russe, un “buco” nei conti dello Stato di 30 miliardi di dollari» (Notizie geopolitiche, 8 dicembre 2013).
Nel corso della manifestazione filoeuropea «è stato abbattuto il monumento dedicato al padre della Rivoluzione d’Ottobre» (ANSA). Pare che l’audace impresa sia da attribuire ai militanti del partito ultranazionalista Svoboda.
Che dire? In qualità di vecchio (almeno dal punto di vista politico) e incallito antistalinista, nonché di Presidente onorario del Comitato Internazionale per la Distruzione della Mummia di Lenin, non posso che apprezzare il gesto in sé, pur non condividendo in alcun modo l’ideologia politica che l’ha ispirato. Com’è noto a chi ha la bontà di seguirmi, odio il Sovranismo e l’Imperialismo in ogni loro espressione politico-ideologica: Unione Europea e Russia per me pari sono, e l’alternativa Est-Ovest si presenta ai proletari ucraini alla stregua di un cappio stretto al collo. E tuttavia!
Quando una statua di Lenin – o di Marx – finisce miseramente a terra, la materia di cui essa è composta finisce virtualmente sulla testa e sulla coscienza di chi non ha fatto nulla durante i trascorsi decenni per spiegare alle classi dominate del pianeta che il famigerato «socialismo reale» non ha mai avuto niente a che fare con l’autentica prospettiva dell’emancipazione degli individui. Vedere il «padre della Rivoluzione d’Ottobre» ridotto a monumento ideologico eretto nel nome e per conto di un Capitalismo e di un Imperialismo mascherati da «Socialismo», ancorché «reale» (sic!): è stata questa la pena che hanno dovuto patire gli autentici comunisti da quando la Rivoluzione d’Ottobre è caduta sotto i colpi dello stalinismo.
Certo, preferirei che i monumenti di Lenin – e di Marx – fossero abbattuti da una moltitudine di proletari coscienti della storia e, soprattutto, delle urgenze del momento; ma ultimamente mi accontento di poco. Ad esempio, mi accontento di trasformare una notizia apparentemente insignificante per ribadire concetti che, a quanto pare, sono di assai difficile assimilazione. Non sono pessimista: pessima è la realtà, con o senza statue di Lenin – e di Marx. E tuttavia!
Pingback: L’UCRAINA DA LENIN A LUCIO CARACCIOLO | Sebastiano Isaia
Pingback: INTRIGO UCRAINO | Sebastiano Isaia
Pingback: L’IMPERIALISMO ENERGETICO DELLA RUSSIA | Sebastiano Isaia
Pingback: KIEV. ANCORA SANGUE A PIAZZA MAIDAN | Sebastiano Isaia
Pingback: ULTIM’ORA DALL’UCRAINA! | Sebastiano Isaia
Pingback: HOLOMODOR! | Sebastiano Isaia
Pingback: SULL’UCRAINA E NON SOLO | Sebastiano Isaia
Pingback: STALINISMO DI ANDATA E DI RITORNO | Sebastiano Isaia
Pingback: DUE PAROLE SULLA CRIMEA | Sebastiano Isaia
Pingback: SULLA QUESTIONE UCRAINA | Sebastiano Isaia
Pingback: IL PUNTO SULLA “QUESTIONE UCRAINA” | Sebastiano Isaia
Pingback: CRISI UCRAINA E “IMPOTENZA EUROPEA” | Sebastiano Isaia
Pingback: Crisi ucraina. VARATE LE NUOVE “INIQUE SANZIONI” CONTRO LA RUSSIA | Sebastiano Isaia
Pingback: ODESSA E IL MONDO SEMPRE PIÙ FEROCE | Sebastiano Isaia
Pingback: LA “DERIVA” DELL’ANTIFASCISMO DURO E PURO SULLA QUESTIONE UCRAINA | Sebastiano Isaia
Pingback: CONTINUA IL BAGNO DI SANGUE IN UCRAINA | Sebastiano Isaia
Pingback: LA TAIGA DELL’ORSO | Sebastiano Isaia
Pingback: LO SPETTRO E LA MUMMIA | Sebastiano Isaia
Pingback: SU LENIN E SU ALTRO | Sebastiano Isaia